Bullismo. Stop alle discriminazioni già nella scuola, mai più emarginazioni

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“Noi siamo qui per conoscere. Per capire. Per rendere testimonianza agli altri. Non dobbiamo pensare di essere immuni dall’odio o dalla violenza”.

Lo ha detto nella sinagoga di Cracovia la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, invitando i cento giovani che con lei partecipano al Viaggio della memoria a “riconoscere i germi dell’odio implacabile e disinnescarli con la ragione e con il rispetto dei diritti civili e umani”.
“Siamo responsabili di ciò che avviene intorno a noi”, ha proseguito la ministra. “Siamo responsabili della violenza che viene esercitata ogni volta che si discrimina o si esclude qualcuno solo perché diverso. Siamo responsabili tutte le volte che la diversità viene percepita come una minaccia e non come un arricchimento. Siamo responsabili quando governi europei, che avrebbero dovuto fare tesoro degli eventi del secolo scorso, alzano barriere di filo spinato, erigono muri per impedire l’accesso nel proprio territorio nazionale. E non possiamo fare finta di non vedere, non possiamo girarci dall’altra parte, pensando che sia una cosa che non ci riguarda”. “Siamo tutti chiamati – ha proseguito – al rispetto della dignità umana, ad adempiere ai nostri doveri di solidarietà politica, economica e sociale, a consentire a ciascuno lo sviluppo pieno della persona. E siamo chiamati a tutto questo nella nostra vita di tutti i giorni, già a partire dalla scuola, presidio di legalità e luogo di cittadinanza e di rispetto dei valori comuni di libertà, tolleranza e non discriminazione”.
“La scuola – ha proseguito la ministra – è luogo di inclusione, di apertura, di curiosità nei confronti dell’altro. Simili eventi non devono accadere mai più. È questo il nostro impegno. Mai più si deve permettere che un compagno disabile venga emarginato perché disabile. Mai più si deve permettere che ci siano studentesse o studenti vittime di bullismo o cyberbullismo per i loro gusti, i loro orientamenti sessuali, il loro sesso o le loro attitudini. Qualsiasi tipo di discriminazione e violenza – ha concluso – deve sparire dalla vita civile di un’Italia e un’Europa nell’era del multiculturalismo e della conoscenza globalizzata. A partire dalla scuola”.

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