Contratto docenti. ANIEF: nessun giudice può obbligare sindacati e parte pubblica all’accordo

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ANIEF – Il lungo blocco degli stipendi di un milione di lavoratori della scuola va superato trovando un accordo all’Aran, tra parte pubblica e sindacati: sbaglia chi pensa di bypassarlo, rivolgendosi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, perché in Italia già la Corte Costituzionale, nell’estate del 2015, ha dichiarato illegittimo lo stop stipendiale, però nessun giudice potrà mai obbligare governo e organizzazioni sindacali alla firma di un accordo collettivo nazionale.

ANIEF – Il lungo blocco degli stipendi di un milione di lavoratori della scuola va superato trovando un accordo all’Aran, tra parte pubblica e sindacati: sbaglia chi pensa di bypassarlo, rivolgendosi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, perché in Italia già la Corte Costituzionale, nell’estate del 2015, ha dichiarato illegittimo lo stop stipendiale, però nessun giudice potrà mai obbligare governo e organizzazioni sindacali alla firma di un accordo collettivo nazionale. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, intervistato oggi dalla rivista Orizzonte Scuola sul proliferare di iniziative legali oltreconfine per risarcire i lavoratori della scuola dai danni provocati dal mancato rinnovo contrattuale. 

Il sindacalista spiega che “esiste un preciso istituto, quello dell’indennità di vacanza contrattuale, idoneo a risarcire il lavoratore nelle more dello stanziamento delle risorse economiche. Basti pensare che in passato i contratti si sono firmati anche tre anni dopo e retroattivamente e mai nessuno è andato a Strasburgo a chiedere conto e ragione”. Nel frattempo, continua il sindacalista Anief-Cisal, l’indennità “deve essere corrisposta a fine mese in busta paga come una sorta di anticipo dei futuri adeguamenti di stipendio, nella misura del 50% del costo della vita registrato. Se è vero che nell’ultimo biennio si è parlato quasi di deflazione, negli anni precedenti allo spread e alla speculazione finanziaria i prezzi al consumo sono schizzati alle stelle tanto da condurre nel privato ad aumenti del 20% dei salari. Il problema è che il Governo non sembra intenzionato a sbloccare questa indicizzazione, se le cose restano così come sono fino al 2021 i lavoratori dovrebbero percepire sempre lo stesso stipendio. Così si accenna nel documento di programmazione di economia e finanza”.

Il problema, dunque, esiste ed è di ampia portata. Perché, spiega ancora Pacifico, “il Governo, nel DEF ha ricordato di avere stanziato nell’ultima legge di stabilità 155 milioni di euro per il prossimo triennio, per tutti e tre milioni di lavoratori del pubblico impiego. Non è difficile fare due conti e accorgersi che l’esecutivo intenderebbe così onorare il suo impegno con la Corte e soprattutto con i lavoratori assegnando 17 euro in media all’anno a ognuno, una cifra a dir poco ridicola, specie in considerazione del fatto che negli ultimi anni il costo della vita è aumentato del 20% rispetto a quello registrato nel 2008. È per questa ragione che intendiamo, come Anief, portare avanti un ricorso per l’adeguamento economico dell’indennità di vacanza contrattuale all’inflazione dopo lo sblocco del contratto”.

Per il sindacalista, quindi, i ricorsi da fare non possono che riguardare l’adeguamento dei valori dell’indennità di vacanza contrattuale all’attuale costo della vita. Ora, questa assegnazione economica non prevede alcuna contrattazione sindacale, perché la sua corresponsione “è prevista per legge, da erogare mensilmente. Bisogna però andare da un giudice e chiedere di sbloccare anche la sua indicizzazione come per il contratto dal mese di agosto 2015, visto che una serie di norme ha reiterato il blocco almeno fino al 2018”. Ed è quello che il giovane sindacato sta facendo per conto di tanti di lavoratori.

Il ritorno economico, alla luce del lungo periodo di blocco attuato, ma anche quello che si prevede, ovvero almeno sino al 2018 e forse anche al 2021, e della mancata assegnazione dell’indennità anti-inflazione, non è da poco: va “da un minimo di 180 euro lordi all’anno a un massimo di 1800, calcolati su una busta paga media di 1.500 euro mensili e per gli ultimi dieci anni. Il nostro consiglio – conclude Pacifico – è quello di muoversi alla svelta inoltrando le diffide, il prima possibile, che il sindacato ha messo a disposizione, anche perché per la parte economica la prescrizione potrebbe essere quinquennale nel caso si voglia presentare ricorso”.

Secondo il sindacato, le esigenze di cassa pubblica non possono prevaricare il diritto dei lavoratori, soprattutto perché l'adeguamento dell'indennità di vacanza contrattuale al costo della vita va attuato a prescindere: soprassedere al conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale significa non applicare la normativa vigente in materia di tutela retributiva del pubblico impiego, a partire dall’articolo 2, comma 35, della Legge n. 203/2008, dalla legge finanziaria 2009 e anche le disposizioni previste dal l Decreto Legislativo 150/2009.

Anief, come Cisal e Radamante, intende permettere a tutti i dipendenti pubblici di chiedere l’adeguamento di indennità di vacanza contrattuale al vero costo della vita, quello certificato.

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