COBAS: le assunzioni dovrebbero essere 300mila, no a docente Mentor, vogliono tagliare scatti anzianità

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Comitati di Base critici verso le figure intermedie di docenti (smetteranno di insegnare per fare bene che cosa?) e l’alternanza scuola-lavoro. No alle discipline pedagogiche nel biennio abilitante.

Comitati di Base critici verso le figure intermedie di docenti (smetteranno di insegnare per fare bene che cosa?) e l’alternanza scuola-lavoro. No alle discipline pedagogiche nel biennio abilitante.

In attesa di conoscere i contenuti definitivi della Buona Scuola, Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas, discute con noi alcuni punti che sembrano essere capisaldi della riforma.

Che cosa pensano i Cobas delle ultime mosse del Governo Renzi sulla Scuola? Sempre e solo politica degli annunci o il vostro giudizio è, in qualche misura, mutato?

“Mah, restiamo in attesa di sapere che cosa effettivamente resterà e che cosa, fortunatamente, verrà espunto rispetto alla bozza che ci è stata presentata nei mesi scorsi. Se ci atteniamo a quella, il nostro giudizio non può che essere fortemente critico. Non riusciamo a comprendere come si voglia far passare per innovativa e migliorativa del sistema attuale una riforma che non prevede un miglioramento delle condizioni materiali delle scuole, comprese le condizioni di lavoro per i docenti”.

Ma tra tutti questi annunci un qualche punto fermo sarà pur emerso…

“Ah certo, è emerso chiaramente che vogliono togliere gli scatti di anzianità, o meglio vogliono mischiare anzianità e merito dopo essersi resi conto, per fortuna, di quanto era folle l’ipotesi di premiare solo il 66% dei docenti sulla base poi di che cosa ancora è un mistero. Ce l’hanno a morte con l’anzianità senza avere approfondito a sufficienza il fatto che in ogni lavoro, ma nella docenza in particolare, l’esperienza è di solito una qualità. Ovviamente restiamo in attesa che ci spieghino esattamente che cosa intendano per merito”.

A premiarlo dovrebbero intervenire anche le cosiddette “figure intermedie”.

“Si tratta di due figure fantomatiche che hanno ben poco di sostanziale, a mio avviso. Quella del docente tutor ai nuovi arrivati c’è sempre stata, quindi non è una novità e non è un premio. L’altra, quella che si occuperà dell’organizzazione, è veramente risibile: avremo insegnanti che smetteranno di insegnare per organizzare attività extracurricolari che difficilmente aumenteranno la qualità dell’offerta formativa della scuola”.

Nutrite dubbi anche sull’effettiva plausibilità del piano assunzione precari?

“Su questo punto qualcosa di più è stato detto, ma ancora nulla, per esempio, sul recepimento della sentenza europea, in base alla quale le assunzioni dovrebbero essere praticamente il doppio di quelle che sono state annunciate, visto che arriverebbero a coinvolgere tantissimi docenti di II e addirittura di III fascia”.

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Sulla formazione iniziale dei docenti che idea avete? La laurea specialistica abilitante dovrebbe essere monopolio delle discipline pedagogiche o al suo interno dovrebbe restare anche un nucleo forte di discipline?

“Siamo sempre stati favorevoli al fatto che siano gli studi universitari a fornire le competenze per insegnare, senza rimandare il tutto a costosi corsi al di fuori a cui si accede a numero chiuso. Di massima, quindi, il biennio specialistico abilitante ci sembra che debba essere dedicato a fornire gli strumenti che aiutano i futuri docenti a saper trasmettere meglio la loro disciplina. Giusto formarsi nella materia, ma anche nella didattica. Altra cosa però è riempire il percorso di pseudo-materie impartite da qualcuno che non ha mai messo piede in una scuola e che pretende di insegnare a insegnare”.

Per chiudere, che ci dite dell’alternanza scuola-lavoro? Le 200 ore previste dalla Buona Scuola rilanceranno i rapporti tra mondo dell’istruzione e mondo delle imprese?

“Per fare qualcosa di veramente sensato in quest’ambito bisognerebbe rilanciare gli istituti tecnici e professionali che adesso versano in condizioni disastrose. Come si può pensare che delegare alle nostre aziende, dove non si fa ricerca e non si fa sviluppo, la formazione dei ragazzi (che si assenteranno per lunghi periodi) possa essere un passo avanti verso la rinascita dell’istruzione tecnica e professionale?”.

Non può essere nemmeno un primo passo?

“Lo ripeto, il primo passo è recuperare una dimensione dignitosa per i nostri istituti, che versano oggi in condizioni vergognose. Dopo potremo porci il problema di stabilire sinergie positive con le aziende”.

C’è chi dice però che le aziende avrebbero bisogno di ragazzi competenti, ma che non riescono a trovarli perché la scuola non li forma bene…

“Per noi è esattamente il contrario: le aziende sono sempre più in cerca di manovalanza a costi bassissimi, quindi bisogna fare attenzione a non fare il loro gioco”.

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