Studenti inventano un robot per far seguire da casa le lezioni a una compagna malata

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Inventano un robot che consente a una compagna di classe, gravemente malata, di seguire le lezioni da casa, “girando” per i laboratori. Poi lei guarisce, lo implementano per il reparto di Oncologia pediatrica del Policlinico di Modena e vincono il Primo Premio della giuria del Contest Coop 3D.

Ma il destino vuole che si ammali un nuovo studente…  Mossi dalla solidarietà per una loro compagna di classe, la chiameremo Gaia, gravemente malata, e dalla propria competenza acquisita a scuola, i ragazzi di una classe seconda – sezione Liceo Scientifico Scienze Applicate – dell’Istituto tecnico industriale “Galilei” di Mirandola, in provincia di Modena, città di Pico e punto di riferimento per tutto il mondo dell’industria biomedicale, si sono davvero superati. Seguiti dai loro professori e da altri studenti di quinta – il Galilei è anche Istituto Tecnico settore Tecnologico e Istituto Professionale settore Industria e Artigianato – gli studenti costruiscono e programmano un robot mobile comandato a distanza, dotato di telecamera e monitor, che consente alla ragazza di assistere alle lezioni da casa.

Sarebbe bastato un collegamento Skype. In effetti il collegamento c’è e la ragazza può seguire le lezioni. Ma al momento di lasciare l’aula per recarsi nei laboratori, il collegamento per forza di cose cade con conseguente interruzione della lezione. I compagni cercano a questo punto di immaginare una soluzione che consenta a Gaia di seguire le lezioni a distanza anche nelle fasi operative delle lezioni, fuori dall’aula.

Mettono a punto un robot, Gaia chiede che sia chiamato “Handy-robot”, e lo equipaggiano con un tablet e una videocamera, che spostandosi tra i banchi, i corridoi e i laboratori, mantiene la connessione e con essa la continuità della lezione. Gaia a propria volta può essere vista a distanza dai compagni, In questo modo si riduce sia pure in parte la frattura dell’integrazione, indotta dalle assenze forzate della ragazza.

La storia ha un lieto fine, anzi più d’uno, alternati a propria volta a situazioni critiche che vedono coinvolti la scuola, gli alunni, la malattia. Gaia fortunatamente guarisce. Non ha più bisogno dunque del robot e dei collegamenti visivi a distanza. Gli studenti del Galilei di Mirandola – già epicentro del terremoto del 2012, evento che spingerà nel 2014 i ragazzi a inventare un premiatissimo banco antisismico –  vogliono però continuare nella progettazione del robot affinchè altri, nella sfortuna, possano un giorno beneficiare dello strumento approntato. E pensano alla scuola istituita presso il Reparto di Oncologia pediatrica del Policlinico di Modena. Ma la malattia si ripresenta nuovamente là.

A scuola. E ha il volto di un altro studente, stavolta di una classe prima, un compagno che per una grave malattia non si può recare a scuola, le lezioni, almeno quelle, non sono compromesse, in attesa di una pronta guarigione che dalla nostra redazione gli auguriamo di cuore. Il professor Alberto Michelini insegna Elettronica e Informatica presso l’Istituto Galilei, diretto dalla professoressa Milena Prandini, ed è uno degli artefici del progetto, coadiuvato nella realizzazione del medesimo dal suo collega di Elettronica, il professor Fabio Cilloni.

Professor Alberto Michelini, la Buona scuola questa volta parla il liguaggio della solidarietà e della tecnologia.
“La nostra studentessa era affetta da una malattia che la costringeva a rimanere a casa per sottoporsi a cure, e non poteva quindi frequentare la scuola. Gaia, nome di fantasia, poteva seguire comunque le lezioni attraverso Skype,  anche se questo limitava molto la sua partecipazione alle attività didattiche, soprattutto quando i suoi compagni dovevano spostarsi dall’aula per recarsi nei vari laboratori. Così abbiamo pensato di fornirle uno strumento che le potesse permettere di seguire le lezioni online ma anche di potersi spostare, virtualmente, nelle varie aule dell’istituto senza dover interrompere la connessione. Inoltre i suoi compagni avrebbero potuto continuare a vedere la loro compagna, attraverso un monitor”.

Com’è nata l’idea?
“L’idea ci è venuta vedendo su internet un video realizzato negli Stati Uniti dove uno studente che non può frequentare il college per motivi di salute, ha potuto usufruire di un robot comandato via internet, dotato di telecamera e monitor. Il robot  permette allo studente di assistere alle lezioni da casa attraverso il suo pc, ma anche di potersi muovere nella varie aule mostrando il suo volto ai compagni ed agli insegnanti. Il prodotto però non è disponibile sul mercato e avrebbe comunque costi proibitivi per la nostra scuola e per la famiglia di Gaia. Così in accordo con la ragazza e la sua famiglia, dopo aver parlato anche con i medici e psicologi che la seguivano, abbiamo deciso di dare sfogo alla nostra fantasia e creatività per costruire un drone robot simile a quello visto nel video. Visto che siamo anche un istituto tecnico abbiamo voluto realizzarlo proprio nei nostri laboratori”.

Quali sono gli aspetti tecnici del robot?
“Per il compimento del progetto abbiamo dovuto realizzare prima il telaio in alluminio, aggiungendo poi l’albero con cuscinetti per le ruote e un sostegno per un tablet realizzati con la stampante 3D. Così alla leggerezza avremmo anche aggiunto una precisione nei particolari. A muovere il robot ci sono due motori elettrici, azionati da una scheda elettronica a microprocessore – arduino – che contiene un’unità per collegarsi ad internet e ricevere così i comandi da un computer remoto. Una telecamera trasmette via internet le immagini al pc dello studente, mentre al tablet posto sul robot giungerà l’immagine inquadrata dal pc remoto a casa dello studente”.

Una bella scommessa
“Abbiamo pensato che se il progetto fosse riuscito avremmo potuto realizzarlo per altri ragazzi, come ci hanno chiesto i medici e gli insegnanti della scuola ospedaliera del Policlinico di Modena  dove Gaia era in cura, perché ne hanno apprezzato l’utilità”.

Poi Gaia è guarita.
“Il progetto si è concluso in concomitanza con la guarigione di Gaia, che ha fatto appena in tempo a vederlo funzionare ed a scegliere il nome da dare al robot. Ora è tornata a scuola ed è questa  la notizia più bella”.

Ma non è finita…
“Speravamo di non avere più bisogno del robot per il motivo per il quale è nato. Purtroppo quest’anno abbiamo un altro studente nella nostra scuola che ha lo stesso problema di salute di Gaia. Ci auguriamo che come lei possa guarire e tornare a scuola al più presto, intanto lo supporteremo col nostro robot per tutto l’anno. Così gli saremo più vicini e magari porteremo anche a lui fortuna”.

Chi ha finanziato l’esperienza?
“Abbiamo approfittato del concorso Contest organizzato da Coop Estense per le scuole, nel quale grazie ad una stampante 3D messa a disposizione da Coop, ogni scuola poteva costruire un progetto. Inoltre Coop avrebbe anche finanziato la fornitura di tutto il materiale occorrente”. Il progetto degli studenti e della Buona scuola di Mirandola è stato presentato alla giuria del Contest  Coop 3D  e ha vinto come detto il primo premio. Nel2014, come detto, l’inventiva degli studenti del Galilei di Mirandola aveva condotto alcuni di loro a progettare e realizzare un banco antisismico per le scuole, costituito da un materiale resistentissimo, ma che è anche dotato di cingoli e motori ai suoi piedi, in modo da proteggere la persona che vi si trovi sotto, anche durante l’uscita dopo le scosse. Con quell’invenzione gli studenti dell’istituto Galilei avevano vinto la finale nazionale di Robotica.

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