Zaia: “Vogliamo gestire il personale scolastico come avviene per la sanità. Sarebbe più efficiente. Anche un siciliano lavorerebbe, bandi aperti a tutti”

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Mentre i ragazzi del Veneto si preparano per un nuovo anno scolastico, il presidente della Regione, Luca Zaia, ha un messaggio per loro: “Studiate e divertitevi. E non abbattetevi di fronte alle difficoltà: ricordate che il successo passa spesso da una sconfitta”.

Il messaggio risuona particolarmente forte quest’anno, poiché gli studenti si confrontano con la carenza di insegnanti e dirigenti nelle scuole della regione.

Zaia, riconoscendo l’importanza del ruolo degli insegnanti nella formazione degli studenti, ha proposto una soluzione audace: regionalizzare la gestione del personale scolastico. Questa proposta non mira a regionalizzare i programmi scolastici, ma piuttosto l’assegnazione e la gestione del personale, un movimento che, secondo Zaia, potrebbe offrire una soluzione più efficiente alla crisi degli insegnanti. “A parità di contratto”, dice, “la regionalizzazione del corpo insegnante nelle scuole ci permetterebbe di essere più efficienti, accorcerebbe la catena di comando”. Per sottolineare il suo punto, ha confrontato la situazione con la gestione del personale sanitario, chiedendo: “Pensate cosa sarebbe se il personale sanitario fosse gestito da Roma”.

Il problema è tangibile. Secondo Zaia, ci troviamo di fronte a “107 reggenze”, rispetto alle 80 dell’anno scorso, con alcune scuole che registrano una mancanza di insegnanti fino al 30%. Una situazione che pesa notevolmente sugli studenti.

Zaia suggerisce di guardare al modello di gestione della sanità, dove il personale, pur rispettando gli standard nazionali, viene nominato a livello regionale, imitando lo stile imprenditoriale delle “business unit”. Sulla questione se si dovrebbero avere contratti di lavoro regionalizzati o mantenere gli stessi contratti nazionali, Zaia propone di prendere esempio dal modello dell’Alto Adige. Ribadisce che la proposta non riguarda la nazionalità o l’origine degli insegnanti, ma piuttosto l’efficienza della gestione, dicendo: “qui può venire a lavorare anche un siciliano, i bandi sarebbero aperti a tutti”.

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