Concorso a cattedra emblema di un’Italia arretrata nei programmi scolastici: mancano le donne

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red – Un gruppo di docenti delle scuole e dell’università, riunite nel "Laboratorio di studi femministi Anna Rita Simeone", ha inviato una missiva al Ministro Profumo per denunciare l’arretratezza dei programmi scolastici e del prossimo concorso il cui "centro" è la "sistematica e persistente ignoranza di tutto ciò che nell’ambito dell’insegnamento riguarda il genere".

red – Un gruppo di docenti delle scuole e dell’università, riunite nel "Laboratorio di studi femministi Anna Rita Simeone", ha inviato una missiva al Ministro Profumo per denunciare l’arretratezza dei programmi scolastici e del prossimo concorso il cui "centro" è la "sistematica e persistente ignoranza di tutto ciò che nell’ambito dell’insegnamento riguarda il genere".

"Basta scorrere gli elenchi di autori – dicono le docenti – che il candidato dovrebbe innanzitutto conoscere: tra i filosofi, nemmeno una donna; tra gli scrittori, una sola, Elsa Morante; nel programma di storia non c’è alcun accenno alla storia delle donne a alle questioni di genere; tra i fatti notevoli del Novecento non è menzionato il femminismo. Quando si parla di educazione linguistica non c’è nessun riferimento al linguaggio sessuato. Quando si parla di geografia, non c’è nessun accenno al genere come categoria di indagine. Quando nel programma di letteratura italiana si richiede di conoscere i principali orientamenti critici, l’elenco esemplificativo comprende i nomi di E. Auerbach (1892-1957), L. (sic!!) Contini (1912-1990), C. Segre (1928-), B. Croce (1866-1952). E basta. Ancora, niente donne, ancora nessun riferimento ai gender studies come prospettiva critica di rilievo".

Un’idea di sapere, denunciano, che non considera le donne e la differenza sessuale, nonchè la questione della relazione tra uomini e donne.

Un approccio che secondo le docenti si discosta da quelle che sono le tendenze in altri paesi europei, "una scuola per l’Europa – dicono – non può lasciare le questioni di genere ufficialmente fuori dalla porta". Pongono, infine, una domanda al Ministro: "non le sembra giunto il momento – concludono la missiva – di smettere di farle entrare dalla porta di servizio?"

La lettera

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