Si festeggia card docenti, ma contratto e aumenti stipendio fermi da 6 anni

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Giuseppe Candido, Gilda insegnanti Catanzaro – Il comma 121 della legge 107/2015 di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione istituisce "la carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione dei docenti di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado".

Giuseppe Candido, Gilda insegnanti Catanzaro – Il comma 121 della legge 107/2015 di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione istituisce "la carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione dei docenti di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado".

"La carta dell'importo nominale di euro 500 annui per ciascun anno scolastico," – cito testualmente la legge – " può essere utilizzata per l'acquisto di libri e di testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e di riviste comunque utili all'aggiornamento professionale, per l'acquisto di hardware e software, per l'iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze professionali", ma anche per "rappresentazioni teatrali e cinematografiche, per l'ingresso a musei, mostre ed eventi e spettacoli dal vivo, nonché per iniziative coerenti con le attività individuate nell'ambito del piano triennale dell'offerta formativa delle scuole" e, citando sempre la legge, "La somma di cui alla Carta non costituisce retribuzione accessoria né reddito imponibile".

Così sta scritto nella legge. E al successivo comma si specifica che il tutto doveva avvenire attraverso un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, "emanato di concerto" coi ministri dell'istruzione e dell'economia, ma "da adottare entro sessanta giorni" dalla data di entrata in vigore della legge. In vigore dal 16 luglio, il termine di sessanta giorni per il decreto scadeva il 15 di settembre.

E proprio il 15 settembre, a due mesi esatti dalla entrata in vigore della legge, la ministra dell'Istruzione Stefania Giannini al posto del decreto ha annunciato che la carta sarebbe entrata in vigore solo dal prossimo anno scolastico mentre, per l'anno scolastico 2015-2016, l'importo equivalente di 500€ sarà accreditato agli insegnanti di ruolo, direttamente in busta paga già da ottobre.

Martedì 22, infatti, con una settimana esatta di ritardo rispetto a quanto scritto dalla legge, é stato emanato il decreto (e il relativo tweet) che prevede un bonus di 500€ al posto della Carta, erogato in busta paga ma con l'obbligo, trasferito ai docenti, di presentare rendiconto delle spese effettuate entro il 31 di agosto. La Carta, quindi, istituita solo sulla carta si trasforma in bonus.

Permesso che, con questi chiari di luna, anche l'aumento di un solo euro in busta paga non può che essere cosa gradita, quello che non si capisce ancora è se saranno 500 euro lordi, cioè da tassare, oppure esenti dalle ordinarie trattenute come scritto nella legge. Quarantuno euro per dodici mensilità.

Per Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti, l'annuncio del ministro di erogare a ottobre il bonus di 500€ in busta paga, e il decreto successivo, ricordano un po' la lex frumentaria dell'antica Roma, che stabiliva la distribuzione di frumento a basso prezzo".

Ma tra una carta elettronica trasformata in elargizione una tantum e un bonus del merito dato al dieci percento dei docenti più meritevoli scelti dai presidi, sfugge un particolare non di poco conto. Il contratto collettivo dei docenti e del personale della scuola tutto, è scaduto dal 2009. Da sei anni.

Non solo stipendi straordinariamente più bassi della media europea, ma gli insegnanti italiani hanno anche un contratto scaduto e gli scatti di anzianità bloccati che, inizialmente, il governo voleva persino abolire del tutto per riconoscerli solo ai più meritevoli. Già lo scorso luglio si é pronunciata su questo la Corte costituzionale dichiarando illegittimo il blocco dei contratti e dei relativi scatti di anzianità. I sindacati hanno chiesto subito il rinnovo, ma il tutto si é risolto in qualche trafiletto sui giornali.

Lo scorso 16 settembre, poi, anche il tribunale di Roma ha accolto il ricorso presentato dalla FLC CGIL per il rinnovo dei contratti dei lavoratori del comparto, ordinando alla Presidenza del Consiglio e all'ARAN, "di dare avvio, senza ritardo e per quanto di loro competenza, al procedimento di contrattazione collettiva per i comparti scuola, università, ricerca e relative aree dirigenziali".

In un Paese fondato sullo stato di Diritto si procederebbe subito al rinnovo del contratto collettivo nazionale. Invece nel Paese delle meraviglie, come lo chiama Crozza, abbiamo un bel decreto emanato con una settimana di ritardo e che, di fatto, contraddice la legge rimandando la carta di un anno e disponendo un altro compito per i prof che andranno a teatro o acquisteranno un tablet: fare il rendiconto annuale.

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