Le famiglie italiane mantengono la scuola, e non solo con le tasse

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 Giulia Boffa – Quanto costa alle famiglie la scuola italiana? E non parliamo di rette alle private nè del costo dei libri o del materiale, nè tantomeno delle tasse che si pagano come contribuenti. 

 Giulia Boffa – Quanto costa alle famiglie la scuola italiana? E non parliamo di rette alle private nè del costo dei libri o del materiale, nè tantomeno delle tasse che si pagano come contribuenti. 

Parliamo del funzionamento delle scuole, dalle spese più banali e quotidiane come la risma di fogli per le fotocopie, a quelle diciamo straordinarie legate al POF, che poi sono diventate di routine anch’esse, come il patentino per il ciclomotore o quello per l’ECDL, oltre al pagamento per le mense e per le gite d’istruzione, che però sono molto meno frequenti di una volta. Ci sono poi le spese straordinarie, come sembra sia stata quella richiesta da una scuola di Milazzo dove i genitori hanno dovuto mettere mano al portafogli per comprare addirittura una pompa da applicare al serbatoio in dotazione e curarne la relativa installazione, altrimenti alla scuola non arriva acqua: episodio oggetto di una interrogazione in consiglio comunale, come riporta un articolo del blog "Nebrodi e dintorni". Addirittura le assicurazioni cominciano ad offrire il loro servizio ai genitori costretti a mettere mano a pennelli e trapani per sistemare le scuole, come succede in Toscana. 
 
Alla domanda iniziale  ha cercato di dare una risposta un articolo pubblicato su Repubblica, a firma di Salvo Introvaia, che parla di quanto la pratica dei contributi volontari, che la Gelmini condannò, sia diventata invece una prassi comune e parecchio costosa, si parla di 744 milioni di euro, pari al 30% di tutte i finanziamenti ricevuti dalle scuole, 100 euro a famiglia ad occhio e croce,  cifra divisa in maniera più o meno uguale nelle tre zone dell’Italia. I genitori più tartassati sono quelli del Lazio con il 42% dei contributi, contro il 40% delle altre regioni del Centro; al Sud si scende al 22%, mentre gli enti locali contribuiscono solo per il 17% e lo Stato per il 37%. Contribuisce anche l’Europa ai costi delle scuole del Sud con quote consistenti dai vari fondi POR, FSE ecc. 
 
La quota massiccia dello Stato invece va tutta agli stipendi dei dipendenti della scuola con quasi 38 miliardi di euro e, che da anni ormai, con i vari governi, si sta cercando di diminuire applicando tagli agli organici dei docenti di ruolo e di conseguenza dei precari o , come ultima proposta del ministro sulla legge di stabilità, lavorare di più a costo zero, tagliando così contemporaneamente su costi dei contratti ai precari per supplenze ed incarichi. 
 
Per la scuola ci sono insomma sempre meno soldi.

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