LEGGE DI STABILITÀ – Ancora una volta statali e pensionati pagano di tasca loro

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Anief-Confedir: se il testo approvato dal Governo venisse confermato, con gli stipendi fermi a tutto il 2014, si violerebbero i principi richiamati dalla sentenza della Corte Costituzionale sull’illegittimità della proroga del blocco stipendiale. Un’altra decisione della Consulta, attesa per novembre, potrebbe comunque rimettere tutto in discussione. Altrimenti il sindacato è già pronto per una nuova stagione di ricorsi.

Anief-Confedir: se il testo approvato dal Governo venisse confermato, con gli stipendi fermi a tutto il 2014, si violerebbero i principi richiamati dalla sentenza della Corte Costituzionale sull’illegittimità della proroga del blocco stipendiale. Un’altra decisione della Consulta, attesa per novembre, potrebbe comunque rimettere tutto in discussione. Altrimenti il sindacato è già pronto per una nuova stagione di ricorsi.

Il Governo italiano non sembra volerne sapere delle sentenze dei giudici. Tanto che nell’ultima bozza della Legge di Stabilità 2014 non solo ignora il parere espresso dalla Corte Costituzionale sull’illegittimità della proroga del blocco stipendiale, poiché non rientra più nei casi di eccezionalità, ma inasprisce ancora più il provvedimento. Sia approvando un prelievo “una tantum” sugli stipendi, in base al reddito (anche questo reputato incostituzionale), sia provvedendo anche alla proroga dell’indennità di vacanza contrattuale sino al 2017. Il sindacato annuncia sin d’ora che non starà a guardare, ma annuncia una nuova stagione di ricorsi per difendere il potere di acquisto degli stipendi, anche dei pensionati, oltre che la professionalità di chi opera nella pubblica amministrazione.

Non si capisce perché i magistrati della Repubblica hanno ottenuto la cancellazione del blocco degli automatismi di carriera (sentenza n. 223/12 della Corte costituzionale che annulla art. 9, c. 21 della L. 122/2010) e ottenuto gli aumenti da dicembre 2012, mentre per gli altri dipendenti pubblici il trattamento debba essere così penalizzante. In base a quanto indicato nell’art. 11 del “Disegno di Legge di Stabilità 2014”, infatti, l’attuazione della razionalizzazione della spesa pubblica passa per il blocco dell’indennità di vacanza contrattuale sui valori relativi al 31 dicembre 2013. Peraltro, su questo punto, facendo riferimento al comma 17 dell’art. 9 della Legge 122/2010, il blocco si riferirebbe ai valori stipendiali addirittura del 2010.

Inoltre, sovvertendo quanto espresso dai più alti rappresentanti del Governo, le norme sul blocco degli stipendi si applicheranno anche al personale in forza al servizio sanitario nazionale. E non meno gravi sono le disposizioni relative al fermo, sino a tutto il 2014, della parte economica della contrattazione. Con le risorse destinate al trattamento accessorio che, dal 1° gennaio 2015, saranno decurtate dell’importo ridotto rispetto alla proroga del contratto stesso.

Quello che in tanti ancora non hanno capito, anche tra gli addetti ai lavori, – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è che questi soldi sottratti nel biennio 2013/14 non sono più recuperabili. A riportare il tutto su dei binari di giustizia potrebbe essere ancora una volta quella Corte costituzionale, che lo scorso anno ha già annullato il blocco degli scatti per i magistrati. Se venisse ribadita questa posizione, ne beneficerebbe, oltre il personale della scuola, anche quello in servizio nelle agenzie delle telecomunicazioni, della sanità e dell’università”.

È tutto dire che se la Legge di Stabilità venisse confermata, persino gli onorari degli avvocati dello Stato verrebbero ridotti nella misura del 50% relativamente alle cause favorevoli all’amministrazione. Per non parlare della mancata considerazione per la recente sentenza della Corte Costituzionale, la n. 216, che ha ripristinato il contributo di solidarietà anche per le pensioni elevate. Mentre per il processo di deindicizzazione delle pensioni, il Governo ha deciso di fissare l’aliquota del 90% per i trattamenti superiori al minimo di tre volte, al 75% per quelli che superano la pensione minima quattro volte e al 50% per gli assegni che vanno oltre cinque volte la quota base.

Se queste disposizioni diventeranno legge – continua Pacifico – la Confedir ha intenzione di sottoporre, assieme all’Anief, formale ricorso al tribunale del lavoro. L’obiettivo è ottenere giustizia da un Governo che non ha alcuna autorizzazione per violare in modo unilaterale tanti articoli della Costituzione italiana. In particolare, ignorando l’equo trattamento di lavoratori contribuenti, che pagano regolarmente le tasse. Non è possibile poi dimenticarsi, per i conti pubblici che non tornano, degli aumenti da conferire proporzionalmente al lavoro profuso. E superare quanto indicato nei contratti collettivi in vigore. Per tutti questi motivi, non è possibile ridurre ai minimi termini gli stipendi dei dipendenti pubblici, tenendoli fermi ai valori di due decenni fa: diciamo basta a questi illegittimi interventi sulle baste paga di oltre tre milioni di statali, operati da un’amministrazione che – conclude il rappresentante Anief-Confedir – vestendo i panni del legislatore sta commettendo una colossale ingiustizia”.

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