Cattedre contese tra precari per le supplenze e docenti di ruolo per le assegnazioni provvisorie

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La Buona Scuola è stata accompagnata, e lo è tuttora, da numerose polemiche  e critiche, derivanti da alcune novità quali la chiamata diretta, il bonus premiale docenti, lo school bonus, tuttavia al momento della sua emanazione nessuna avrebbe pensato che la stessa avesse potuto creare dei forti attriti tra le diverse categorie di docenti, soprattutto tra precari e docenti di ruolo.

Dobbiamo purtroppo constatare che è accaduto l’imprevedibile, ossia un forte contrasto tra docenti immessi in ruolo, in seguito al piano straordinario, e docenti precari rimasti nelle GaE.  Questi ultimi accusano i primi che, dopo aver accettato le condizioni previste dalla legge, hanno cercato ogni tipo di escamotage per ritornare nelle province/regioni di residenza, supportando tale tesi con il fatto di aver fatto pressione per ottenere la deroga al vincolo triennale per l’assegnazione provvisoria e di aver chiesto e ottenuto (in alcune regioni) la possibilità di essere utilizzati sul sostegno pur senza titolo di specializzazione.

I precari

I docenti immessi lo scorso anno scolastico, da parte loro, si difendono sostenendo gli incarichi annuali, destinati ai precari delle GaE, si sono svolti sempre sui posti residuati dalle operazioni di utilizzazione e assegnazione provvisoria, e rilanciano accusando i precari del fatto che loro hanno rinunciato all’assunzione.

La situazione sopra descritta riguarda le regioni del Sud, da cui sono stati trasferiti al centro-nord Italia migliaia di docenti. Emblematico il caso successo a Cosenza, ove i precari hanno occupato Palazzo dei Bruzi per far sentire la loro voce  e cercare consenso politico, come riporta quicosenza.it.

Alla protesta dei precari hanno subito risposto i docenti, immessi lo scorso anno scolastico, i quali sono in attesa dei provvedimenti di assegnazione provvisoria e si dichiarano stupiti della protesta dei precari, considerato che la mobilità annuale si è sempre svolta sui posti dell’organico di fatto, senza che nessuno si lamentasse. Evidenziano, inoltre, che la protesta dei precari non fa altro che dividere una stessa categoria di lavoratori, ma si dichiarano comunque aperti ad un possibile confronto.

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