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Pratiche innovative di verifica e valutazione degli apprendimenti anche con l’utilizzo delle tecnologie digitali: l’Intelligenza Artificiale a servizio delle rubriche di feedback parte dall’IC Renato Guttuso di Villagrazia di Carini

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Nell’attuale panorama scolastico italiano, pochi temi suscitano tanta attenzione e dibattito quanto la valutazione. Da sempre considerata la cartina tornasole del percorso formativo degli studenti, essa ha vissuto negli ultimi anni un processo di trasformazione profonda, spinta da innovazioni normative e da nuove sensibilità pedagogiche. È in questo contesto che si colloca il corso di formazione di 30 ore organizzato presso l’Istituto Comprensivo Renato Guttuso di Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo, sotto la guida sapiente della dirigente scolastica architetto prof.ssa Valeria La Paglia. Un corso dal titolo “Pratiche innovative di verifica e valutazione degli apprendimenti anche con l’utilizzo delle tecnologie digitali” (titolo progetto: “Teachers for future”, codice progetto: M4C1I2.1-2023-1222-P-42788, CUP: E24D23003540006) che non si è limitato a trasferire competenze tecniche, ma si è proposto come vero e proprio cantiere culturale, capace di stimolare riflessioni e pratiche innovative sul ruolo della valutazione e sull’impatto che l’intelligenza artificiale può avere nel rinnovarla.

La scelta della modalità laboratoriale è stata determinante. Non un percorso teorico e astratto, ma un’esperienza immersiva che ha visto i docenti protagonisti, chiamati a confrontarsi, sperimentare, riflettere insieme. L’IA non è stata presentata come un gadget tecnologico, ma come strumento concreto per affrontare nodi quotidiani: come costruire prove più autentiche, come valutare competenze trasversali, come personalizzare i feedback senza moltiplicare il carico burocratico.

Il corso si è collocato nel solco delle recenti innovazioni normative che hanno cambiato il volto della valutazione nella scuola primaria e secondaria di primo grado. L’O.M. n. 3 del 9 gennaio 2025, in particolare, ha reintrodotto i giudizi sintetici al posto dei voti numerici, accompagnati da descrizioni dei livelli di apprendimento. Un cambiamento che impone ai docenti nuove competenze nella redazione di osservazioni, rubriche e descrizioni coerenti. Da qui la necessità di strumenti che supportino il lavoro e garantiscano uniformità, trasparenza e comunicabilità con le famiglie.

Il cuore del corso è stato il rapporto tra valutazione e intelligenza artificiale. Si è trattato di un vero e proprio laboratorio di ricerca-azione, dove la tecnologia è stata sperimentata in funzione delle pratiche valutative. I docenti hanno potuto verificare come l’IA possa generare compiti autentici, adattare prove per alunni con bisogni educativi speciali, costruire rubriche di valutazione e produrre feedback motivanti. Non un futuro lontano, ma una realtà immediata e già disponibile, che attende solo di essere integrata con professionalità e senso critico.

Ciò che rende unica questa esperienza è il suo carattere collettivo e condiviso. Ogni lezione ha avuto un momento laboratoriale, ogni docente ha contribuito portando esempi concreti dalla propria classe, ogni attività è stata occasione di confronto e di crescita comune. La scuola, in questa prospettiva, si è configurata come comunità di pratiche, capace di innovare insieme.

Il corso presso l’IC “Renato Guttuso” di Villagrazia di Carini (PA) ha segnato un passaggio culturale importante: ha mostrato che valutare non significa giudicare dall’alto, ma accompagnare, stimolare, documentare i progressi. E che l’IA, se usata con consapevolezza, può diventare un alleato prezioso per liberare tempo, ridurre pregiudizi e rendere la valutazione più equa, trasparente e vicina ai reali bisogni degli studenti.

La cornice normativa della valutazione nella scuola primaria e secondaria di primo grado

Parlare di valutazione oggi significa necessariamente confrontarsi con un quadro normativo in continua evoluzione. La scuola italiana, negli ultimi anni, ha vissuto un processo di riforma che ha spostato progressivamente l’attenzione dal voto numerico alla centralità delle competenze e dei giudizi descrittivi. Questo percorso non è lineare, ma risponde a una precisa esigenza: rendere la valutazione uno strumento educativo, e non solo certificativo.

Un punto di riferimento imprescindibile è il D.Lgs. 62/2017, che ha ridefinito le modalità di valutazione, esami e certificazioni nel primo ciclo d’istruzione. Il decreto sottolinea che la valutazione deve avere funzione formativa ed educativa, concorrere al miglioramento degli apprendimenti e promuovere l’autovalutazione degli studenti. Non più quindi un giudizio statico, ma uno strumento dinamico che accompagna il processo formativo.

Successivamente, l’O.M. n. 172 del 2020 ha introdotto nella scuola primaria i giudizi descrittivi in sostituzione dei voti numerici in decimi. È stato un passaggio significativo: non bastava più dire “otto” o “sei”, bisognava descrivere il livello di padronanza dell’alunno rispetto agli obiettivi di apprendimento. Tuttavia, questa forma ha mostrato limiti di complessità comunicativa con le famiglie e di omogeneità tra scuole.

Proprio per rispondere a queste criticità, l’O.M. n. 3 del 9 gennaio 2025 ha introdotto una nuova modalità valutativa. A partire dall’anno scolastico 2024/2025, i giudizi periodici e finali della scuola primaria non sono più espressi con voti numerici, ma attraverso una scala di sei livelli sintetici: Ottimo, Distinto, Buono, Discreto, Sufficiente, Non sufficiente. Questi giudizi sono accompagnati da descrizioni che specificano i livelli di apprendimento raggiunti. È un sistema che mira a garantire chiarezza e trasparenza, rendendo la valutazione più immediatamente comprensibile alle famiglie, pur mantenendo l’attenzione sugli obiettivi di competenza.

Nella scuola secondaria di primo grado, invece, la valutazione resta espressa in voti numerici per le discipline, ma l’ordinanza ha modificato la valutazione del comportamento, prevedendo criteri più stringenti per la coerenza educativa.

In questo scenario, il ruolo del docente diventa ancora più complesso: deve trasformare osservazioni quotidiane in giudizi sintetici, deve redigere descrizioni chiare e motivate, deve documentare i progressi. Qui l’IA si rivela uno strumento prezioso, perché aiuta a strutturare rubriche, schede di osservazione e descrizioni coerenti con i livelli ministeriali.

Un altro riferimento normativo fondamentale restano le Indicazioni Nazionali del 2012, che definiscono i traguardi di competenza al termine della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado. Esse pongono al centro la formazione integrale dello studente e la valutazione come strumento di crescita, in linea con le competenze chiave europee.

In sintesi, la cornice normativa attuale chiede alla scuola di passare da una valutazione centrata sul voto numerico a una valutazione per competenze, più chiara e trasparente, capace di documentare i processi. Un compito non facile, che richiede strumenti adeguati e una nuova cultura professionale. È qui che il corso del “Renato Guttuso” trova la sua piena legittimazione: dare ai docenti non solo conoscenze teoriche, ma strumenti pratici, anche attraverso l’IA, per tradurre la normativa in azioni quotidiane efficaci.

La sfida della valutazione: tra conoscenze e competenze

Uno dei nodi centrali della riflessione pedagogica contemporanea riguarda il rapporto tra conoscenze e competenze. Per decenni la scuola ha misurato il successo scolastico soprattutto in termini di nozioni apprese, di dati memorizzati e riprodotti. La valutazione era strettamente legata a verifiche nozionistiche: interrogazioni, prove scritte, test standardizzati. Ma questo modello mostra sempre più chiaramente i suoi limiti, soprattutto in una società che cambia rapidamente e che chiede ai cittadini capacità di pensiero critico, creatività, adattamento, spirito collaborativo.

La normativa scolastica italiana, in sintonia con le linee guida europee, ha ormai sancito che il traguardo non sono solo le conoscenze disciplinari, ma la capacità di utilizzarle in contesti diversi, di trasferirle e rielaborarle. Le Indicazioni Nazionali 2012 parlano chiaro: l’apprendimento deve essere significativo e duraturo, e questo si ottiene solo se lo studente è in grado di mobilitare conoscenze e abilità per affrontare compiti complessi. Da qui la centralità delle competenze.

Il passaggio dai voti ai giudizi sintetici (O.M. 3/2025) non è una semplice questione formale, ma esprime proprio questa nuova visione: non basta un numero per dire cosa uno studente sa, bisogna descrivere cosa sa fare con quello che ha appreso. In questo senso, la valutazione deve essere vista come documentazione di un percorso, come racconto dei progressi, come accompagnamento verso traguardi più alti.

Questa trasformazione comporta però delle sfide notevoli per i docenti. Da un lato c’è la necessità di cambiare mentalità: non limitarsi a “verificare” ciò che è stato studiato, ma progettare esperienze che permettano agli alunni di mostrare le loro competenze. Dall’altro, c’è la difficoltà pratica di tradurre le osservazioni quotidiane in descrizioni chiare e coerenti con i livelli ministeriali. Spesso gli insegnanti si trovano a dover redigere pagine di osservazioni, con il rischio di cadere nella genericità o nella ripetizione di formule poco significative.

Ecco che l’intelligenza artificiale entra in gioco come un possibile facilitatore. Non si tratta di delegare la valutazione alla macchina, ma di utilizzare l’IA per generare esempi di compiti autentici, suggerire descrizioni mirate, creare rubriche personalizzate. Ad esempio, un docente può chiedere all’IA di trasformare una verifica tradizionale in un compito più vicino alla vita reale, o di proporre criteri di valutazione chiari e osservabili. In questo modo si alleggerisce il carico burocratico e si aumenta la trasparenza verso gli studenti e le famiglie.

La vera sfida è allora duplice: da un lato superare il paradigma nozionistico per abbracciare un modello formativo centrato sulle competenze; dall’altro dotarsi di strumenti adeguati per documentare e rendere visibile questo processo. La valutazione diventa così una pratica di responsabilità collettiva: non serve a etichettare, ma a sostenere, a rendere gli studenti protagonisti, a favorire un amore duraturo per la conoscenza.

L’intelligenza artificiale come strumento didattico e valutativo

Quando si parla di intelligenza artificiale a scuola, spesso emergono paure e resistenze. Alcuni temono che possa sostituire l’insegnante, altri che riduca l’apprendimento a un esercizio meccanico. Ma l’esperienza maturata nel corso di formazione al Renato Guttuso mostra un’altra prospettiva: l’IA può diventare uno strumento al servizio del docente, capace di rendere più efficiente, equa e personalizzata la valutazione.

Innanzitutto, l’IA può supportare nella creazione di compiti autentici. Se la valutazione deve misurare le competenze, servono prove che vadano oltre la semplice ripetizione di nozioni. Un docente di scienze può chiedere all’IA: “Genera tre compiti autentici sul ciclo dell’acqua per studenti di quarta primaria”. Il risultato saranno attività che chiedono agli alunni di collegare la teoria a situazioni reali: progettare un esperimento casalingo, spiegare il ciclo dell’acqua a un compagno più piccolo, interpretare un fenomeno meteorologico.

Un secondo ambito è quello delle rubriche di valutazione. Creare rubriche chiare, dettagliate e coerenti con la normativa richiede tempo e precisione. L’IA può proporre griglie con criteri osservabili, distinguere i diversi livelli di padronanza, collegare ogni giudizio sintetico (da “Ottimo” a “Non sufficiente”) a descrizioni comprensibili. Questo non significa utilizzare acriticamente ciò che la macchina produce, ma avere una base solida su cui il docente può intervenire, adattando e personalizzando.

Altro punto cruciale è il feedback personalizzato. La ricerca pedagogica ci dice che un feedback efficace è tempestivo, specifico e motivante. Nella pratica, però, i docenti devono correggere decine di elaborati e spesso si limitano a commenti generici. Con l’IA è possibile generare diversi tipi di feedback: motivante (per rinforzare l’autostima), correttivo (per spiegare l’errore) e orientato al futuro (per suggerire strategie di miglioramento). Così ogni studente riceve un messaggio personalizzato, che lo accompagna nel percorso.

L’IA è utile anche per l’inclusione. Nella scuola primaria non mancano alunni con DSA, BES o bisogni particolari. L’IA può adattare testi e consegne, semplificare il linguaggio, proporre varianti per chi ha più difficoltà o per chi, al contrario, mostra livelli di competenza avanzata. In questo modo la valutazione diventa realmente personalizzata.

Infine, l’IA aiuta nella documentazione dei progressi. Spesso i docenti hanno osservazioni preziose, ma frammentarie: note scritte a margine, impressioni raccolte in classe. L’IA può organizzare queste informazioni in schede strutturate, collegate ai giudizi ministeriali. Ciò rende più facile comunicare con le famiglie e con i colleghi del team docente.

Naturalmente, tutto questo deve essere guidato da una regola chiara: l’IA non sostituisce la professionalità dell’insegnante, ma la potenzia. È il docente che mantiene la responsabilità del giudizio, che interpreta i dati, che dà senso al percorso. L’IA è uno strumento che alleggerisce il carico e amplia le possibilità, permettendo al docente di concentrarsi sull’essenziale: la relazione educativa con i suoi studenti.

La modalità laboratoriale del corso di formazione

Il corso di formazione tenutosi presso l’Istituto Comprensivo Renato Guttuso di Villagrazia di Carini, guidato dal DS Valeria La Paglia, si è distinto non solo per i contenuti innovativi, ma soprattutto per la modalità laboratoriale adottata. Non un semplice ciclo di lezioni frontali, ma un percorso che ha visto i docenti diventare protagonisti, impegnati in attività pratiche, sperimentazioni concrete, momenti di riflessione collettiva. È stata questa impostazione a rendere il corso realmente trasformativo, capace di incidere non solo sulle conoscenze, ma anche sulle pratiche quotidiane dei partecipanti.

Il percorso, articolato in 30 ore suddivise in 10 incontri, è stato pensato come un itinerario progressivo che ha accompagnato i docenti dalla riflessione teorica all’applicazione pratica. Ogni lezione è stata scandita da tre momenti fondamentali: una parte introduttiva, dedicata al quadro normativo e pedagogico; una parte centrale, in cui venivano presentati esempi di utilizzo dell’intelligenza artificiale nella valutazione; e, soprattutto, una parte laboratoriale, in cui i docenti, suddivisi in piccoli gruppi, sperimentavano direttamente quanto appreso.

La scansione dei moduli è stata costruita con un crescendo di complessità. La lezione 1 ha affrontato il tema generale della valutazione e della possibilità di rinnovarla grazie all’IA, ponendo le basi concettuali e motivazionali. La lezione 2 ha approfondito la cornice normativa, con particolare attenzione all’O.M. 3/2025, indispensabile per comprendere i nuovi giudizi sintetici e le loro implicazioni. La lezione 3 ha introdotto la valutazione autentica, mostrando come l’IA possa generare compiti reali e significativi.

La lezione 4 è stata dedicata alla personalizzazione, tema centrale per una scuola inclusiva, con laboratori mirati all’adattamento dei compiti per studenti con DSA, BES e plusdotati. La lezione 5 ha affrontato la valutazione delle competenze trasversali, come collaborazione, problem solving, autonomia, evidenziando come queste dimensioni possano essere osservate e documentate grazie a rubriche costruite anche con l’IA.

La lezione 6 ha messo al centro la valutazione formativa in itinere, con esercitazioni pratiche su feedback immediati e domande formative. La lezione 7 ha approfondito la costruzione di rubriche di valutazione e autovalutazione, strumento indispensabile per garantire trasparenza e coerenza. Infine, la lezione 8 ha avuto carattere conclusivo e progettuale: i docenti hanno condiviso i lavori realizzati, riflettuto sulle sperimentazioni in classe e tracciato prospettive per il futuro.

Questa progressione ha reso il corso, di trenta ore, non un insieme di lezioni isolate, ma un vero e proprio percorso di crescita professionale, in cui ogni tappa era legata alla successiva e contribuiva a costruire una visione complessiva.

Un altro elemento distintivo è stato l’uso costante del lavoro di gruppo. I docenti hanno collaborato per risolvere problemi, creare materiali, riflettere insieme. Questo ha favorito un clima di comunità, di scambio e di mutuo apprendimento. Non si è trattato solo di acquisire strumenti, ma di imparare a fare scuola insieme, condividendo esperienze e difficoltà.

La modalità laboratoriale ha mostrato tutta la sua efficacia nel coniugare teoria e pratica. Molti insegnanti hanno sottolineato come, per la prima volta, un corso di formazione non si limitasse a illustrare principi generali, ma offrisse strumenti immediatamente spendibili in classe: schede operative, rubriche pronte da adattare, esempi di compiti autentici, modelli di feedback personalizzati.

In questo senso, il corso ha rappresentato un esempio virtuoso di formazione continua, intesa non come adempimento burocratico, ma come reale occasione di crescita e innovazione.

I laboratori: il cuore del corso

Se la modalità laboratoriale ha dato al corso la sua impronta, i laboratori ne hanno costituito il cuore pulsante. È in queste attività che i docenti hanno potuto sperimentare concretamente l’intelligenza artificiale, confrontarsi con esempi pratici, produrre materiali e riflettere insieme sulle potenzialità e i limiti degli strumenti digitali.

Il primo gruppo di laboratori è stato dedicato ai compiti autentici. I docenti, partendo da una disciplina a loro scelta, hanno chiesto all’IA di proporre attività vicine alla vita reale degli alunni: dalla creazione di un giornalino di classe in italiano, alla progettazione di un orto in scienze, fino all’analisi di situazioni quotidiane in matematica. L’obiettivo era verificare come l’IA possa suggerire compiti che non misurano solo conoscenze astratte, ma competenze concrete e trasferibili.

Il secondo laboratorio ha affrontato il tema della personalizzazione. Utilizzando l’IA, i docenti hanno adattato un compito autentico a diversi profili di studenti: un alunno con DSA, uno con BES, uno con competenze avanzate. L’esperimento ha mostrato come l’IA possa generare varianti calibrate sulle esigenze di ciascun alunno, offrendo un supporto concreto all’inclusione.

Il terzo laboratorio si è concentrato sulle rubriche di valutazione. I docenti hanno chiesto all’IA di produrre griglie per la valutazione di specifici compiti, con criteri chiari e livelli coerenti con i giudizi ministeriali. Questo ha permesso di riflettere sull’importanza della trasparenza e dell’equità nella valutazione, evitando formulazioni generiche e poco comunicative.

Un quarto laboratorio ha riguardato i feedback personalizzati. Partendo da un elaborato, i docenti hanno sperimentato come l’IA possa generare diversi tipi di feedback: motivanti, correttivi, orientati al futuro. L’attività ha messo in luce la possibilità di fornire a ogni studente un commento specifico e motivante, senza aumentare il carico di lavoro del docente.

Altri laboratori hanno riguardato la valutazione formativa in itinere, con esercizi su domande formative e tracciamento dei progressi, e la costruzione di rubriche di autovalutazione, per rendere gli studenti protagonisti del proprio percorso.

Ciò che ha colpito i docenti è stata la concretezza di queste esperienze. Non si è parlato di IA in astratto, ma si è lavorato con esempi reali, con elaborati scolastici, con consegne tratte dalla quotidianità della classe. Ogni gruppo è uscito dal laboratorio con un prodotto concreto: una rubrica, un compito autentico, un set di feedback, una scheda di progressi.

Il valore dei laboratori è stato duplice. Da un lato, hanno permesso ai docenti di acquisire competenze pratiche immediatamente spendibili. Dall’altro, hanno favorito la riflessione critica: fino a che punto possiamo fidarci dell’IA? Quali limiti emergono? Come adattare i materiali generati? La tecnologia non è stata vissuta come sostituto del docente, ma come alleato da usare con discernimento, capace di potenziare la professionalità e non di ridurla.

In definitiva, i laboratori hanno rappresentato l’anima del corso: luoghi di sperimentazione, confronto e crescita, in cui la valutazione è stata ripensata non come un atto burocratico, ma come pratica viva e dinamica, resa più efficace dall’uso consapevole dell’intelligenza artificiale.

Le rubriche di valutazione: uno strumento per la trasparenza e l’equità

Tra i diversi strumenti emersi nel corso di formazione, le rubriche di valutazione hanno rappresentato uno dei più apprezzati e discussi. Non si tratta di una novità assoluta nel panorama didattico, ma il loro utilizzo nella scuola primaria e secondaria di primo grado assume oggi un valore particolarmente rilevante, soprattutto alla luce delle recenti riforme normative.

La rubrica è una griglia che descrive in modo chiaro e sistematico i criteri di valutazione e i livelli di padronanza raggiunti dagli studenti. È un dispositivo che ha una duplice funzione: da un lato guida il docente, offrendo parametri oggettivi per osservare e giudicare; dall’altro informa lo studente e la famiglia, rendendo la valutazione più trasparente e comprensibile.

Con l’introduzione dei giudizi sintetici nella scuola primaria, stabiliti dall’O.M. 3/2025, le rubriche diventano indispensabili. Non basta più attribuire un “Distinto” o un “Discreto”: bisogna spiegare cosa significa concretamente quel livello in termini di conoscenze, abilità e competenze. Le scuole, come previsto dalla normativa, devono collegare i giudizi a descrizioni specifiche e coerenti con gli obiettivi del curricolo di istituto. La rubrica è lo strumento che permette di effettuare questa operazione in modo sistematico.

Il corso ha mostrato come l’intelligenza artificiale possa offrire un supporto significativo nella costruzione delle rubriche. I docenti hanno sperimentato la possibilità di chiedere all’IA di generare rubriche partendo da un compito specifico, indicando i criteri da osservare (ad esempio, chiarezza espositiva, correttezza dei contenuti, capacità di collegamento). In pochi secondi, l’IA propone una griglia articolata, con descrizioni per ciascun livello. È chiaro che queste rubriche devono essere adattate e verificate dal docente, ma costituiscono una base di lavoro che fa risparmiare tempo e stimola la riflessione.

Un aspetto importante emerso nei laboratori è stato il valore formativo delle rubriche. Non servono solo a giudicare, ma diventano uno strumento di apprendimento: se condivise con gli studenti, li aiutano a capire quali sono gli obiettivi, cosa significa fare un buon lavoro, dove migliorare. In questo senso, la rubrica non è uno strumento del docente, ma un patto educativo tra insegnanti e alunni.

Un altro elemento discusso è stata la possibilità di utilizzare rubriche per le competenze trasversali: collaborazione, autonomia, problem solving. Anche qui l’IA si è rivelata utile, suggerendo descrittori concreti e osservabili. Ad esempio, per la competenza “collaborare”, l’IA può proporre livelli che vanno da “partecipa attivamente e favorisce il lavoro del gruppo” fino a “fatica a lavorare in gruppo e preferisce agire da solo”.

Naturalmente, non sono mancate riflessioni critiche. Alcuni docenti hanno sottolineato il rischio di una eccessiva standardizzazione, di rubriche troppo rigide che non lasciano spazio alla creatività e alla complessità dei percorsi individuali. Altri hanno evidenziato la necessità di adattare il linguaggio delle rubriche all’età degli alunni, per evitare formulazioni troppo tecniche.

In definitiva, le rubriche emerse nel corso hanno mostrato il loro potenziale come strumenti di equità e trasparenza. Permettono di ridurre i margini di soggettività, di comunicare meglio con le famiglie, di responsabilizzare gli studenti. L’IA, se usata con discernimento, diventa un alleato prezioso nella loro costruzione, ma la vera ricchezza sta nella capacità dei docenti di personalizzarle e farle vivere in classe.

L’autovalutazione degli studenti

Un altro tema centrale affrontato nel corso è stato quello dell’autovalutazione degli studenti. Nella scuola tradizionale, la valutazione è sempre stata percepita come un atto unidirezionale: l’insegnante osserva, giudica e restituisce un voto o un giudizio. Ma le più recenti teorie pedagogiche, così come la normativa italiana, sottolineano che la valutazione deve avere una funzione formativa ed educativa. E ciò implica che lo studente non sia un soggetto passivo, ma parte attiva del processo.

L’autovalutazione permette agli alunni di riflettere sui propri punti di forza e di debolezza, di riconoscere i progressi compiuti, di individuare gli aspetti su cui lavorare. È una pratica che sviluppa la metacognizione, cioè la capacità di riflettere sul proprio apprendimento, e favorisce la motivazione intrinseca. Quando un bambino impara a dire: “Sono migliorato nell’esposizione orale, ma devo lavorare sulla scrittura”, acquisisce consapevolezza e responsabilità.

Il corso ha mostrato come l’IA possa supportare questa pratica. I docenti hanno sperimentato la possibilità di chiedere all’IA di generare schede di autovalutazione semplici e comprensibili, con domande guida o scale di autopercezione. Ad esempio: “Quanto ti senti sicuro nel raccontare un argomento davanti alla classe? Molto – Abbastanza – Poco – Per niente”. Oppure: “Qual è la parte che ti è riuscita meglio in questo compito? Quale invece pensi di poter migliorare?”.

L’IA può anche proporre rubriche di autovalutazione parallele a quelle del docente, in modo che l’alunno possa confrontare la sua percezione con il giudizio dell’insegnante. Questo confronto diventa occasione di dialogo e di crescita, riducendo la distanza tra chi valuta e chi è valutato.

Un punto emerso con chiarezza è l’importanza di adattare il linguaggio e lo strumento all’età degli alunni. Nella scuola primaria, l’autovalutazione deve essere semplice, visiva e motivante: faccine, colori, brevi descrizioni. L’IA può aiutare a tradurre concetti complessi in modalità accessibili. Nella secondaria di primo grado, invece, si possono introdurre strumenti più articolati, come schede scritte o questionari.

Il valore dell’autovalutazione non sta solo nel rendere lo studente protagonista, ma anche nel cambiare il ruolo del docente. L’insegnante non è più solo colui che assegna un voto, ma diventa facilitatore di consapevolezza, guida che aiuta l’alunno a leggere i propri progressi e a darsi obiettivi realistici.

Naturalmente, anche in questo ambito ci sono sfide. Non tutti gli alunni sono abituati a riflettere su se stessi, alcuni tendono a sopravvalutarsi, altri a sottovalutarsi. È compito del docente accompagnare gradualmente gli studenti in questo percorso, utilizzando strumenti che li sostengano. L’IA può essere utile nel fornire modelli di schede e rubriche, ma resta sempre la mediazione pedagogica dell’insegnante a fare la differenza.

In conclusione, l’autovalutazione è una pratica che, se introdotta con gradualità e accompagnata da strumenti adeguati, può trasformare la cultura della valutazione. Non più giudizio imposto dall’alto, ma percorso condiviso. Non più etichetta definitiva, ma occasione di crescita. Il corso dell’IC Renato Guttuso, magistralmente diretto dalla Dirigente Valeria La Paglia, ha mostrato come l’IA possa facilitare questa transizione, offrendo materiali e schede adattabili, ma ha ribadito che il vero cambiamento avviene quando docenti e studenti imparano a guardarsi negli occhi e a riconoscere insieme i progressi compiuti.

I feedback personalizzati: la voce dell’IA accanto al docente

Tra i temi più innovativi affrontati nel corso di formazione all’IC Renato Guttuso, quello dei feedback personalizzati ha suscitato grande interesse tra i docenti. Se infatti la valutazione è oggi intesa come pratica formativa, non basta più un giudizio sintetico o un numero: ciò che realmente aiuta lo studente a crescere è la qualità del feedback che riceve.

Il feedback è la risposta che il docente restituisce allo studente dopo un compito, un’attività, un intervento. Non è un semplice commento, ma un momento chiave di dialogo educativo: attraverso il feedback lo studente capisce cosa ha fatto bene, dove ha sbagliato e come può migliorare. La ricerca pedagogica lo conferma: un feedback efficace è tempestivo, specifico, motivante e orientato al futuro.

Nella pratica quotidiana, però, fornire feedback di qualità a tutti gli studenti è una sfida enorme. Un insegnante di primaria con più di venti alunni si trova a correggere decine di elaborati ogni settimana. Spesso, per ragioni di tempo, i commenti si riducono a formule generiche: “Attento agli errori di ortografia”, “Molto bene”, “Devi impegnarti di più”. Commenti che non sempre aiutano lo studente a capire davvero come migliorare.

L’intelligenza artificiale si rivela qui un alleato prezioso. I docenti del corso hanno sperimentato come l’IA possa generare feedback personalizzati partendo da un elaborato. Inserendo il testo di uno studente o i risultati di un compito, è possibile chiedere all’IA di formulare tre tipi di feedback:

  • Motivante: per rinforzare l’autostima e valorizzare i progressi.
  • Correttivo: per evidenziare gli errori e proporre strategie di correzione.
  • Orientato al futuro: per indicare obiettivi concreti su cui lavorare.

Ad esempio, di fronte a un testo narrativo, l’IA può restituire un feedback motivante (“Hai usato belle descrizioni che rendono la storia vivida”), uno correttivo (“Fai attenzione ai tempi verbali, a volte passi dal passato al presente senza motivo”) e uno orientato al futuro (“Prova ad arricchire i dialoghi tra i personaggi per rendere la narrazione più coinvolgente”).

Questa capacità di differenziare il feedback è stata percepita come una vera rivoluzione: ogni studente riceve un messaggio personalizzato, specifico, pensato per lui. Non si tratta di sostituire la voce del docente, ma di affiancarla e potenziarla. L’insegnante mantiene il controllo, può adattare i testi proposti dall’IA, scegliere quelli più adatti al contesto, integrare con osservazioni personali.

Un altro punto di forza emerso è la possibilità di semplificare il linguaggio dei feedback per renderli accessibili ai bambini della primaria. L’IA può tradurre concetti complessi in frasi brevi e positive: “Bravo! Hai migliorato la scrittura. Ora prova a usare più punti e virgole per rendere le frasi più chiare”. Questo aiuta a non scoraggiare gli alunni e a mantenere alta la motivazione.

Anche le famiglie possono beneficiare di feedback più strutturati. Un genitore che legge commenti chiari e dettagliati riesce a capire meglio i progressi del figlio e a sostenerlo nel percorso.

Naturalmente, anche qui non mancano sfide. Alcuni docenti hanno sottolineato il rischio di una certa “standardizzazione” dei messaggi generati dall’IA. Per questo è fondamentale la mediazione dell’insegnante, che deve personalizzare e umanizzare i feedback. L’IA è uno strumento potente, ma non può sostituire la sensibilità pedagogica del docente, capace di cogliere i bisogni emotivi e relazionali di ciascun bambino.

In definitiva, il corso ha mostrato che i feedback personalizzati con l’aiuto dell’IA rappresentano un passo decisivo verso una valutazione più equa e motivante. Rendono la scuola un luogo in cui gli studenti non si sentono giudicati, ma accompagnati. Un luogo in cui ogni errore diventa un’occasione di apprendimento e ogni progresso viene riconosciuto.

La cultura della valutazione: oltre il voto, oltre il pregiudizio

Il percorso formativo al Renato Guttuso non si è limitato a presentare strumenti e tecniche, ma ha voluto stimolare una riflessione più ampia: che cosa significa oggi valutare? Qual è il senso profondo della valutazione in una scuola che vuole essere inclusiva, equa, formativa?

Per troppo tempo, la valutazione è stata vissuta come un atto di potere: l’insegnante che assegna un voto dall’alto, spesso in base a criteri impliciti o a convinzioni personali. Questo ha generato ansia negli studenti, incomprensioni con le famiglie, frustrazione nei docenti stessi. Il voto numerico, da solo, non racconta la complessità di un percorso di apprendimento.

La cultura della valutazione che emerge dalle nuove normative e dalle pratiche innovative promosse dal corso è molto diversa. Valutare non significa etichettare, ma accompagnare. Non significa giudicare una volta per tutte, ma documentare un processo. Non significa mettere alla prova per selezionare, ma offrire occasioni di crescita.

In questo senso, la valutazione diventa una responsabilità collettiva, che coinvolge docenti, studenti e famiglie. Il passaggio dai voti ai giudizi sintetici va letto in questa prospettiva: non si tratta solo di cambiare linguaggio, ma di promuovere una nuova visione educativa.

Un punto centrale emerso nel corso è stato quello dei pregiudizi e delle soggettività che possono influenzare la valutazione. Ogni docente, anche in buona fede, porta con sé convinzioni personali, simpatie e antipatie, aspettative che possono condizionare il giudizio. L’IA, se usata correttamente, può aiutare a ridurre questi rischi, offrendo strumenti oggettivi, descrizioni standardizzate, rubriche chiare. Non elimina la soggettività, ma contribuisce a renderla più consapevole e controllata.

La cultura della valutazione rinnovata è anche una cultura dell’inclusione. Ogni studente ha il diritto di vedere riconosciuti i propri progressi, a prescindere dal punto di partenza. Valutare non significa confrontare gli alunni tra loro, ma ognuno con se stesso, con i suoi traguardi e le sue difficoltà.

Il corso ha insistito anche sul valore del dialogo educativo. La valutazione non è un atto chiuso, ma una conversazione aperta: con lo studente, che impara ad autovalutarsi; con la famiglia, che comprende meglio il percorso; con il team docente, che condivide osservazioni e responsabilità.

Infine, questa nuova cultura della valutazione implica un cambiamento anche per i docenti: non più “giudici” che assegnano voti, ma mentori che guidano, osservatori attenti che documentano, facilitatori di crescita. È un passaggio che richiede formazione, tempo, strumenti adeguati. L’intelligenza artificiale può essere un supporto concreto, ma la vera trasformazione è culturale e professionale.

In conclusione, la cultura della valutazione oltre il voto e oltre il pregiudizio è una sfida, ma anche un’opportunità straordinaria. Significa costruire una scuola più giusta, più motivante, più vicina ai bisogni degli studenti. Una scuola in cui la valutazione non fa paura, ma diventa occasione di consapevolezza e di speranza.

Verso un nuovo modello di valutazione scolastica

Il corso di formazione tenutosi presso l’Istituto Comprensivo Renato Guttuso di Villagrazia di Carini ha dimostrato che oggi la scuola italiana si trova in un punto di svolta cruciale. Da un lato, vi sono le esigenze normative e istituzionali che spingono verso una valutazione più chiara, trasparente e coerente con le indicazioni europee; dall’altro, vi è la necessità di restituire senso e valore educativo a un atto che troppo a lungo è stato percepito come burocratico o, peggio ancora, punitivo.

La valutazione, infatti, non è mai stata solo un insieme di strumenti o di tecniche. È un atto culturale e sociale che riflette la visione di scuola, di bambino, di cittadino che si intende promuovere. Se si valuta solo per attribuire voti, si rischia di ridurre la complessità dell’apprendimento a un numero. Se, al contrario, si concepisce la valutazione come parte integrante del processo educativo, allora essa diventa un’occasione preziosa per riconoscere i progressi, valorizzare i talenti, individuare i bisogni e stimolare la motivazione.

Il percorso formativo ha insistito proprio su questa prospettiva: la valutazione come pratica formativa ed educativa. Gli strumenti esplorati – dai compiti autentici alle rubriche di valutazione, dalle schede di autovalutazione ai feedback personalizzati – sono stati presentati non come fini a sé stessi, ma come strumenti al servizio di una scuola che mette al centro lo studente. L’intelligenza artificiale, in questo contesto, ha mostrato il suo volto più promettente: non un nemico che toglie significato alla professione docente, ma un alleato capace di facilitare, semplificare e potenziare.

L’esperienza di Villagrazia di Carini ha inoltre evidenziato l’importanza del lavoro laboratoriale. Non ci si è limitati ad ascoltare relazioni teoriche, ma si è messo in pratica quanto appreso, producendo materiali concreti, condividendo esperienze, sperimentando strumenti digitali. Questa modalità ha reso la formazione viva, partecipata e realmente trasformativa. I docenti hanno potuto confrontarsi tra loro, riconoscere difficoltà comuni, immaginare soluzioni condivise. È proprio in questo clima di comunità professionale che si gettano le basi per un cambiamento duraturo.

Un altro elemento emerso con forza è la necessità di un cambiamento culturale. L’introduzione dei giudizi sintetici al posto dei voti numerici non deve essere vissuta come una semplice sostituzione terminologica. “Ottimo”, “Distinto” o “Discreto” non sono solo parole diverse da un 9, un 7 o un 6: sono indicatori che, se collegati a descrizioni dettagliate e a rubriche ben costruite, raccontano in maniera più ricca e trasparente i progressi degli alunni. Perché questo cambiamento diventi reale, occorre che i docenti interiorizzino una nuova mentalità: valutare non per selezionare, ma per accompagnare; non per certificare, ma per far crescere.

La riflessione si è allargata anche al tema dell’inclusione. In una scuola in cui ogni classe è un mosaico di diversità – per competenze, stili cognitivi, bisogni educativi – la valutazione deve essere flessibile, capace di adattarsi a ciascun alunno. L’intelligenza artificiale, se usata con consapevolezza, offre possibilità concrete: adattare compiti, semplificare testi, proporre varianti di prove, generare feedback calibrati. Non si tratta di ridurre l’impegno, ma di offrire a ciascuno la possibilità di esprimere al meglio le proprie potenzialità.

Il corso ha anche mostrato che la valutazione non riguarda solo le discipline, ma include dimensioni trasversali come la collaborazione, l’autonomia, la capacità di risolvere problemi. Sono competenze che vanno oltre la scuola, che preparano alla vita e alla cittadinanza. Valutarle è complesso, ma possibile, grazie a rubriche costruite insieme e a osservazioni sistematiche. Anche in questo caso, l’IA può suggerire descrittori e strumenti utili, ma il cuore resta la sensibilità educativa del docente.

Un punto che ha particolarmente colpito i partecipanti è stato quello del feedback. In una scuola abituata a comunicare soprattutto voti, scoprire la forza di un feedback motivante, specifico e orientato al futuro è stato illuminante. I docenti hanno compreso che un commento ben formulato può fare la differenza: può incoraggiare chi si sente in difficoltà, può stimolare chi tende a sottovalutarsi, può guidare chi vuole migliorare. Con l’aiuto dell’IA, questa pratica può diventare più sistematica e meno onerosa, senza perdere di umanità.

La sintesi che emerge dal percorso è chiara: la valutazione deve essere autentica, inclusiva, trasparente e formativa. Deve raccontare storie, non limitarsi a numeri; deve valorizzare i progressi, non fermarsi alle mancanze; deve coinvolgere gli studenti, non lasciarli passivi. L’intelligenza artificiale non è la soluzione a tutti i problemi, ma un’opportunità concreta per avvicinarsi a questo ideale.

Il paragrafo conclusivo non vuole chiudere, ma aprire. Aprire a nuove sperimentazioni, a progetti di ricerca, a un impegno condiviso tra docenti, famiglie e studenti. La valutazione non è un traguardo, ma un percorso continuo, che richiede formazione costante, dialogo e capacità di mettersi in discussione.

In questo senso, il corso di Villagrazia di Carini ha rappresentato un seme. Un seme che ora è affidato ai docenti, che lo faranno crescere nelle loro classi; agli studenti, che lo vivranno nei loro percorsi; alle famiglie, che ne coglieranno i frutti. E soprattutto a una comunità scolastica che ha dimostrato di avere il coraggio e la volontà di guardare avanti, verso una scuola capace di valutare non solo ciò che si sa, ma ciò che si è e ciò che si diventa.

Conclusione corale del corso

Il percorso formativo “Teachers for future – Formazione del personale scolastico per la transizione digitale nelle scuole statali (D.M. 66/2023) – PAIC86000D – IC Renato Guttuso, Villagrazia di Carini” ((titolo progetto: “Teachers for future”, codice progetto: M4C1I2.1-2023-1222-P-42788, CUP: E24D23003540006)) ha rappresentato un’esperienza di apprendimento e crescita condivisa che ha saputo intrecciare innovazione, professionalità e comunità.

Al termine delle 30 ore, ciascun corsista ha voluto esprimere il proprio punto di vista sul valore del corso, sulle sue ricadute didattiche, organizzative e formative, e su come l’introduzione dell’intelligenza artificiale nella valutazione apra scenari nuovi per la scuola di oggi.

Testimonianze dei corsisti e del Dirigente Scolastico

Valeria La Paglia (Dirigente scolastica): «Questo corso ha confermato che la formazione è la chiave per costruire una scuola moderna e inclusiva. Ho visto i docenti lavorare insieme, motivati e creativi. La ricaduta sarà forte sul piano didattico, perché porterà ad una valutazione più equa e formativa. Sul piano organizzativo, l’istituto ora è più coeso e pronto ad affrontare le sfide future. Sul piano formativo, i docenti hanno acquisito strumenti preziosi che non resteranno sulla carta, ma vivranno nella quotidianità della scuola».

Giuseppa Badalamenti: «Il corso mi ha aperto a nuove modalità di valutazione, più autentiche e inclusive. A livello didattico porterò in classe strumenti concreti come rubriche e feedback personalizzati. A livello organizzativo, credo che la scuola abbia ora un linguaggio comune più chiaro. Dal punto di vista formativo, mi sento arricchita e motivata a sperimentare».

Valentina Berretta: «La parte laboratoriale è stata fondamentale: ho visto come l’IA possa alleggerire il carico burocratico e al tempo stesso rendere più efficace il mio lavoro. In classe potrò concentrarmi sugli alunni, non sui documenti. A livello di istituto, questo corso favorisce coerenza e trasparenza. Per la mia crescita personale, è stata una vera svolta».

Lucia Buscarino: «Ho trovato prezioso il focus sui giudizi sintetici e sulle rubriche di valutazione. Questo mi permetterà di restituire agli alunni un’immagine più completa dei loro progressi. L’organizzazione scolastica ne guadagnerà in chiarezza verso le famiglie. Formativamente, ho acquisito competenze spendibili anche in altri ambiti didattici».

Concetta Cancelliere: «Il corso ha dato senso e concretezza alla valutazione come strumento formativo. Porterò in classe compiti autentici e strategie di autovalutazione che stimolano l’autonomia. A livello di istituto, si è creato un clima di collaborazione. Per la mia professionalità, è stato un tassello fondamentale per crescere come insegnante consapevole».

Vita Maria Ippolito: «Ho apprezzato soprattutto la possibilità di costruire rubriche condivise, che danno oggettività e riducono i pregiudizi. In classe sperimenterò i feedback personalizzati, che ho visto essere molto motivanti per gli alunni. Dal punto di vista organizzativo, la scuola acquisisce strumenti innovativi. Personalmente, ho maturato una nuova visione della valutazione».

Anna Maria Marchese: «Ho trovato estremamente utile l’uso dell’IA per adattare i compiti agli studenti con bisogni specifici. In classe sperimenterò questi strumenti per favorire l’inclusione. Organizzativamente, credo che questo corso abbia offerto un modello di lavoro collaborativo da estendere. A livello formativo, mi porto a casa un bagaglio nuovo e spendibile».

Fiorella Mazzola: «Il corso ha cambiato la mia percezione della valutazione: non più giudizio, ma accompagnamento. In classe userò rubriche di autovalutazione per responsabilizzare gli alunni. A livello organizzativo, la scuola ha ora strumenti comuni che favoriscono unità. A livello personale, ho acquisito consapevolezza e nuove competenze».

Un ringraziamento speciale va alla dott.ssa Valentina Giardina, che con competenza e disponibilità ha accompagnato i partecipanti lungo tutto il percorso formativo, garantendo continuità organizzativa e sostegno costante.

Questo corso non rappresenta un punto d’arrivo, ma un punto di partenza: i docenti hanno ora strumenti, linguaggi e visioni condivise per costruire una scuola capace di valutare non solo le conoscenze, ma le competenze, i progressi, le aspirazioni e la crescita di ogni studente. Una scuola in cui la valutazione diventa dialogo, equità, motivazione e futuro.

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