GaE infanzia dimenticata: quando ricorsi, decreti di ottemperanza e plenarie mettono in ridicolo la scuola. Lettera

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Gruppo Precarie Storiche GaE Infanzia Viterbo – Primo giorno di scuola. Sezione di bambini di tre anni. Le mamme ansiose e preoccupate, i figli intimoriti e rumorosi.

Partono le rassicurazioni: “Non ti preoccupare, amore, ora arriva la maestra!”. Ed eccola lì. Una signora spaesata e confusa, che fino a qualche mese fa lavorava nella segreteria di uno studio legale, che come insegnante non ha fatto nemmeno un giorno in vita sua, ma che, però, ha un diploma magistrale preso negli anni ‘80. Praticamente 30 anni fa. Assurdità? Casi limite? Anomalie? Assolutamente no.

Perché quando il legislatore stabilisce che i diplomi magistrali conseguiti entro il 2001/2002 sono abilitanti per l’insegnamento nella Scuola dell’Infanzia e nella Scuola Primaria, la macchina dei ricorsi parte più rombante che mai e così valanghe e valanghe di persone, più o meno addentro il mondo della scuola, prendono d’assalto la Graduatoria ad Esaurimento (GaE).

Quando, per entrare in GaE a pieno titolo dopo il diploma magistrale, c’è chi ha superato dei concorsi, chi si è iscritto a corsi abilitanti e chi all’Università: Scienze della Formazione Primaria, l’unico corso di laurea che consentiva l’accesso in GaE. Scelte diverse, prese non per divertimento o per il piacere di spendere soldi in tasse o di sacrificare il proprio tempo, ma semplicemente perché sancito dalla normativa, secondo la quale quelli erano gli unici canali possibili per accedervi.

Ecco però, che succede una magia. La GaE, ormai chiusa dal 2007, con centinaia di precarie storiche, che nel frattempo hanno mandato avanti la scuola, legalmente riconosciute da anni e in paziente attesa di ottenere ruoli e stabilizzazioni, si riapre. Frotte di diplomate magistrali, supportate ed indirizzate da sigle sindacali che si trasformano in una vera e propria fabbrica di ricorsi, s’inseriscono a pettine, calpestando i diritti di chi, invece, aveva rispettato le regole fino a quel momento. Le carte in tavola si rimischiano in corso d’opera e in un attimo corsi universitari, concorsi statali e scuole abilitanti diventano non più necessari, ma solo un mero surplus. In quelle centinaia di persone che s’inseriscono e continuano ad inserirsi si trova sia chi nella scuola ha lavorato molto poco sia chi, per anni, ha lavorato nelle scuole paritarie, nella migliore delle ipotesi come docente, ma anche solo come addetta allo sporzionamento del cibo o come assistente. Persone con punteggi tali che gli permettono di sottrarre ruoli e supplenze ai precari storici, punteggi che dovrebbero essere fermi al 2014 e che, invece, ad un primo esame appaiono magicamente lievitati e non adeguati ai criteri di valutazione della GaE.

Nonostante quello che si possa pensare, la nostra non è una crociata contro chi cavalca un diritto sancito dalla legge, ma noi precarie storiche delle GaE, inserite a pieno titolo, chiediamo che la stessa normativa che abbiamo rispettato per accedere, sia osservata anche dagli altri. Non si possono tollerare due pesi e due misure. Questo accanimento per ottenere a tutti i costi l’inserimento dei diplomati in GaE, non considerando l’ingiustizia che stanno subendo le altre categorie, è inaccettabile e ignobile. Mors tua, vita mea. Perché le migliaia di assunzioni di cui si riempiono la bocca in molti, in realtà, o sono pura falsità o sono a discapito di chi attendeva pazientemente in fila nella più totalità legalità.

Sarebbe bastato un inserimento in coda o la creazione di una quarta fascia della graduatoria per non ledere il diritto di nessuno, ma le cose troppo semplici e troppo giuste sono e rimangono sempre pie illusioni. E così si arriva al paradosso, quello vero. Seppure con ricorso pendente, brandendo in mano decreti di ottemperanza, alle diplomate magistrali inserite con riserva, vengono assegnati ruoli e supplenze dai provveditorati e dalle scuole, con una clausola, però.

Se il Consiglio di Stato (che in materia di pedagogia e didattica potrebbe non essere proprio ferrato), nella Riunione Plenaria del 15 novembre p.v., si pronuncerà in maniera definitiva contro l’inserimento in GaE, quelle stesse incaricate vedranno rescisso il proprio contratto, trovandosi senza lavoro e lasciando le scuole, le sezioni, i bambini senza insegnanti, nel pieno dell’anno scolastico. Il colmo dei colmi quindi, quello per cui, nel tentativo di riconoscere i diritti di una categoria, si ledano i diritti di altre persone, fino a mettere in discussione il legittimo funzionamento della scuola.

Questa, signori, è la vostra buona scuola.

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