Vincolo quinquennale, da Modena a Predappio 5 giorni lontana dai due figli e dal marito malato. “Pago 650 euro di affitto al mese ma i posti vicino casa ci sono”

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Seicentocinquanta euro al mese per un alloggio in affitto lontana da casa, un marito malato ed due figli adolescenti che vede solo nel week end. E’ la nuova vita della maestra Rossana Zanni, una delle migliaia di insegnanti colpiti nel 2020 dal vincolo quinquennale dopo avere superato il concorso straordinario del 2018 e che sperano ancora che le promesse dei politici si traducano in extremis in un emendamento alla normativa sulla mobilità in via di pubblicazione, che possa dare un po’ di fiato alla loro esistenza almeno per un anno

Rossana e tanti altri – come emerge da una nostra recente inchiesta – dicono di non chiedere l’impossibile, non si tratta di sottrarsi a un vincolo pretendendo di abbandonare una sede presa giusto per passare di ruolo come tanti hanno fatto e di raggiungere una regione dove non ci sono posti. Chiedono che le procedure di mobilità valgano anche per loro e che pure a loro consentano di utilizzare strumenti come l’assegnazione provvisoria soprattutto in un momento storico tanto difficile per tutti sul piano sanitario. Il vincolo quinquennale, introdotto da una legge del 2019 è finalizzato alla salvaguardia della continuità didattica, ma gli interessati sostengono che per vari motivi la continuità non sempre viene garantita con il nuovo strumento.

Quella della maestra Rossana Zanni è una storia paradossale. Dopo 18 anni di insegnamento precario trascorsi nelle scuole di infanzia e primaria a Sassuolo, in provincia di Modena dove vive con il marito e due figli adolescenti, “praticamente a cinquecento metri da casa”, la sua vita cambia con l’assunzione in ruolo avvenuta a settembre scorso. Assunta in ruolo come detto dopo il concorso del 2018 è stata costretta a scegliere una sede a Predappio, in Romagna. Nulla di particolare se non fosse per il citato vincolo quinquennale che le impedisce ciò che finora era normale e che resta possibile per tutti gli assunti prima del 2020: chiedere cioè un’assegnazione provvisoria annuale, visto che i posti che restano liberi per le supplenze annuali sono tantissimi tra Sassuolo e Modena.

La provincia di Modena, peraltro, è conosciuta dal popolo degli insegnanti per essere stata la sede di assunzione in ruolo di docenti anche con pochissimi punti, specie alla primaria, visto l’enorme numero di cattedre. Cattedre spesso lasciate libere da chi una volta superato l’anno di prova se ne tornava nella sede di residenza o nei pressi. Dunque, il posto per le assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni ci sono, per questo Rossana non si dà pace unitamente a tanti altri che da Modena sono stati inviati in cittadine romagnole per raggiungere le quali si alzano alle 3 e mezzo del mattino per poter raggiungere con i mezzi pubblici la sede attraverso varie coincidenze tra autobus, treni, pullman e poi tornare a casa che è ora di cena. Con la telefonata serale dell’Usp di Forlì il 31 agosto la maestra Rossana ha così scoperto che non le avevano assegnato la richiesta provincia di Modena, c’erano altri prima di lei.

Risultato: la maestra ha dovuto lasciare la cattedra alla primaria Carducci dove lavorava da anni da precaria. Parte da Sassuolo in auto alle 5 del mattino il lunedì, vive in un alloggio che le costa 650 euro al mese, che si aggiungono ai costi di vitto e viaggio oltre a quelli lasciati a Sassuolo.

Qui, racconta, “ho un marito dializzato e i due figli, uno alle prese con la didattica a distanza e l’esame di Stato, si sono dovuti riorganizzare. Questo vincolo, peraltro introdotto da una legge retroattiva, è assurdo. Un anno si può fare, cinque sono troppi”. La didattica a distanza avrebbe potuto alleggerire la sua posizione almeno per quest’anno, lavorando da Sassuolo e invece no. Anche se le scuole sono chiuse per il Covid, può essere frequentata dagli alunni con handicap e dai Dsa e lei ne ha uno, assieme al quale ogni giorno si collega con i suoi compagni della classe prima che sono a casa.

A fronte dei disagi che vive, Rossana ha però visto svelarsi una luce, sia pure non desiderata, tra le pieghe della nuova legge. Questa prevede che il vincolo non si applichi a chi gode delle agevolazioni della legge 104 per malattia propria o dei congiunti “purché – recita un’eccezione che ha fatto arrabbiare molti docenti – le condizioni ivi previste siano intervenute successivamente alla data di iscrizione ai rispettivi bandi concorsuali”. Ebbene il marito ha subìto purtroppo un aggravamento della malattia certificato proprio dopo il bando.

Fosse successo prima, sarebbe stata una beffa. Invece il prossimo anno Rossana avrà l’assegnazione provvisoria, forse più unica che rara se si pensa alla rigorosissima previsione normativa che, pure, in tanti chiedono sia abolita. Intanto un gruppo di docenti di Modena ha contattato a casa il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi per esporre il disappunto per la normativa in questione e per far conoscere i disagi che hanno investito tante famiglie. Il ministro ha fatto sapere attraverso i familiari che avrebbe fatto il possibile, proprio mentre qualcuno paventa il rischio che la mobilità venga addirittura sospesa per tutti.

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