“Imprecisioni” nelle tracce Concorso scuola Primaria e Infanzia? Lettera

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Gentile Redazione, scrivo per condividere con voi e con la vivace comunità dei vostri lettori, soprattutto quelli che hanno partecipato al Concorso Docenti 2016, i dubbi e le certezze che si sono palesati davanti a me già durante lo svolgimento delle ormai famose prove scritte.

Gentile Redazione, scrivo per condividere con voi e con la vivace comunità dei vostri lettori, soprattutto quelli che hanno partecipato al Concorso Docenti 2016, i dubbi e le certezze che si sono palesati davanti a me già durante lo svolgimento delle ormai famose prove scritte.

Cominciamo dalle tracce, nello specifico i quesiti a risposta aperta relativi alla classe di concorso Scuola Primaria ed alla classe di concorso Scuola dell'Infanzia. Il quesito n. 1 ed il quesito n. 6 per la Scuola Primaria chiedevano di descrivere un'attività “per una classe del primo ciclo” (mentre i restanti quesiti specificavano la classe o chiedevano ai candidati di specificarla).

Ebbene, qual era il senso di tale espressione su quel foglio, in quella prova di quel giorno? Cosa si intendeva per “primo ciclo”? Se per esso si fosse inteso il “primo ciclo di istruzione”, che attualmente comprende la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, nulla avrebbe vietato di rispondere correttamente descrivendo un'attività per una classe dell'ex scuola media tranne la forte consapevolezza del povero candidato di concorrere per la scuola primaria. Un candidato dalla preparazione non aggiornata e ferma a qualche decennio fa avrebbe potuto interpretare quell'espressione come riferimento ai cicli della vecchia scuola elementare, quella dei Programmi 1985 , che si articolava “in due cicli: il primo ciclo che comprende la prima e seconda classe ed il secondo ciclo che comprende le classi successive”; i candidati preparati del 2016, invece, sapevano che già dalla legge n. 53 del 2003, che aveva riformato il sistema dell'istruzione, “la scuola primaria è articolata in un primo anno, teso al raggiungimento delle strumentalità di base, e in due periodi didattici biennali”. E siamo al 2016: il 30 maggio di quest'anno cosa voleva dire la specifica richiesta di elaborare un'attività per una classe del primo ciclo? Dubbio da ignoranza personale, questo, o “imprecisione”? Colleghi ed esperti ai quali chiedo lumi non riescono a sciogliere il dilemma. La ricerca di una risposta ancora m'assilla.

Per quanto riguarda le tracce della prova scritta per la Scuola dell'Infanzia, inoltre, esprimo lo sgomento che mi ha subito colto nel leggere l'incipit del quesito n. 3: “Uno dei traguardi per lo sviluppo delle competenze nella scuola dell'infanzia relativo al campo d'esperienza […]”. Non era uno scherzo fatto dall'ansia o dagli occhi stanchi per lo studio disperatissimo: “competenze”, declinato al plurale, e non al singolare. Non avrebbe suscitato alcun incertezza, tale termine, se riferito alle discipline della scuola primaria, trattate nello stesso documento, le Indicazioni Nazionali , citato ed utilizzato sia nelle tracce per la scuola primaria sia in quelle per la scuola dell'infanzia. Non è indice di pignoleria rilevare l'uso improprio del plurale in tal caso poiché le stesse Indicazioni , nella presentazione dei campi d'esperienza, così recitano (p. 18): “Nella scuola dell'infanzia” (e di questo si trattava lo scorso 31 maggio) “i traguardi per lo sviluppo della competenz a suggeriscono all'insegnante […] piste di lavoro per organizzare attività ed esperienze volte a promuovere la competenz a , che a quest'età va intesa in modo globale e unitario”. Poiché la competenza è da intendere (si raccomanda) in modo globale ed unitario, nelle pagine successive del testo, all'argomentazione su ciascuno dei cinque campi d'esperienza segue un riquadro contenente i “Traguardi per lo sviluppo della competenz a ” (quindi ben cinque riquadri che riportano la stessa titolazione). Questa denominazione, giustificata dal senso della declinazione al singolare della parola “competenza”, se dovesse essere utilizzata al plurale rimarrebbe invariata giacché il multiplo è già contenuto nel termine “traguardi”. Quindi era da ritenersi un'ennesima “imprecisione”? O una vocale finale che però non discrimina come dovrebbe tra la conoscenza e l'ignoranza, tra la preparazione e la superficialità, tra un candidato preparato (che ha studiato ed applicato il vangelo delle Indicazioni) ed uno non preparato in un concorso pubblico,…quello indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione?

Non erano affatto difficili i temi dei quesiti: autonomia dei bambini, multimedialità, educazione alla cittadinanza, compito autentico,…, tutti argomenti essenziali (se non si chiede quello, cosa si chiede?), prevedibili,  accessibili, come i quesiti d'inglese,… anche per i diplomati magistrale, che in buona parte si sono specializzati o formati nello stesso ambito e/o ci lavorano da anni e quindi, al pari degli altri candidati, non si spaventano davanti alla proposta di un'attività didattica e nemmeno davanti alla richiesta delle basi teoriche dei classici argomenti (alcuni di loro, nel precedente Concorso, superarono facilmente la prova preselettiva computer based, quella sì, oggettiva, col massimo della votazione, 50/50, lo sapete?). Cosa invece ha spaventato tutti? Molti colleghi lo hanno già detto e continuano a dirlo, senza lagnarsi ma per difendere la dignità, professionale ed anche umana, oserei dire adesso: il tempo estremamente ridotto e non adeguato, abilità da dattilografi provetti (che non rientrano nel profilo del docente del futuro), problemi tecnici che ostacolano o invalidano le prove (accorgersi dopo che si è scritto che a destra e a sinistra dei segni d'interpunzione vi sono spazi bianchi multipli, non richiesti, tornare indietro per correggere con l'obiettivo di consegnare una prova corretta giacché prima di una virgola o di un punto non ci vanno gli spazi bianchi, ritrovare nuovamente gli stessi errori, sprecare così tanto tempo prezioso per scoprire, a prova conclusa, che forse era difettosa “la macchina”, un'impostazione sbagliata o una tastiera difettosa…..perché questo è stato). Capacità di sintesi non dovrebbe significare tutto ciò, è ben altro. La precisione ha penalizzato. La preparazione, anche se adeguata, ci ha fatto tornare a casa insoddisfatti, delusi, amareggiati. Premi al contrario. Che peccato! Questa è l'esclamazione che racchiude la nostra esperienza ed il nostro comune sentire, dopo l'impegno e la fatica. Ma peccato è forse quello commesso… da chi?… dalla Fortuna?

Ci stiamo rivolgendo a voi, “lavoratori” (nel rispettabile senso letterale) del Ministero, senza pregiudizi, da questo luogo, dai giornali. A voi, ai “Professori” ed ai genitori, con la verità in mano. La nostra non è la lagna dei perdenti, è l'orgoglio di chi forse non sarà in cattedra ma a spasso (eppure a spasso non ci piace andare) però un somaro non sarà mai. Ed è questa la certezza. Vi preghiamo ardentemente, ascoltateci, leggete, credete ai nostri racconti sinceri, fate parlare la coscienza, rispondete,…accoglieteci. Vi saremo grati e vi vedremo finalmente nostri collaboratori nella costruzione di una Scuola buona e bella. Grazie.

Roberta Piera Esposito

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