Violenza a scuola, il punto di vista de L’Espresso: “Ci si dimentica che i fondi a disposizione sono ridicoli e i docenti piegati”

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In un contesto sociale travagliato, emerge spesso l’affermazione che “dovremmo ricominciare dalla scuola” come soluzione a crimini e disordini sociali.

Tuttavia, c’è una mancanza di chiarezza su quale scuola venga indicata, specialmente quando si tratta della scuola attuale, afflitta da tagli e riforme mancate. Su L’Espresso articolo a firma del giornalista Ray Banhoff.

La scuola di oggi è soffocata da budget ridotti, con insegnanti sottopagati e sovraccaricati. La gestione di classi sovraffollate, spesso descritte come “classi pollaio”, è diventata la norma a causa delle misure di risparmio dello Stato. Questa situazione ha ridotto l’attrattiva della professione docente per molti laureati, non per mancanza di passione, ma per la prospettiva di un salario inadeguato e una responsabilità schiacciante.

La retorica politica attorno alla scuola sembra più un esercizio di scaricabarile piuttosto che un tentativo sincero di affrontare i problemi radicati. I vari ministri dell’Istruzione che si sono succeduti hanno gradualmente trasformato la scuola in una sorta di azienda, misurando il progresso degli studenti in termini di performance, e scaricando sul personale scolastico compiti amministrativi per risparmiare ulteriormente.

Nonostante le sfide, la scuola fa già molto per sensibilizzare gli studenti su temi cruciali come l’uguaglianza, il bullismo e la diversità. L’educazione sessuale, seppur non supportata da un curriculum ministeriale, viene implementata attraverso collaborazioni con associazioni locali ed esperti del settore. Tuttavia, il punto cruciale è che la moralità e l’etica non possono essere insegnate solo a scuola. Gli adolescenti, pur essendo giovani, sono consapevoli della gravità di azioni come gli stupri di gruppo.

Interessante notare come molti ragazzi di prima media abbiano già una comprensione radicata dell’uguaglianza di genere, una consapevolezza che sembra essere più avanzata rispetto a quella di molte generazioni precedenti. Questo pone l’accento sul fatto che la scuola, pur essendo un mezzo di educazione fondamentale, non è l’unica fonte di apprendimento e sviluppo etico per i giovani.

Il richiamo a “ricominciare dalla scuola” da parte di politici e opinionisti, senza un piano chiaro, appare più come un cliché retorico che una soluzione ponderata. Evidenziare la scuola come la radice o la soluzione di tutti i mali sociali è una semplificazione eccessiva che ignora una molteplicità di fattori che contribuiscono alla complessa tessitura sociale.

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