Risultati d’apprendimento: migliori le ragazze per prevalenza insegnanti donne. Università presto popolate solo da studentesse

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Diversi indagini hanno dimostrato, nel tempo, che i risultati scolastici e universitari delle ragazze sono superiori a quelle dei maschi per ragioni, prevalentemente, neurologiche. 

Diversi indagini hanno dimostrato, nel tempo, che i risultati scolastici e universitari delle ragazze sono superiori a quelle dei maschi per ragioni, prevalentemente, neurologiche. 

Così, almeno sino ad ora, si è spiegato il divario tra maschi e femmine nei risultati d'apprendimento, spiegazione questa messa in discussione da un report di Hepi (Higher Education Policy Institute).

«Il dominio delle donne nella forza-lavoro scolastica è probabile che giochi un ruolo nelle scarse performance dei ragazzi rispetto alle ragazze». Sono queste le parole con le quali Mary Curnock Cook (presidente di Ucas  – Undergraduate Courses At University And College) spiega la differenza nei risultati scolastici/universitari tra ragazzi e ragazze.

Non si tratta, dunque, solo di una questa neurologica, ma della prevalenza delle donne tra gli insegnanti.

Dal report emerge che, nell'arco di un decennio, le Università saranno frequentate quasi esclusivamente da donne, con tutte le conseguenze del caso per i maschi.

La Cook evidenzia che la sopra citata spiegazione non è scientifica, ma scaturisce da un confronto tra i numeri e le conclusioni cui la stessa è giunta: le prestazioni dei maschi all'esame di maturità sono peggiorate proporzionalmente all'aumento del numero di insegnanti donne.

Il fenomeno non riguarda solo la Gran Bretagna, dove in quattro università su cinque vi sono più studentesse che studenti, ma anche il nostro Paese, dove le studentesse universitarie sono 929.527contro i 723.065 studenti , come rilevano i dati MIUR del 2014/15. A tale dato corrisponde quello relativo al numero di insegnanti donne: in Italia quasi l'80%, in Inghilterra  il 70%.

Il miglioramento delle prestazioni e, conseguentemente, dei risultati degli studenti potrebbe essere facilitato, come sostenuto dallo psicoterapeuta dell'età evolutiva Alberto Pellai, dall'aumento del numero degli insegnanti uomini; Pellai parla di un vero e proprio "vuoto di figure maschili nella scuola" da colmare.

 

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