Un preside ai genitori, no a whatsapp per giudicare i docenti

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Un invito a riflettere seriamente sui gruppi whatsapp tra i genitori degli alunni, a considerare la chat “un facile mezzo di diffusione di informazioni veloci e sintetiche”, non “il surrogato del sano, approfondito e insostituibile contatto relazionale umano, sempre necessario nel confronto sugli argomenti complessi e delicati della scuola”.

A rivolgerlo a papà e mamme degli studenti è stato un dirigente scolastico di un istituto comprensivo di Firenze, attraverso una circolare, diffusa alla stampa, intitolata ‘Riflessioni sulle comunicazioni dei gruppi whatsapp’ dei genitori degli alunni.

Sull’uso della chat, Panti parla di “fenomeno ormai diffusissimo nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado”, “nel nostro Istituto” e in “tutto il Paese”. Definisce “innegabili” i vantaggi della tecnologia, ma “alcune sfaccettature del suo uso vanno accuratamente meditate”. Esempio: i gruppi whatsapp dei genitori finiscono per sollevare i figli dalle responsabilità, laddove portano soccorso se “un bambino dimentica di scrivere sul diario i compiti, non sa come risolvere un problema, non ha preso appunti”.

“Il problema – osserva – sarà fatto senza sforzo” e così sarà evitata “ogni visibile impreparazione in classe per non aver studiato”, ma concentrarsi “su un problema serve a imparare a risolverlo e prendere un giudizio di impreparato a stare attenti in classe ea segnare i compiti”. Più “sconcertanti” sono però “le comparazioni dei voti tramite il gruppo whatsapp dei genitori, “ancora più pesanti” le chat “sulle possibili iniziative disciplinari degli insegnanti, con interventi che rimbalzano da un cellulare all’altro in un crescendo quasi sempre di negatività e di contestazione unilaterale. Concludo sottolineando i danni che i gruppi whatsapp dei genitori possono creare quando si apre una discussione su un argomento serio”, col rischio che “se all’inizio si parlava di fischi, alla fine si parlerà di fiaschi, alzando di passaggio in passaggio il tono, e nessuno andrà a ritroso per ricostruire l’oggetto
iniziale del confronto”.

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