Studente delle superiori abbandona la scuola, vi ritornerà da insegnante musicista

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Studente delle superiori abbandona la scuola in quarta classe. La scuola lo chiama, come fa sempre con i suoi Lucignoli, almeno con quelli del primo biennio.

Ma stavolta un’insegnante gli dice: segui il tuo cuore, cioè la musica della tua chitarra, sarai più felice.

Il contrario di quanto spesso si fa, talvolta per ragioni di forma, indotte dalla legge che impone ai suoi ragazzi di stare in classe anche quando i ragazzi vorrebbero essere da un’altra parte, a coltivare un’altra passione, a sperimentare un mestiere. Per tornare a scuola magari dopo qualche anno, e prendersi il diploma con quasi il massimo dei voti, come è successo a Freddy, la cui storia fa riflettere sui motivi che talvolta inducono gli alunni ad abbandonare e sull’atteggiamento della scuola che a tutti i costi vuol trattenere in classe gli studenti.

Un tema quasi scabroso, a cui tutti i docenti pensano sempre, ma del quale non si scrive mai. “Non uno di meno” è il motto che anima la prima legge regionale sul diritto allo studio – il primato è dell’Emilia Romagna – che ha puntato sulla necessità che a tutti ma proprio tutti vada riconosciuto “il diritto al successo formativo”. Proprio così: diritto al successo. Ma proprio in Emilia Romagna, precisamente a Modena, abbiamo raccolto questa storia, che la dice lunga su come, almeno qualche volta, lasciar liberi gli studenti e i propri genitori di scegliere la via più consona alle aspettative potrebbe portare a conseguenze inaspettate.

L’ex adolescente che vent’anni prima aveva abbandonato, tornato a scuola da adulto e da insegnante, fornisce pure un’interpretazione interessante sull’insegnamento della musica a scuola, che se ci fossero gli strumenti (in tutti i sensi) riuscirebbe anche a battere il bullismo.

Freddy abbandona le superiori a metà degli anni ‘90, quando come detto frequentava la quarta. Molla sbattendo la porta e lasciandosi alle spalle l’aula, i compagni e l’insegnante “dopo l’ennesima volta che mi si diceva che non stavo attento e invece lo ero. Presi la mia roba, mandai a quel paese la professoressa e uscii”, racconta oggi lui, ricordando il dispiacere di sua madre ma anche il dissolversi dei malesseri psicologici e fisici a mano a mano che scendeva le scale dell’istituto e guadagnava passi verso la sua nuova vita.

Dopo aver individuato la sua strada e aver fondato Musicology, la prima scuola musicale Lizard in Emilia, dove insegna tuttora, Federico (Freddy) Veratti, 38 anni, apprezzato musicista modenese hard rock e ottimo insegnante di musica, a scuola ci torna qualche anno più tardi. S’iscrive al corso serale dello stesso Istituto economico Barozzi, da dove era scappato, e si diploma con 98/100, non raggiunge il massimo dei voti perché in qualche modo il passato e i suoi debiti un po’ il segno lo lasciano. Il ragioniere non lo avrebbe voluto fare e neppure lo allettava il posto in banca che un parente gli aveva fatto immaginare dopo le medie. “Non era nelle mie corde”, dice, dacché altre erano le corde che aveva tra le mani. Freddy tocca per la prima volta la chitarra che ha solo 10 anni. E’ un tocco fatale. In principio suona a orecchio le canzonette, come fanno tanti, ma presto viene iniziato allo studio vero della musica e della chitarra classica. Ascolta già il metal e l’hard con il mangianastri. Nel ‘93 entra nell’Accademia di musica, studia chitarra Jazz, e finisce nel ‘98. S’iscrive poi alla Lizard di Fiesole, una delle migliori scuole di musica d’Italia e si diploma nel 2000 in chitarra hard rock. Diplomato sia all’Accademia, sia alla Lizard, gli tocca… frequentare la scuola superiore. Ma non gli dispiace.

Sulla sua strada trova anche “tante insegnanti donne, quasi tutte terribili e che nel promuovermi in terza aggiunsero che se avessi continuato con risultati non brillanti, l’anno dopo mi avrebbero bocciato. E dire che non mi comportavo male, anzi. Forse avevo la colpa di portare magliette nere con il logo delle band e i capelli molto lunghi. Io penso che andare bene o male a scuola sia un fatto proprio. Un professore ti deve instradare verso risultati discreti o buoni, poi è una tua scelta se puntare al discreto o al buono: se l’allievo è disciplinato, un prof non ha il diritto di accanirsi con lui ad esempio dicendogli che non sta prendendo appunti mentre magari sta facendo proprio quello”. La scuola cerca a casa e ritrova il suo Lucignolo. Ma solo la professoressa di Italiano gli dice qualcosa fuori spartito che gli tocca ancora una volta le corde. “Mi disse che facevo bene a scegliere la carriera musicale

perché essa mi avrebbe reso più felice. Ho apprezzato questo riconoscimento da parte di una persona matura che mi aveva saputo conoscere. Son bravi tutti a consigliare a un ragazzo di 14 anni di studiare. Ma quella professoressa non lo fece. Fece di più”. Fece di più, dice l’ex studente, sbandato, delle superiori. Freddy ammette che sarebbe stato anche disposto a tornare a scuola, ma quel consiglio gli aprì nuove prospettive. Lasciato l’istituto tecnico Barozzi, Freddy tutto fa tranne che sbandare. Si sottopone anzi a una dura disciplina, vede gli amici e perde tempo molto meno rispetto a quando andava a scuola. Dedica otto ore al giorno di solfeggio, tanto studio di teoria e strumento, affiancato da vari maestri della modena musicale, patria di Caterina Caselli e Vasco Rossi, di Maurizio Vandelli, Pierangelo Bertoli, Luciano Pavarotti.Tornerà all’Accademia, stavolta come insegnante. E insegnerà per anni anche alla Casa della Musica. Infine fonderà Musicology. Tante le serate e i concerti. Ma sullo spartito della vita rilegge una nota che ora sente stonata.

E’ la scuola che chiama senza chiamare. Il richiamo della foresta si consuma nel 2012. S’iscrive al corso serale e il cerchio si chiude. “E’ stata un’esperienza formativa ottima – si compiace Freddy – perché ho eliminato quel velo d’ignoranza che sentivo di avere su materie importanti, dalla storia all’economia. Non c’è stato nessun percorso facilitato rispetto al diurno e ho affrontato gli impegni in modo serio e ho ricevuto in cambio moltissimo. Consiglio di riprendere gli studi serali a chiunque sia rimasto a metà del guado. Come era successo a me. Consiglio a tutti di riprendersi un libro di storia e studiare, farebbe bene, indipendentemente dal lavoro che si fa”. Freddy, ex alunno ritrovato, nuovo insegnante, stavolta di musica sia pure con un diploma di amministrativo in tasca, prova a dare un’indicazione sul ruolo che potrebbe svolgere la musica a scuola e che poche volta riesce nell’intento.

Ma cosa manca nella scuola? “Mancano insegnanti di musica che abbiano voglia di insegnarla”, spiega lui. “ La scuola non consente agli insegnanti di avere un parco strumenti ampio da far conoscere ai ragazzi né di poterli fare provare. Peraltro, senza un’aula attrezzata a questo scopo e senza un certo numero di strumenti, dalla chitarra al violino, al violoncello, alla tromba, alla batteria e a tanti altri strumenti da potere sperimentare e facendo invece suonare sempre il flauto, come si fa a fare appassionare alla musica? La scuola dovrebbe ampliare le possibilità. Ed è un peccato, perché la musica è importante per lo sviluppo mentale di un ragazzo. Per i greci era una delle quattro materie fondamentali. Provi a pensare: con il numero degli allievi che hai in una classe ci fai una mezza orchestra, crei socializzazione, crei rispetto e finisci per combattere il bullismo. Con la musica si crea insieme qualcosa, un’armonia, però la scuola non crea mai gruppi. Invece la musica, come lo sport, riesce a creare collettivo, riuscirebbe a dare un’educazione migliore agli allievi perché ciascuno sa di essere parte integrante di un tutto. Che non funziona se ciascuno non fa la sua parte”.

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