Riforma scuole italiane all’estero, Anief: si riducono organici, mentre si cercano commissari per esami di Stato

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comunicato Anief – Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con la nota 3029 del 21 marzo 2017, ha comunicato l’avviso relativo alle nomine dei commissari di Esami di Stato per l’anno scolastico 2016/2017, da conferire ai docenti in servizio in Italia. Gli interessati, se in possesso dei requisiti richiesti, possono produrre domanda, per via telematica, dalle ore 12.00 del 29 marzo alle ore 12.00 del 12 aprile prossimi.

Possono presentare la loro candidatura esclusivamente i docenti titolari di particolari classi di concorso indicate dallo stesso Ministero che rientrino nelle seguenti categorie: docenti a tempo indeterminato d’istituti statali d’istruzione secondaria superiore in servizio sul territorio nazionale, anche collocati fuori ruolo presso il MAECI per le finalità di cui all’art. 626 del D. Lgs. n. 297/94; docenti a tempo indeterminato d’istituti statali d’istruzione secondaria superiore collocati a riposo da non più di 3 anni.

Sono diversi i requisiti richiesti: avere almeno 5 anni di servizio di ruolo nella classe di concorso di attuale titolarità; avere svolto almeno una volta le funzioni di commissario negli esami di Stato del nuovo corso, ossia a partire dall’anno scolastico 1998/99; non avere svolto l’incarico di commissario di esame presso una scuola italiana all’estero nell’anno scolastico 2015/2016; non avere riportato condanne penali né avere procedimenti penali in corso; non avere subito né avere in corso provvedimenti disciplinari superiori alla censura; essere in possesso, all’atto della domanda, del prescritto nulla osta rilasciato dal Dirigente scolastico della scuola presso cui prestano servizio; essere muniti, all’atto della domanda, di documento valido per l’espatrio o, se richiesto, del passaporto.

Fin qui nulla di nuovo rispetto al passato. Le novità, però, e nemmeno positive, arrivano dalla legge delega della Buona Scuola sul “riordino delle scuole italiane all’estero”, l’Atto n. 383, che sembrerebbe voler ‘punire’ il personale in servizio nelle 142 scuole, nei 242 lettorati e nei corsi di lingua e cultura italiana: con il testo approvato già dal Consiglio dei Ministri, si vuole infatti ridurre l’indennità fissa di sede (-38% dal 2014 per docenti superiori), penalizzare il rientro in Italia (no al super-punteggio e sì ad ambiti territoriali), svilire la dirigenza (lontana dall’Ise dei diplomatici) e mortificare le reggenze (il docente che sostituisce in reggenza il dirigente scolastico dovrebbe invece avere lo stesso trattamento economico ed essere esonerato dall’insegnamento). Oltre a introdurre un ridicolo tetto all’organico di sostegno: appena 10 unità.

Per il sindacato sono anche inaccettabili le riduzioni di organici e gli spezzoni di ore. I problemi del precariato si risolvono, piuttosto, riconoscendone dignità e parità di trattamento, alla luce delle ultime sentenze della Cassazione che equiparano il servizio pre-ruolo a quello di ruolo. Lo stesso vale per conferire l’indennità tabellare, senza rivolgersi a professionalità esterne non abilitate in Italia per le stesse discipline. Ma Anief contesta, soprattutto, l’eliminazione dei contratti a termine (a vantaggio di ore aggiuntive obbligatorie per chi è in servizio) e l’obbligo della loro copertura da parte del personale di ruolo, al di là dei vincoli contrattuali e del possesso della specifica abilitazione. Creando, quindi, i presupposti per una sostanziosa riduzione della qualità dell’offerta formativa prodotta.

“Forse chi ha scritto quella parte del decreto – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – non è a conoscenza del fatto che il 25 per cento del personale che opera all’estero è precario (mentre in Italia è il 13 per cento). La ‘frittata’ si compie del tutto, però, quando al posto dei precari si vogliono assumere docenti di ruolo senza abilitazione. È evidente che questa possibilità non può essere bene accolta dal sindacato. Anche perché tutto ciò avviene mentre si cerca chi valuterà gli studenti a fine anno: non si risolve così il problema del precariato, né si dà una risposta concreta alla diffusione della cultura italiana fuori dallo Stivale”.

23 marzo 2017

Ufficio Stampa Anief

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