Violenza di genere, Bernini: “Necessario un cambiamento culturale profondo. Occorre riflessione comune e responsabilità collettiva”

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L’ambiente universitario è da sempre considerato una fucina di talenti e aspirazioni, un luogo dove il futuro prende forma tra i banchi e nelle aule studio.

Tuttavia, recenti eventi hanno sollevato questioni urgenti riguardanti la sicurezza e il rispetto all’interno delle nostre istituzioni accademiche. Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha espresso il suo punto di vista su questa tematica di rilevanza critica sulle pagine de La Stampa, sottolineando la necessità di un cambiamento culturale profondo.

La scomparsa tragica di Giulia Cecchettin, una studentessa che ha visto il suo percorso di studi interrotto brutalmente, ha scosso profondamente la comunità accademica e oltre. Il ministro Bernini, riflettendo su questo evento doloroso, ha sottolineato come le università debbano trasformarsi in spazi di consapevolezza, responsabilità e, soprattutto, ascolto. “Un ‘no’ è un ‘no'”, ha dichiarato Bernini, evidenziando l’importanza del rispetto per le volontà individuali.

Gli episodi di violenza di genere che hanno recentemente toccato l’Università di Torino richiamano a una riflessione comune e a una responsabilità collettiva. Le comunità accademiche sono invitate a sostenere le vittime di violenza, promuovendo un ambiente in cui sia possibile denunciare senza timore e affinché la giustizia possa seguire il suo corso.

Tuttavia, l’azione non deve fermarsi alla reazione post evento. È fondamentale lavorare proattivamente per prevenire queste situazioni, sia all’interno che all’esterno delle mura universitarie. La cultura del rispetto e l’educazione ai sentimenti dovrebbero essere componenti intrinseche dell’esperienza formativa, come sottolinea Bernini.

L’obiettivo è costruire atenei sicuri, dove le studentesse e gli studenti possano esprimersi liberamente, senza paura, e dove il rispetto per la persona, i suoi obiettivi e sogni sia un valore condiviso e praticato. Questo richiede un impegno collettivo, un impegno a “guardare meglio e ascoltare di più”, assumendosi la responsabilità di intervenire quando necessario.

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