Movimento 5 stelle: Sessualità e affettività diventino educazioni trasversali

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Che fine ha fatto la formazione obbligatoria dei docenti volta alla prevenzione delle discriminazioni di genere e dell’omofobia prevista da un discusso passaggio del decreto 104/2013?

Che fine ha fatto la formazione obbligatoria dei docenti volta alla prevenzione delle discriminazioni di genere e dell’omofobia prevista da un discusso passaggio del decreto 104/2013?

Se lo sono domandati anche i tredici deputati del M5S firmatari di una proposta di legge per l’“Istituzione di percorsi didattici e programmi di educazione all’affettività e alla sessualità consapevole nelle scuole secondarie di primo grado e nei primi due anni delle scuole secondarie di secondo grado”. Per comprendere appieno lo spirito del documento, abbiamo fatto presenti le nostre perplessità alla prima firmataria, l’Onorevole Silvia Chimienti.

Onorevole, l’obiezione che vorrei rivolgerle si riassume molto semplicemente in questa domanda: può un corso di formazione accendere nel docente l’idea che il suo lavoro, il suo ‘insegnamento’ non debba mirare altro che a far sentire i ragazzi, i cittadini di domani, membri di una società solidale, coesa, in cui le differenze sono capaci di rafforzare anziché indebolire le identità? Un docente che non sentisse il suo lavoro teso a un simile scopo, come tradurrebbe nella sua pratica quotidiana gli ‘insegnamenti’ appresi durante poche ore di formazione?

“Un docente che non sentisse il suo lavoro come teso a far sentire i ragazzi membri di una società solidale, coesa e in cui le differenze siano viste come una ricchezza, semplicemente non può essere considerato un docente. 

La nostra vuole essere una rivoluzione culturale e, come tutte le rivoluzioni culturali, avrà bisogno di tempo. La formazione del corpo docenti sui temi delle pari opportunità e del rispetto delle diversità non è qualcosa che abbiamo inventato noi, ma è già previsto per legge dalla ratifica della Convenzione di Instanbul e dal decreto Carrozza dello scorso anno. Nella proposta di legge sul reclutamento, a mia prima firma, abbiamo inserito nella formazione iniziale dei nuovi docenti corsi appositi di educazione affettiva oltre che alimentare e ambientale. Si tratta di temi su cui oggi gli insegnanti non vengono formati e tutto viene lasciato alle singole sensibilità: fortunatamente ci sono molti insegnanti che già ora educano i ragazzi alla tolleranza, al rispetto della persona umana e dell'ambiente, ma anche altri che non lo fanno. 

Ecco che il legislatore, trovandosi di fronte a dati allarmanti come quelli dei suicidi di ragazzi giovanissimi vittime di bullismo omofobico in ambiente scolastico, ha il dovere di prendere provvedimenti. 

Aggiungo che questo non è un tema etico o legato alla sfera della soggettività: educare al rispetto della persona e delle diversità significa semplicemente dare attuazione alla nostra Costituzione. E credo che non dovrebbero esistere docenti che non condividono i principi che ispirano la nostra carta costituzionale”. 

Con questo disegno di legge proponete in sostanza una modifica anche alle indicazioni nazionali, alle linee guida e agli obiettivi specifici di apprendimento della scuola secondaria che non comporterebbe, però, ore aggiuntive di didattica, ma l’inserimento trasversale dell’educazione alla sessualità e all’affettività in tutte le discipline, un po’ come succede per Cittadinanza e Costituzione. Proprio Luciano Corradini, il ‘padre’ di Cittadinanza e Costituzione, in un’intervista di qualche tempo fa al nostro giornale ha manifestato il disappunto e lo scoramento nel vedere che la cosiddetta trasversalità è spesso lasciata alla buona volontà dei docenti, e anche a causa di ciò per lo più disattesa. La vostra proposta di legge non rischierebbe di fare la stessa fine, restando soltanto un vessillo ideologico?

“Per scongiurare questo rischio, in effetti concreto, abbiamo previsto che tutte le scuole, al termine di ogni anno scolastico, redigano un rapporto sull'andamento dei percorsi di educazione all'affettività, che poi viene inviato all'ISTAT e successivamente al Parlamento per le opportune valutazioni. Questi rapporti sono per noi fondamentali: oltre a raccontarci gli elementi positivi di questi percorsi, dovranno contenere anche le eventuali criticità riscontrate nelle singole scuole, in modo che successivamente sia possibile per il legislatore recepire gli spunti e andare a sanare o a migliorare laddove necessario.

Il nostro è un progetto graduale e a lungo termine: come detto tutte le rivoluzioni necessitano di tempo e soprattutto di pratica concreta per ottenere gli obiettivi che si prefiggono sulla carta. 
Non pretendiamo che i nostri percorsi all'affettività siano perfetti, ma chiediamo che si inizi immediatamente a sperimentarli in tutte le scuole”.

Nella vostra proposta si parla del conservatorismo cattolico come uno degli elementi che impediscono l’attecchimento di una cultura non discriminatoria, ma mi permetto di farle notare che anche in questo caso non si può generalizzare: ci sono scuole cattoliche che riescono magistralmente nell’intento, non solo laico, di combattere gli stereotipi di genere e l’omofobia.

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“Ci deve essere un errore: nella relazione illustrativa della nostra proposta non parliamo assolutamente di conservatorismo cattolico nelle scuole ma della disinformazione generata da alcuni organi di stampa e partiti politici che, credendosi interpreti del messaggio cristiano, diffondono allarmismi ogni qual volta si tenti di squarciare il velo delle reticenze in tema di omofobia. È accaduto anche in occasione della discussione della legge contro l'omofobia: alcuni giornali hanno addirittura parlato di pericolo per la libertà di espressione. Le scuole cattoliche che portano avanti il messaggio prima cristiano e poi laico del rispetto e della tolleranza combattono già oggi gli stereotipi di genere e l'omofobia. Alcuni partiti e soggetti politici, alcune testate e siti internet presunti cattolici diffondono paura, disinformazione e oscurantismo. Papa Francesco si è da tempo espresso in merito ai pregiudizi e alle discriminazioni delle persone omosessuali, condannandoli apertamente”.

Richiamate l’attenzione sulla circolare del Miur che nello scorso aprile ha bloccato nelle scuole la diffusione degli opuscoli “Educare alla diversità a scuola”, realizzati dall’Istituto A. T. Beck su mandato dell’Unar. Lei ha potuto visionare questi opuscoli?

“Sì, ho potuto visionarli e ritengo che non rappresentino affatto una minaccia ma che anzi siano un ottimo punto di partenza per sviluppare in ambiente scolastico i corsi di educazione alla diversità. Li definirei una sorta di bussola per guidare le scuole in un percorso delicato, ma che si svolga lungo le linee della scientificità e non dell'ideologia.

Questi opuscoli contengono semplicemente delle linee-guida, dei consigli per consentire alle scuole di costruire o implementare politiche scolastiche di prevenzione e di lotta al bullismo.  C'è, ad esempio, una "cassetta per gli attrezzi" con un manifesto contro il bullismo omofobico da affiggere nelle scuole, un questionario per gli allievi e schede informative per gli insegnanti,  in cui si illustrano una serie di attività da realizzare con gli alunni. L'obiettivo è rendere i docenti dei veri "educatori" contro l'omofobia, non come sostenuto da qualcuno "promotori dell'ideologia gender". L'istantanea sparizione di questi opuscoli dalle scuole sa molto di censura, purtroppo”.

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