Fiducia a Letta, nel programma: licei quadriennali, nuove regole per reclutamento e carriera, potenziamento scuola infanzia

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red – Anche la scuola tra i punti elencati dal Primo Ministro Enrico Letta alla Camera per chiedere la fiducia al parlamento. Mentre si svolge il dibattito al Senato, vi proponiamo i punti affrontati nel discorso alla Camera. Governo allo scoperto sulla questione della durata del corso di studi. Subito una costituente. CISL: far seguire ai proclami scelte conseguenti.

red – Anche la scuola tra i punti elencati dal Primo Ministro Enrico Letta alla Camera per chiedere la fiducia al parlamento. Mentre si svolge il dibattito al Senato, vi proponiamo i punti affrontati nel discorso alla Camera. Governo allo scoperto sulla questione della durata del corso di studi. Subito una costituente. CISL: far seguire ai proclami scelte conseguenti.

Entro Giugno Letta vuole una costituente della scuola, al fine di creare un confronto tra forze politiche, sindacali e sociali per ragionare, proporre e pianificare la scuola del futuro. Evento già annunciato ampiamente dal Ministro Carrozza

Altro punto riguarda la possibilità di conseguire il diploma prima, a 18 anni. Affermazione che si lega con la sperimentazione, divulgata dalla nostra redazione, dei licei quadriennali, che tante polemiche hanno suscitato, a partire dai potenziali tagli agli organici che ne deriverebbero.

Il diploma quadriennale, nel discorso di Letta di lega pure con competenze migliori e un orientamento più chiaro sulle future scelte professionali di formazione superiore.

Per quanto riguarda gli insegnanti, questi devono avere opportunità di formazione adeguate e regole di reclutamento e carriera stabili, basate su trasparenza e merito.

Infine, annuncia Letta, "il ciclo di istruzione deve iniziare per tutti con la scuola dell’infanzia, che è un diritto dei bambini e uno strumento per favorire la conciliazione famiglia-lavoro e le pari opportunità."

Sulla faccenda è intervenuta la CISL con il Segretario Scrima, che così ha commentato:

Nel suo discorso di oggi alla Camera sulla questione di fiducia in poche battute il presidente del Consiglio ha toccato molte questioni importanti per la scuola, ma lo ha fatto limitandosi a enunciare dei titoli: ora si tratta di capire come verranno scritti i capitoli del
libro.

Diplomarsi prima. Se si vuole affrontare in modo serio la questione della durata dei percorsi, va ripensato il sistema nel suo complesso.
Ridursi a eliminare un anno, senza porsi il problema di come garantire, in uscita, un livello di competenze perlomeno pari a quello attuale, sarebbe un’operazione disastrosa, solo un ennesimo taglio, e non basterebbe a nobilitarla il richiamo a generici obiettivi di allineamento all’Europa. Raggiungere gli stessi traguardi in un lasso di tempo più breve vuol dire rivisitare i contenuti e l’organizzazione della didattica, con percorsi più flessibili, individualizzati e personalizzati, sostenendo in modo più puntuale le situazioni di fragilità. Ma per fare questo occorre fare leva su un utilizzo diverso e più articolato delle risorse di organico, mentre non è assolutamente pensabile ridurle.

Regole certe su reclutamento e carriere.
Sul reclutamento è giusto ampliare le opportunità di accesso all’insegnamento, ma senza dimenticare i diritti di chi è nelle graduatorie a esaurimento e ha già anni di precarietà sulle spalle. Stabilizzare il lavoro resta per noi obiettivo irrinunciabile. Quanto alle carriere, difficile discuterne se si elude una questione di fondo, che è quella di un generale, necessario avvicinamento ai livelli retributivi degli altri paesi. Qui il governo ha la possibilità di dare un segnale concreto: in attesa di darci stipendi confrontabili col resto d’Europa, eviti di penalizzare quelli in atto, chiudendo rapidamente e bene la questione degli scatti di anzianità. Ricordiamo inoltre a Letta che la struttura retributiva è materia negoziale: una ragione in p ù per avviare senza ulteriori indugi la trattativa per il rinnovo del contratto.

Bene l’affermazione del diritto per tutti i bambini di accedere alla scuola dell’infanzia; la si metta però in condizione di agire come vera scuola, non come semplice servizio di assistenza e custodia.
Quanto alla costituente della scuola, non possiamo che essere d’accordo, avendola più volte e anche di recente indicata come passaggio indispensabile per rimettere istruzione e formazione al centro dell’agenda politica del paese. Non resti però una formula vuota e velleitaria; si dia subito concretezza al progetto, indicandone obiettivi, contenuti, strumenti precisi e dandosi tempi credibili per un’operazione di portata così ambiziosa. Guai se il tutto si riducesse all’ennesima produzione di solenni proclami sulla necessità di investire in conoscenza: declamare non serve, servono scelte politiche chiare e conseguenti. E’ questa la strada da percorrere per restituire valore, dignità e prestigio a chi ogni giorno lavora nelle nostre scuole.

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