Ferie non godute. M5S: “Dimostreremo il danno per i precari”. Parte iter proposta di legge

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Inizia oggi in commissione Lavoro alla Camera l’iter della proposta di legge sulle ferie non fruite dei docenti precari a firma dell’Onorevole Silvia Chimienti del Movimento CinqueStelle. Una battaglia per lo più solitaria che prova a sanare un trattamento verso i lavoratori iniquo e in contrasto con le direttive comunitarie.

Inizia oggi in commissione Lavoro alla Camera l’iter della proposta di legge sulle ferie non fruite dei docenti precari a firma dell’Onorevole Silvia Chimienti del Movimento CinqueStelle. Una battaglia per lo più solitaria che prova a sanare un trattamento verso i lavoratori iniquo e in contrasto con le direttive comunitarie.

Onorevole, lei ha presentato una proposta di legge sulle ferie non godute dei precari della scuola. In effetti l’articolo 54 della Legge di Stabilità n. 228 del 12 introduce il divieto di monetizzazione delle ferie, ma secondo anche alcuni sindacati esso non è applicabile nel caso dei lavoratori della scuola perché contraddice una norma comunitaria, la n. 88/2003. Questa è la linea che intende portare avanti lei?

“Oltre all’atto del Parlamento europeo citato, faremo anche appello alla direttiva 99/70 CE,  che prevede espressamente che «i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato […] a meno che non sussistano ragioni oggettive".

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Ma non è solo una questione di normativa comunitaria. Siamo in presenza di una norma di legge che stralcia illegittimamente il contratto collettivo dei docenti che, come sappiamo, viene concordato insieme alle parti sociali. La norma di Monti ha surclassato il contratto di riferimento e ha posto sullo stesso piano docenti di ruolo e a tempo determinato, sancendo per entrambe le categorie l’obbligo di considerare i giorni di sospensione dell’attività didattica come giorni in cui il personale scolastico tutto viene considerato in ferie “d’ufficio”. Al contrario, il contratto collettivo di riferimento in materia di ferie distingueva chiaramente tra docenti di ruolo e a tempo determinato, proprio in considerazione del fatto che i contratti a termine, nella migliore delle ipotesi, conservano la loro validità fino al 30 giugno e dunque non consentono al personale precario di usufruire delle mensilità retribuite di luglio e agosto, come invece avviene per i docenti di ruolo.

La mia linea sarà quindi quella di portare alla luce le ingenti perdite economiche che sono conseguite a questi gravi interventi normativi che, in un’ottica di risparmio, ledono i diritti dei lavoratori”.

L’iter parlamentare inizia giovedì. Quali passaggi e quali ostacoli immagina sul suo cammino?

“La difficoltà è sempre la stessa: quella delle coperture e delle risorse. Noi abbiamo individuato delle coperture economiche ma siamo aperti ad altre opzioni. Noi abbiamo calcolato che pagare le ferie ai docenti precari costerebbe circa 200 milioni l’anno. Certamente chiederò che qualcuno dal MEF venga in commissione Lavoro a fornire dati ufficiali sulla platea degli interessati e sulla quantificazione degli oneri, oltre che sulla reale portata dei risparmi che sono già stati effettuati dal 2012 ad oggi”.

Ci sono alleanze in atto o la sua è una battaglia solitaria?

“Sono, anzi siamo, assolutamente soli. Domani parlerò con gli esponenti del PD, con il presidente Damiano e con la relatrice del provvedimento, l’on. Incerti. Cercherò di convincerli che l’approvazione di questa norma sarebbe un piccolo passo in avanti nel processo di ricostruzione dei diritti dei lavoratori della scuola che sono stati smantellati negli ultimi anni. La commissione Lavoro della Camera da due anni ormai lavora solo per tentare di mettere toppe ai provvedimenti scellerati di Monti e Fornero. Pagare le ferie ai precari è come salvaguardare gli esodati, in entrambi i casi si tratta di diritti dei lavoratori che sono stati calpestati. Farò leva su questo, nell’esporre la proposta ai colleghi degli altri partiti”.

Entrando nel tecnico, che cosa si intende esattamente per ferie non fruite?

“È facilissimo: sono le ferie che ogni lavoratore matura durante un anno scolastico. Si tratta di circa 36 giorni in un anno, equivalenti a circa 1000 euro in busta paga. I docenti di ruolo fruiscono di queste ferie durante i mesi estivi; i docenti precari, al contrario, non ne fruiscono in quanto il loro contratto si estingue il 30 di giugno. Fino al 2012 queste ferie non fruite venivano regolarmente monetizzate e corrisposte ai docenti in busta paga. Monti ha imposto che per la scuola la monetizzazione delle ferie avvenga solo per la differenza tra i giorni maturati e quelli di sospensione dell’attività didattica: Natale, Pasqua e ponti sono giorni in cui i docenti vengono messi in ferie “d’ufficio” cioè coattivamente.

La differenza è ovviamente pari o inferiore a zero: dal 2012 ogni precario perde circa 1000 euro in busta paga. Natale, Pasqua e ponti sono giorni in cui la scuola è chiusa e in cui il docente non può neppure scegliere di recarsi a lavoro, come farebbe se svolgesse un altro mestiere e avesse necessità di guadagnare quei 1000 euro in più. Tutto ciò è profondamente iniquo e discriminatorio”.

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