Riforme, Fedeli: attenzione al linguaggio che usa chi educa

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“E’ incredibile che qualunque ministro o ministra sia passato” da viale Trastevere “abbia dovuto subire le cose più pesanti dal punto di vista degli attacchi non di merito, ma di modello di rappresentazione pubblica”.

“Parlo di una fase recente” di proteste. “Ho trovato terribile non tanto che ci fossero delle posizioni differenti, mi ha colpito che il linguaggio utilizzato per contrastare legittimamente opinioni differenti dentro il mondo della scuola su alcune innovazioni fosse un linguaggio non degno di chi educa, di chi rappresenta la scuola”.

Così la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, durante la presentazione, oggi alla Camera, del volume “Far crescere la persona. La scuola di fronte al mondo che cambia” della Fondazione Sussidiarietà.

Chiaro il riferimento alle proteste per la “Buona scuola”. “Non si può dire – ha precisato Fedeli, portando alcuni esempi – che sono state deportate le persone, qual è l’insegnamento che diamo? Non si può usare la parola ‘sceriffo’. Puoi non essere d’accordo sulla scelta in cui si è superato il precariato, è legittimo”, ma attenzione al linguaggio che si usa.

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