Nel “sistema 0-6 anni” i docenti della Scuola dell’Infanzia saranno ancora docenti di ruolo della Scuola Statale Italiana?

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La Scuola dell’Infanzia Statale costituisce, insieme alla Scuola Primaria e alla Secondaria di primo grado, “il primo segmento del percorso scolastico che concorrere all’elevazione culturale, sociale ed economica del Paese.

Si rivolge alle bambine e ai bambini dai tre ai sei anni di età ed è la risposta al loro diritto all’educazione e alla cura, in coerenza con i principi di pluralismo culturale ed istituzionale presenti nella Costituzione della Repubblica, nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e nei documenti dell’Unione Europea”: lo affermano le Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’Infanzia e del primo ciclo d’istruzione 2012, tuttora vigenti.

Già da questa affermazione si evince la notevole importanza che la Scuola dell’Infanzia Statale assume nella  formazione dell’uomo e del futuro cittadino promuovendo nei bambini che la frequentano lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, della competenza, fornendo un contributo fondamentale nella costruzione delle “ radici dell’alfabetizzazione ”, in previsione dei traguardi di sviluppo che essi dovranno acquisire al termine della scuola dell’obbligo. Le alte finalità che ora lo Stato riconosce alla Scuola dell’Infanzia Statale con al centro il bambino e i suoi poliedrici bisogni cognitivi, affettivi, relazionali, estetici, etici, secondo il comma 181 lettera e) della Legge 107/15 dovrebbero lasciare il posto alla “conciliazione dei tempi di vita, di cura e di lavoro dei genitori”, trasformando di fatto questa Scuola in un mero servizio di assistenza ai bisogni delle famiglie, prevedendo il cofinanziamento dei costi di gestione, da parte dello Stato con trasferimenti diretti o con la gestione diretta delle Scuole dell’Infanzia e da parte delle regioni e degli enti locali al netto delle entrate da compartecipazione delle famiglie utenti del servizio”. Non più Scuola Statale dunque, ma servizio integrato gestito da regioni, enti locali e famiglie.

Emerge nuovamente nel comma 181 la probabile deriva assistenziale che interesserebbe anche le modalità organizzative della didattica stessa, poiché saranno previsti “tempi di compresenza del personale dei servizi educativi per l’Infanzia e dei docenti di Scuola dell’Infanzia” e una modifica dell’orario di servizio degli stessi.

Nel “sistema integrato 0-6 anni” i docenti della Scuola dell’Infanzia saranno ancora docenti di ruolo della Scuola Statale Italiana? Manterranno la loro identità culturale e professionale e i diritti e i doveri dei docenti degli altri gradi scolastici, come ora previsto?
E come faranno tante famiglie che già ora faticano a pagare la retta per la mensa e/o il trasporto ad affrontare la prevista compartecipazione  del servizio alle spese di gestione del futuro servizio integrato? Attualmente la Scuola dell’Infanzia Statale è gratuita per quanto riguarda il personale ed il funzionamento generale, come è bene che sia e che resti affinché si possa garantire a tutti il diritto a frequentarla.

Continuando la disamina del comma 181, si legge della costituzione di poli per l’Infanzia “anche aggregati a Scuole Primarie e Istituti Comprensivi”: con ciò si vorrebbe intendere che la Scuola dell’Infanzia Statale non farebbe più parte degli Istituti Comprensivi? Se cosi fosse, senza l’essenziale connessione anche istituzionale con gli ordini scolastici successivi, la Scuola dell’Infanzia Statale perderebbe la propria identità faticosamente costruita dal 1968, anno della sua nascita, ad oggi. Le Indicazioni Nazionali 2012 rilevano che “la generalizzazione degli Istituti Comprensivi, che riuniscono Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado, crea le condizioni perché si affermi una scuola unitaria di base che prenda in carico i bambini dall’età di tre anni e li guidi fino al termine del primo ciclo di istruzione e che sia capace di riportare i molti apprendimenti che il mondo oggi offre entro un unico percorso strutturante”. È utile allora ricordare e sottolineare che gli Istituti Comprensivi di cui la Scuola dell’Infanzia  Statale oggi è parte integrante, si contraddistinguono come luoghi di coesistenza/convivenza di identità culturali e professionali diversificate con un unico fine: un percorso scolastico unitario e continuo, senza interruzioni e fratture per gli alunni e con una prospettiva organica e sistemica riferita a tutti gli operatori scolastici, alle famiglie, al territorio e alle sue esigenze. Nell’ottica di compartecipazione e condivisione di ogni aspetto del percorso formativo degli alunni dai 3 ai 14 anni risulta evidente come lo “scollamento” di questo segmento scolastico dagli altri ordini di scuola avrebbe ripercussioni su tutto il percorso seguente e come il sistema integrato 0-6 anni possa apparire riduttivo rispetto alla più ampia visione dell’educazione, dell’apprendimento e del curricolo continuo appena descritta.

Considerato che è interesse del Paese assicurare uno sviluppo fisico, psichico e cognitivo equilibrato e sereno dei nostri bambini e delle nostre bambine che solo una Scuola dell’Infanzia capace di porli “al centro del processo di apprendimento” può garantire, i docenti che vi operano e tutti coloro che credono nella cultura e nella formazione sin dalla più tenera età ravvisano l’indiscutibile necessità di mantenerla quale istituzione dello Stato e parte integrante del servizio d’istruzione statale per non privare i nostri figli/alunni del patrimonio professionale fino ad oggi acquisito e agito in continuità verticale con la Scuola Primaria e Secondaria di primo grado/secondo grado; di fugare ogni proponimento atto a calare su questo particolare e importante segmento del nostro sistema educativo e scolastico, interessi estranei ai bisogni dei bambini, sia che provengano da settori economici, sia da coloro che intendono quest’ordine di scuola come un luogo di parcheggio e non un “ambiente di vita, di relazioni e di apprendimento di qualità, garantito dalla professionalità degli operatori e dal dialogo sociale ed educativo con le famiglie e con la comunità” così come sanciscono le Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’Infanzia e del primo ciclo d’istruzione 2012.

Gli insegnanti di Scuola dell’infanzia dell’Istituto Comprensivo di Monte Urano invece propongono che venga salvaguardata la specificità organizzativa, pedagogica e didattica della Scuola dell’Infanzia Statale, i cui tratti educativi e formativi sono ritenuti da molti pedagogisti fondamentali per l’apprendimento e per favorire esiti positivi nei passaggi scolastici successivi attraverso l’eventuale introduzione dell’obbligatorietà almeno dell’ultimo anno di frequenza, per far sì che tutti i bambini possano godere di positive esperienze di vita, emozioni partecipate e insegnamento/apprendimento valido e consolidato.

Sarebbe eventualmente più funzionale a nostro avviso accogliere i Nidi nel percorso statale 3-14 anni arrivando cosi ad offrire una formazione unitaria statale 0-14 anni, piuttosto che procedere alla rottura del funzionale e consolidato connubio Infanzia-Primaria-Secondaria di 1° e 2° grado attraverso la scissione coatta della Scuola dell’Infanzia Statale.

documento del Collegio docenti dell’Istituto Comprensivo Monte Urano FM – Marche  con stralci tratti da  documento dell’AND

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