Riforme. Andis: “150mila asunzioni non necessariamente iniezione di qualità”. “Dirigenti dovrebbero gestire direttamente più del 10% del Fondo d’Istituto”

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La nostra lettura delle Linee Guida del Governo continua con Paolino Marotta, neopresidente dell’Andis, Associazione nazionale dirigenti scolastici, la cui analisi ci aiuta a mettere a fuoco i passaggi che riguardano la governance della scuola.

La nostra lettura delle Linee Guida del Governo continua con Paolino Marotta, neopresidente dell’Andis, Associazione nazionale dirigenti scolastici, la cui analisi ci aiuta a mettere a fuoco i passaggi che riguardano la governance della scuola.

Le linee guida governative sulla scuola presuppongono una dirigenza scolastica rafforzata nei suoi compiti gestionali, ma non ne sottovalutano la leadership educativa. E’ d’accordo con questa affermazione?

“L’ANDIS non ha mai condiviso il modello del preside manager e da anni promuove un’idea di dirigenza scolastica come leadership per l’apprendimento.  Il documento “La Buona Scuola”  propone una nuova figura di dirigente scolastico, “timoniere” di una scuola che deve cambiare rotta, capace di “organizzare meglio il lavoro all’interno della scuola, di guidare il piano di miglioramento, di concordare le sfide con il territorio e gli altri attori sociali dell’area vasta che sostiene l’istituto.” Tale visione in linea generale coincide con il profilo di dirigente tratteggiato nel Codice Etico dell’ANDIS, un professionista riflessivo capace di “realizzare compiutamente la leadership diffusa, di sostenere il cambiamento reale del lavoro d’aula, di contribuire alla creazione del capitale sociale, di favorire relazioni positive tra scuola, famiglia, enti locali, imprese, associazioni del territorio”.  

Quali sono i passaggi del disegno renziano che la soddisfano maggiormente?

“Si tratta certamente di una proposta apprezzabile nel suo disegno complessivo, perché veicola alcune idee innovative ed annuncia precisi e concreti impegni legislativi. L’ANDIS valuta positivamente molte proposte del Governo, come il piano straordinario di assunzioni, il rilancio dell’autonomia scolastica, la formazione continua obbligatoria dei docenti, il potenziamento della governance  della scuola, il disegno di organi collegiali più agili ed efficaci, l’introduzione di un sistema di valorizzazione del merito, l’obbligo di rendicontazione sociale, il rilancio dell’alternanza scuola-lavoro, la scelta del corso‐concorso nazionale per il reclutamento dei dirigenti scolastici,  la riscrittura del Testo Unico, l’abolizione di procedure burocratiche moleste e onerose, ecc.)”.

E quelli che la lasciano perplesso?

“Certamente la possibilità che in tempi brevi si possano reperire le ingenti risorse necessarie a realizzare la manovra delle assunzioni. Va considerato, inoltre, che un’immissione in ruolo di tale portata non costituisce di per sé un’iniezione di qualità nel sistema, in quanto potrebbe interessare anche fasce di precari con una non recente formazione iniziale e scarsa esperienza di insegnamento. Un simile scenario postula necessariamente la previsione di efficaci misure di accompagnamento, che garantiscano la riconversione e comunque un’adeguata formazione in servizio dei nuovi immessi in ruolo.

Altri punti di perplessità riguardano il sistema di attribuzione degli scatti “di competenza”, l’abolizione delle supplenze brevi,  il mancato riferimento al riordino dei cicli, la possibilità che un dirigente possa scegliersi i docenti”.

Con diversi interlocutori, ci siamo permessi di mettere in dubbio la sensatezza della mobilità dei docenti verso scuole in cui ‘brillare’ e conquistare gli scatti di merito. Lei che ne pensa? Non le dispiacerebbe se un suo docente dovesse abbandonare uno staff che funziona per 60 euro in più in busta paga? Non cercherebbe di trattenerlo?

“Questa parte del documento che si sofferma sul calcolo degli “scatti di competenza” e sulla “mobilità dei docenti per migliorare tutte le scuole” è davvero disorientante e non a caso sta attirando sugli estensori feroci critiche e alzate di scudi. 

Francamente non credo che i docenti “mediamente bravi” abbiano voglia di spostarsi “verso scuole dove la qualità dell’insegnamento è meno buona, aiutandole così ad invertire la tendenza”. Fa un po’ sorridere la previsione di  “un sistema basato sul merito dei docenti che riduce le disparità tra le scuole”.

Intanto dobbiamo convenire sul fatto che non esiste al momento un sistema di misurazione della qualità dell’insegnamento, capace di dirci chi è “l’insegnante mediamente bravo” e  qual è “la scuola dove la qualità dell’insegnamento è mediamente meno buona”.

Nella mia lunga esperienza di direzione di scuole non ho mai incontrato un docente bravo e riconosciuto tale dalla comunità professionale e dalle famiglie che abbia desiderato o chiesto di trasferirsi in una scuola di più bassa reputazione. Piuttosto succede il contrario,  cioè che i docenti capaci e volenterosi ambiscano a raggiungere scuole più prestigiose”.

Parliamo dell’organico funzionale. Che cosa i dirigenti potranno fare perché l’assunzione ope legis dei precari dalle graduatorie a esaurimento si trasformi davvero in una chance di rinnovamento per la didattica? In tempi di vacche magre, il rischio che molti dei docenti assunti senza cattedra diventino semplici tappabuchi sembra abbastanza reale…

“L’organico funzionale che invochiamo da tempo corrisponde ad una precisa idea di organizzazione scolastica e dovrebbe assolvere finalità di miglioramento e di ampliamento dell’offerta formativa. C’è comunque il rischio che l’organico funzionale sia considerato semplicemente un contingente di posti o di ore da impegnare all’occorrenza per supplenze brevi, senza apportare alcun beneficio alla didattica.  L’ANDIS si impegna a contrastare tale deriva in tutte le sedi di interlocuzione che saranno rese disponibili”.

Valutazione dei docenti e delle scuole: quanto e accanto a quali altri indicatori pensa che debba pesare il parere del dirigente?

“Ritengo che lo strumento dell’autovalutazione proposto dalla Direttiva ministeriale debba far riferimento a indicatori (di contesto, di risorse, di processi e di esiti)  forniti sì dall’INVALSI ma rielaborati e condivisi dalle singole istituzioni scolastiche. Tanto al fine della diffusione nelle scuole di una diversa cultura della valutazione e dell’accountability.  In tale ambito, per i riflessi che l’azione didattica ha sulla qualità della scuola, la valutazione del personale docente deve vedere necessariamente coinvolto il dirigente scolastico, perché la legge affida a lui la gestione del personale e la diretta responsabilità in ordine ai processi e agli esiti di un servizio pubblico di così alto valore sociale.  Non è importante il peso che avrà il giudizio valutativo del dirigente  all’interno della procedura di attribuzione dei crediti, importante è che ne venga riconosciuta la legittimità e la competenza tecnica. 

Se, come recita l’art.27 del CCNL, la professionalità del docente deve comprendere competenze non solo disciplinari, ma anche psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali e di ricerca documentazione e valutazione, ne consegue che queste competenze plurime, opportunamente declinate in descrittori condivisi,  possono costituire gli indicatori sui quali costruire un sistema interno di apprezzamento delle prestazioni”.

La gestione del 10 per cento dei fondi le pare congrua o pensa che si possa osare di più?

“Pare di capire che il Dirigente scolastico potrà disporre di una quota pari al 10% del MOF per remunerare alcune prestazioni di tipo gestionale o didattico particolarmente significative nell’ambito del Piano di miglioramento.  Se ciò dovesse essere consentito, come sembra, al di fuori della contrattazione di istituto (di cui comunque non c’è traccia in tutto il documento), credo che il budget da affidare alla discrezionalità del ds per tali particolari riconoscimenti dovrebbe essere sicuramente più cospicuo”.

Che cosa pensa della selezione attraverso curriculum dei docenti da coinvolgere nei progetti extracurricolari? Come assicurarsi che l’operato dei dirigenti risponda a criteri e obiettivi di qualità e trasparenza?

“Non deve stupire che la selezione dei docenti da coinvolgere nella progettualità extracurricolare debba avvenire su procedure selettive ad evidenza pubblica e sulla base di comparazione di curricula. Questo sistema viene già praticato, fin dal 2006, nelle quattro regioni Obiettivo (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) che beneficiano dei Fondi Strutturali Europei. In queste regioni, infatti, i dirigenti scolastici sono tenuti ad avvalersi di un Gruppo Operativo per la predisposizione dei bandi per la selezione di esperti interni ed esterni, bandi che devono riportare dettagliatamente requisiti di ammissione e criteri di valutazione dei titoli. La trasparenza della procedura viene garantita con la pubblicazione del bando sul sito istituzionale e all’albo della scuola.

In ordine ai criteri di qualità, ritengo che il Collegio docenti debba valutare preventivamente, in sede di approvazione dei progetti, gli obiettivi ed i risultati attesi, le connotazioni, non solo operative, ma anche didattiche e metodologiche dell’intero percorso, le competenze professionali richieste”.

In assenza di una formazione diffusa e capillare, i dirigenti della scuola statale oggi sono tutti pronti a vestire i nuovi panni che il Governo ha cucito per loro? 

“Penso di sì, almeno per le centinaia di colleghi che conosco direttamente.  Sono convinto, tuttavia, che l’implementazione di una riforma così profonda del sistema educativo debba essere accompagnata da un piano serio di formazione continua in servizio dei docenti e dei dirigenti scolastici, diversamente da quanto è accaduto negli ultimi anni. Pur in presenza di complesse innovazioni ordinamentali e amministrative,  infatti, i dirigenti scolastici e i docenti si sono trovati di fronte ad un’offerta quasi inesistente di   formazione da parte dell’Amministrazione. 

L’ANDIS, che da 26 anni cura la formazione e lo sviluppo professionale della categoria, farà ancora una volta la sua parte, proponendo ai suoi iscritti qualificate iniziative di studio e di riflessione sul piano di riforme tratteggiato dal Governo con il documento “LA BUONA SCUOLA”.

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