Bonus premiale ai docenti, quali i doveri del dirigente scolastico?

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Inviato dal Dirigente scolastico I.C. Laura Lanza – Carini (PA) – Che l’Italia sia un paese confuso e disordinato lo ripeto ormai da tempo. E non c’è traccia di ravvedimento. La scuola, come ogni settore della nostra paradossale vita sociale, non sfugge alla regola.

Inviato dal Dirigente scolastico I.C. Laura Lanza – Carini (PA) – Che l’Italia sia un paese confuso e disordinato lo ripeto ormai da tempo. E non c’è traccia di ravvedimento. La scuola, come ogni settore della nostra paradossale vita sociale, non sfugge alla regola.

Dopo decenni di opachi patteggiamenti tra partiti e sindacati, di cui la cronaca da decenni svela retroscena vergognosi, il Paese si è abituato a idee sovversive, così che le “norme”, divengono assurdità da combattere. Ne è ennesimo esempio l’idea che capovolge il principio di “gerarchia delle fonti legislative”. Così, per decenni, il contratto dei lavoratori della scuola ha condizionato la legge dello Stato, con la conseguenza di avere diffuso una incultura legislativa pericolosa che anima conflittualità inconcludenti.

Il caso attualmente sotto i riflettori riguarda l’incombenza per i dirigenti scolastici di assegnare un bonus premiale ai docenti meritevoli. La legge di riforma (107/2015) istituisce un apposito fondo per la “valorizzazione del merito” (c. 126), affida al Dirigente scolastico il compito di assegnare tale premio (c. 127), infine sancisce che tale premialità è riservata al personale di ruolo e che tale retribuzione si annovera tra le “accessorie” (c. 128).

Una lettura non pregiudiziale comprende che intanto l’individuazione del contenuto di ogni comma stabilisce a sua volta una gerarchia tra ciò che rappresenta il fine di ogni comma e le altre informazioni presenti nel comma stesso. Il comma 127, per inciso, ha questa funzione: sancire la responsabilità del Dirigente nell’individuazione dei docenti meritevoli e nella conseguente assegnazione del bonus economico, coerentemente con il tessuto legislativo che si richiama alla legge 165/2001 di riordino del ruolo dirigenziale. Si è invece aperta una discussione, come al solito spiacevole, incomprensibilmente sbilanciata sul peso della frase di corredo che fa riferimento a “criteri” che il Dirigente dovrebbe usare per assegnare il bonus.

Di tutta evidenza che tale discussione verte su altri obiettivi di rivendicazione che restano legittimi se perseguiti con chiarezza e senza forzature, altrimenti divengono strumenti di prepotenza e prevaricazione che non si addicono al mondo dell’educazione. Da troppo tempo siamo abituati a forme di battaglia sociale, politica e sindacale che non hanno nulla di normale se si crede di appartenere ad una società civile. Non contribuisce a fare chiarezza il comportamento di alcuni esponenti del mondo sindacale che evocano forme di “vendetta privata” sfruttando l’irrazionale accoglienza del sistema penale italiano che consente ricorsi e denunce per ogni strampalata rivendicazione. Così il MIUR ha dovuto emanare un paio di note a chiarimento. In particolare la Nota 0001804 del 19/4/2016 tratta della composizione dei Comitati di valutazione e delle modalità di assegnazione del bonus ai docenti. E ribadisce che al Comitato di valutazione compete fissare dei criteri per la valorizzazione dei docenti, ovvero scrivere in che modo si debba e si possa intendere meritevole un docente. Ribadisce anche che: “Sarà il Dirigente Scolastico ad individuare i destinatari del bonus”. Non mi pare ci siano margini interpretativi. E aggiunge che questa individuazione dovrà farla “sulla base dei criteri espressi dal Comitato nonché sulla base di una motivata valutazione”, citando il comma 127 della legge di riforma. Per non cogliere l’insistenza con cui il MIUR sottolinea che si tratta di una prerogativa dirigenziale occorre perciò essere apertamente in malafede. Piaccia o meno, è sancito da una legge dello Stato e i dirigenti, lo sanno anche i bambini, devono rispettare le leggi dello Stato.

Una successiva Nota, n. 0004370 del 20/4/2016, ancora una volta dedicata alla valorizzazione del merito dei docenti, interviene per sottolineare che il MIUR “ha intenzionalmente scelto un approccio di sostegno alla autonomia delle scuole” a cui, infatti, demanda totalmente le modalità di “utilizzo funzionale” del bonus vincolandolo alla “valorizzazione della professionalità dei docenti” già presente nel comma 127 della legge di riforma.

Non è perciò dato comprendere come si ipotizzino forme di ostruzionismo che ancora una volta etichettano i dirigenti scolastici come nemici di un esercito inesistente. Esercito variamente composto e con numeri tali per cui nessuno, dotato di buon senso, potrebbe giurare su standard professionali uguali per tutte le sue centinaia di migliaia di componenti. Non si spiegherebbero fenomeni di rilevanza nazionale come la caccia al docente tal dei tali in fase di iscrizione al primo anno di un nuovo segmento scolastico, oppure la quasi totale dimenticanza degli ex docenti e il persistere fino alla terza età, nella memoria di tutti noi, del ricordo di un docente in particolare.

Infine: la fantasia delle scuole elaborerà criteri diversi di cui il MIUR terrà conto, probabilmente per elaborare una griglia da assegnare successivamente. Nel frattempo, quel residuo di buon senso che ancora circola nel Paese, dovrebbe esitare assegnazioni non a pioggia né estremamente ridotte, per cui appare credibile l’orientamento già circolante che sembra individuare nel 10% la soglia massima di docenti da premiare. Il come lo vedremo prossimamente.

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