Prova fisica maturità, apprensioni derivano strutturazione cattedra. Lettera

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Sono una docente di fisica di un istituto superiore comprensivo di indirizzo tecnico e liceo scientifico opzione scienze applicate.

In questi giorni, il MIUR ha pubblicato delle simulazioni per la seconda prova scritta della maturità che nel caso dei licei scientifico e scientifico opzione scienze applicate hanno fisica come materia oggetto di esame.

Nonostante se ne discuta già dall’inizio dell’anno scolastico in corso, questa pubblicazione ha destato ulteriori polemiche. Condivido l’opinione di quanti colleghi e alunni evidenzino il livello di difficoltà eccessivo di queste simulazioni e di quelle pubblicate in precedenza. Tuttavia, va anche evidenziato come l’intera comunità scolastica, soprattutto dei licei scientifici tradizionali, sia spesso impreparata ad affrontare questo tipo di prova; tanto è che il MIUR ha organizzato dei seminari gratuiti per tutta l’Italia per approcciare/preparare in modo corretto a questa sostanziale novità.

Probabilmente la motivazione della profonda preoccupazione nelle classi terminali del liceo è da ricercarsi nel modo in cui è strutturata per questo indirizzo di studi la cattedra di matematica e fisica. E qui ricompare l’annosa questione.

Per grandi linee, una grande percentuale di docenti che insegna sulla cattedra di matematica e fisica nei licei scientifici tradizionali è laureato in matematica; il resto sono fisici e ingegneri.  É noto gli addetti ai lavori, che risolvere un problema di matematica é cosa totalmente diversa da risolvere un problema di fisica, non solo in termini di conoscenze, ma soprattutto di abilità e di competenze.

Per non parlare poi dell’attività di laboratorio. Per ciò che concerne le conoscenze, invece, ad esempio la fisica quantistica, argomento presente nei problemi e quesiti delle simulazioni, nel piano di studi di un matematico o di un ingegnere a meno di esami scelti ad hoc, non è assolutamente contemplata. A rischio di essere impopolare, mi domando: come anche auspicato da molti matematici, non sarebbe più opportuno scindere questa cattedra considerando le differenti conoscenze competenze e abilità richieste dal docente per ciascuna delle due materie?

Prof Roberta Cuozzo

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