Precariato, l’Anief continua a far risarcire i precari a Reggio Emilia a Caserta per oltre 50.000 Euro di danni

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I tribunali del lavoro continuano a dare ragione all’Anief sul diritto dei lavoratori precari a percepire le medesime progressioni stipendiali riconosciute ai lavoratori con contratto a tempo indeterminato e a condannare il Ministero dell’Istruzione per abuso e illegittima reiterazione di contratti a termine.

Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Irene Lo Bue e Guglielmo Abbate ottengono due nuove sentenze che condannano il Ministero dell’Istruzione a risarcire due docenti per un totale che supera i 50.000 Euro. Ancora possibile aderire gratuitamente ai ricorsi Anief.

Nulle le possibilità del MIUR di ottenere ragione quando in tribunale arrivano i legali Anief che con il loro costante impegno e la professionalità che li contraddistingue riescono sempre a ottenere ragione nella tutela dei diritti dei lavoratori della scuola. Con due nuove sentenze emanate dai tribunali del Lavoro di Reggio Emilia (Avv. Lo Bue) e Santa Maria Capua Vetere (CE), patrocinata sul territorio dall’Avv. Abbate, due docenti ottengono finalmente il giusto riconoscimento del grave danno subito per anni a causa dell’illegittima condotta del Ministero dell’Istruzione. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Ancora una volta abbiamo saputo dimostrare con i fatti che i diritti dei lavoratori della scuola possono essere tutelati anche attraverso le giuste e sapienti azioni legali, ottenendo rispetto per il lavoro svolto da tanti docenti e ATA con contratti a termine e per periodi superiori ai 36 mesi di servizio”.

Il Tribunale del Lavoro di Santa Maria Capua Vetere, infatti, riconosce l’assoluta illegittimità e la condotta discriminatoria tenuta dal Ministero dell’Istruzione nell’aver negato per anni a una precaria il giusto corrispettivo stipendiale calcolato in base all’effettivo servizio svolto. Il Giudice del lavoro di Reggio Emilia, inoltre, ribadisce come “la condotta illecita dell’amministrazione certamente non può rimanere senza sanzioni, altrimenti rimanendo inattuato il principio più volte ribadito dalla Corte di Giustizia, secondo il quale le misure alternative alla conversione devono “rivestire un carattere non soltanto proporzionato, ma altresì sufficientemente energico e dissuasivo per garantire la piena efficacia delle norme adottate in attuazione dell’accordo quadro” e “non devono essere però meno favorevoli di quelle che riguardano situazioni analoghe di natura interna (principio di equivalenza), né rendere praticamente impossibile o eccessivamente difficile l’esercizio dei diritti conferiti dall’ordinamento giuridico dell’Unione (principio di effettività)”.

La sentenza di Reggio Emilia, infatti, oltre a riconoscere il diritto della docente a percepire gli scatti di anzianità, esamina nel particolare la specifica situazione dei lavoratori precari della scuola e, senza alcun indugio, rileva come “a fronte del comportamento abusivo dell’amministrazione sia congruo e conforme alla direttiva CE 70/99 procedere alla liquidazione del danno prendendo come parametro l’indennizzo previsto dal diritto interno in caso di conversione del contratto (art. 32 L. 183/2010), e quindi, nel caso di specie, […] il danno viene determinato in una somma pari a 9 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, al cui pagamento l’amministrazione convenuta viene condannata, oltre ad interessi legali dalla presente pronuncia al saldo”. I Tribunali del Lavoro, infatti, concordano ormai da tempo con le tesi sostenute dall’Anief e ribadiscono, anche, che “la modalità di selezione del personale non incide sulla qualità del lavoro prestato, sicché nessuna ragionevole giustificazione di una disparità di trattamento economico può trarsi da tale argomento”.

In accoglimento dei ricorsi, dunque, il Ministero dell’Istruzione è stato condannato per palese discriminazione e disparità di trattamento, con conseguente onere a riconoscere alle ricorrenti la “progressione professionale retributiva, cosi come riconosciuta dal CCNL al personale assunto a tempo indeterminato, in relazione al servizio prestato in forza dei contratti a tempo determinato stipulati con il Ministero e conseguentemente condanna il MIUR al pagamento delle relative differenze retributive, in ragione dell’anzianità di servizio maturata”. Il Tribunale di Reggio Emilia, poi, rincara la dose dichiarando “illegittima la reiterazione dei contratti a tempo determinato stipulati tra la ricorrente ed il MIUR e di conseguenza condanna il MIUR al risarcimento dei danni che si quantificano in 9 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto percepita, oltre ad interessi legali dalla presente pronuncia al saldo”. Il totale a carico del MIUR, computando la relativa condanna al pagamento delle spese di giudizio, supera la cifra di 50.000 Euro.

“Ancora una volta – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – abbiamo saputo dimostrare con i fatti che i diritti dei lavoratori della scuola possono essere tutelati anche attraverso le giuste e sapienti azioni legali, ottenendo rispetto per il lavoro svolto da tanti docenti e ATA con contratti a termine e per periodi superiori ai 36 mesi di servizio”. Il nostro sindacato ricorda a tutti i lavoratori interessati che è ancora possibile aderire agli specifici ricorsi per ottenere gli scatti di anzianità durante il precariato e il risarcimento del danno subito per l’illegittima condotta del MIUR avvalendosi della tutela di legali Anief la cui professionalità è, ormai, indiscussa.

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