L’abbecedario della salute per gli insegnanti

WhatsApp
Telegram

All’inizio dell’anno scolastico ritengo buona cosa rivedere i “termini chiave” per tutelare la salute degli insegnanti, nel tentativo di apportare ordine, chiarezza e comprensione in questa materia assai confusa. Una buona occasione per condividere alcune certezze faticosamente acquisite e renderne partecipe l’intera categoria professionale e i dirigenti scolastici.

All’inizio dell’anno scolastico ritengo buona cosa rivedere i “termini chiave” per tutelare la salute degli insegnanti, nel tentativo di apportare ordine, chiarezza e comprensione in questa materia assai confusa. Una buona occasione per condividere alcune certezze faticosamente acquisite e renderne partecipe l’intera categoria professionale e i dirigenti scolastici.

A come “alunni” ma anche come “accertamento medico”. Quest’ultimo è lo strumento, poco conosciuto, messo a disposizione dal legislatore a suprema tutela della salute del lavoratore: può essere richiesto dall’interessato o dal datore di lavoro. Se avviato d’ufficio dal dirigente scolastico, il docente ha l’obbligo di presentarsi a visita medica collegiale e qualora si sottraesse alla visita, ingiustificatamente per due volte, è passibile di licenziamento. Importante quindi conoscerlo bene, ma tocca proprio ai dirigenti formare in materia i docenti (art. 37 DL 81/08).

come “burnout”. Non si tratta di una diagnosi “medica” bensì “psicologica” che viene posta ai lavoratori affetti da: esaurimento psicofisico; atteggiamento distaccato ed apatico; sentimento di frustrazione; perdita del controllo degli impulsi.

C come “convalescenza”. Quel periodo che per tutti si chiama “vacanza” per gli insegnanti è a tutti gli effetti una vera convalescenza. Per l’Opinione Pubblica si tratta di un periodo vergognosamente lungo ma, stando ai dati relativi alle malattie professionali della categoria, sembra invero troppo breve. Vi è poi anche la C di “conflitti” che la fa da padrona laddove i rapporti sono tesi (coi colleghi e col dirigente). La tentazione è quella di radicarli sbaragliando la controparte, ma sul campo restano solo morti e feriti con un enorme dispendio di energie che, al contrario, vanno preservate fin da inizio anno.

D come “depressione”. Trattasi della diagnosi psichiatrica più frequente (90%) tra gli insegnanti inidonei. E’ bene ricordare che tra tutte le malattie accertate nei docenti dal Collegio Medico di Verifica, l’80% delle malattie professionali presentano diagnosi psichiatriche.

E come “erculeo”: dicasi dello sforzo d’insegnare che non viene riconosciuto da nessuno. Ci accorgiamo della cosa solamente quando ci accingiamo ad aiutare nostro figlio a fare i compiti. Dopo un’ora siamo sfiniti. Immedesimiamoci allora in coloro che lo fanno tutti i giorni per 5 ore/die a orde di 25 ragazzi: una sorta di Purgatorio.

F come “formazione”. Rappresenta il primo passo verso la prevenzione, ma non sono stati allocati fondi ad hoc. Ne consegue che docenti e dirigenti scolastici restano all’oscuro dei rischi professionali per la loro salute, nonché ignoranti su diritti e doveri in materia medico-legale. E questo nonostante la legge la preveda. Vi è poi anche la “F” di “femminile”. Questa professione lo è all’82%: nessuno si scandalizzi se la donna è finora stata la protagonista incontrastata – con ottimi risultati – delle due agenzie educative per eccellenza (Scuola e Famiglia). Infine saltiamo a piè pari la “F” di Fornero per ovvi motivi.

G come “genitori”. Una volta (prima del ’68 e dei decreti delegati del ’74) erano i migliori alleati degli insegnanti nel crescere ed educare i ragazzi. Oggi si sono trasformati nei sindacalisti dei loro figli contribuendo a rendere le nuove generazioni sempre più narcisiste. Senza il ripristino della santa alleanza di cui sopra, ogni sforzo risulterà vano.

H come “helping profession”. La professione docente è risaputa essere la principale tra tutte quelle sociali e di relazione. L’usura psicofisica che ne discende comporta la malattia professionale a diagnosi prevalentemente psichiatrica: sembra incredibile, ma si continua a fingere che le due cose (usura psichica e malattia psichiatrica) non esistono e sono inoltre scollegate tra loro.

I come “inidoneità”. Come accennato sopra, ai fini delle attività di prevenzione, tutti devono prima riconoscere e poi sapere che le diagnosi di malattia che determinano l’inidoneità all’insegnamento sono nell’80% dei casi psichiatriche. L’istituzione ha il dovere di effettuare studi epidemiologici retrospettivi per i quali dispone dei dati (Ufficio III Ministero Economia e Finanze); divulgare i risultati; pianificare ed attuare la prevenzione avendo prima stanziato le risorse necessarie.

L come “legislatore”. Questi ha previsto la tutela della salute (e in particolare dallo Stress Lavoro Correlato negli insegnanti), ma non ha stanziato i fondi per attuare la prevenzione. Ha inoltre operato quattro riforme previdenziali negli ultimi 20 anni, senza effettuare alcun controllo preventivo sulla salute della categoria professionale, trascurando in toto l’usura psicofisica della helping profession per eccellenza. Un legislatore schizofrenico che ha potuto operare indisturbato grazie anche al singolare silenzio delle Parti Sociali in materia di tutela della salute dei lavoratori.

M come “malattie professionali”, “menopausa”, “maltrattamenti”. Non sono a tuttoggi ufficialmente riconosciute le malattie professionali degli insegnanti perché, come detto, le Istituzioni rifuggono dall’effettuare studi scientifici pur disponendo di dati inequivocabili. Si vogliono evitare verità scomode – peraltro già acclarate in Francia, UK e Germania – come quella che vede le diagnosi psichiatriche responsabili dell’80% delle inidoneità dei docenti. Anche il fattore “menopausa” ha il suo peso, se pensiamo che: l’82% è donna; l’età media dei docenti è di 50 anni; il periodo perimenopausale quintuplica il rischio depressivo della lavoratrice. Capitolo a parte meriterebbe la M di “maltrattamenti”. A noi basti qui ricordare che le maestre indagate per questo tipo di reato sui bimbi hanno mediamente un’età superiore ai 55 anni e un’anzianità di servizio di oltre 30 anni. Che vi sia un legame tra comportamento scellerato e lo Stress Lavoro Correlato? Non stiamo forse assistendo agli effetti perversi di riforme previdenziali che non hanno mai tenuto conto della salute e dell’usura dei lavoratori? Un’attenta analisi in tal senso è doverosa innanzitutto a tutela della piccola utenza.

N come Nemesi. Sembra essere intervenuta questa sciagurata divinità a bilanciare una follia del passato (le baby-pensioni) con una follia moderna (le riforme previdenziali “al buio”, cioè senza la valutazione della salute della categoria e il riconoscimento delle malattie professionali).

O come “Opinione Pubblica”. E’ il più grande nemico degli insegnanti perché si nutre di logori e nocivi stereotipi sulla categoria, frantumando il prestigio sociale necessario a restituire dignità alla professione. Il problema è accresciuto dal fatto che lo stesso milione di docenti fa parte dell’Opinione Pubblica ma non sembra accorgersene. Ne conseguono spesso onta e vergogna per l’incapacità a svolgere in modo efficiente e sereno la professione, anziché voglia di riscatto e condivisione tra colleghi.

P come “politica” che non stanzia appositi fondi affinché i “presidi” provvedano a fare “prevenzione” dello Stress Lavoro Correlato a favore degli insegnanti. Senza dimenticare la “P” di “precariato” che non necessita di alcuna spiegazione come fattore di stress del docente.

Q come “Q96”, “quiescenza”, “quaquaraquà”. Solo tre parole, che si spiegano da sole. La triste storia del Comitato Quota 96 ai cui iscritti è stato ingiustamente impedito di andare in pensione per un errore (riconosciuto) della riforma Fornero e mai corretto per volontà di un governo che ha tacitato il Parlamento. Al lettore stabilire chi sono i quaquaraquà.

R come “riforma”. L’ultima in ordine di tempo è la cosiddetta “Buona scuola”: come se un eufemismo bastasse a cancellare le negatività della stessa. Ai docenti oggi più che mai occorre quella virtù che porta il nome di “resilienza”, ma intanto si accresce la loro “rabbia”.

S come “sostegno”, “suicidi”, “sindacati”. Vi sono pochi studi scientifici sulla categoria, ma sembra che gli insegnanti di sostegno siano ancora più a rischio di usura psicofisica rispetto ai docenti. E’ oramai acclarato che gli insegnanti presentino un maggior rischio suicidario in Francia e UK, sapendo oltretutto che le donne (82% dei docenti) tendono a suicidarsi quattro volte meno degli uomini. L’Italia sembra non voler fare studi e ricerche in proposito, preferendo nascondere la testa sotto la sabbia. Solo negli ultimi mesi abbiamo letto sui giornali del suicidio di insegnanti in Sardegna (San Vito), Sicilia (Caccamo e Delia), Toscana (Siena) e pochi giorni fa nel Veneto (Treviso). E questo per non parlare dei casi di tentato suicidio di cui la cronaca è altrettanto piena. Senza contare che si tratta pur sempre della punta dell’iceberg poiché i gesti “anticonservativi” così come gli autolesionismi vengono per lo più nascosti dalle famiglie nelle quali hanno luogo. Tutto normale dunque? Non sembra proprio. E i sindacati cosa fanno, o hanno fatto, negli anni per tutelare la salute della categoria professionale e per far rispettare il DL 81/08? Battano un colpo, non perdano altro tempo (e vite) che mi metto subito al loro servizio.

T come “tempo libero”. Nessuno lo sa, ma si tratta del più potente indicatore di benessere del docente. Difendere con le unghie il proprio spazio per scaricare lo stress è il miglior modo per garantirsi la sopravvivenza nel corso dell’anno scolastico. Al contrario, assistere passivamente al ridursi dei tempi dedicati al proprio hobby, fino a cancellarli, rischia di farci passare gradualmente ma impietosamente alla “T” di terapia e successivamente a quella di TSO.

U come “usura psicofisica” e “utenza”. I due termini sono strettamente legati perché l’usura è determinata dalla peculiare tipologia di rapporto con l’utenza. Trattasi infatti di rapporto insistito (quotidiano e per più ore al giorno); prolungato nel tempo (per 9 mesi/anno e per cicli di 3-5 anni); asimmetrico; intergenerazionale; numericamente svantaggioso; soggetto all’effetto Dorian Gray alla rovescia (il docente invecchia e l’utenza ringiovanisce a ogni cambio di ciclo). #Sapevatelo.

V come “verità” e “volontà”. Ristabilire la verità è essenziale per cancellare gli stereotipi sugli insegnanti, restituire loro il prestigio necessario a stare in cattedra, riconoscere le malattie professionali da contrastare con la prevenzione. Ma senza la volontà di fare ciò, tutto resterà lettera morta.

Z come “Zorro”. Constatata l’evanescenza di Istituzioni, politica, governo e sindacati, solo l’uomo mascherato potrà salvare la nostra scuola che non è affatto “buona”.

www.facebook.com/vittoriolodolo

WhatsApp
Telegram

Abilitazione docenti 60, 30 e 36 CFU. Decreti pubblicati, come si accede? Webinar informativo Eurosofia venerdì 26 aprile