Schettini: “Invece che investire sulla tecnologia date fondi per la formazione degli insegnanti. Fate loro girare il mondo”. E sul registro elettronico: “Non responsabilizza gli studenti”

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“La fisica che ci piace” incontra Giacomo Poretti in un’intervista che va ben oltre la scienza, toccando temi educativi e sociali di grande attualità. Vincenzo Schettini e l’attore del trio Aldo, Giovanni e Giacomo affrontano con lucidità il problema della dipendenza digitale che caratterizza la nostra epoca.

“Noi fondamentalmente parliamo soltanto con il nostro telefono”, osserva Poretti, suggerendo provocatoriamente che sui dispositivi mobili dovrebbe comparire l’avvertenza “provoca solitudine“, analogamente a quanto avviene per le sigarette. La dipendenza tecnologica ha conseguenze dirette sull’apprendimento, causando una drastica riduzione della capacità di attenzione negli studenti, una delle sfide più complesse per gli insegnanti contemporanei.

La crisi educativa e il ruolo degli adulti

Il dialogo si sposta poi sulla crisi educativa e sul rapporto genitori-figli. Schettini sottolinea come spesso i giovani non vengano “neanche guardati durante la loro crescita”, con accesso precoce e incontrollato a contenuti inappropriati. “Ricordiamoci di quando siamo stati figli, ricordiamoci delle regole che i genitori ci hanno messo”, esorta il professore, evidenziando l’importanza di stabilire limiti educativi chiari. Emerge la necessità di un ritorno a una genitorialità più presente e consapevole, capace di guidare i ragazzi in un mondo digitale pieno di insidie, dove l’accesso a qualsiasi contenuto è immediato e privo di filtri.

Proposte per una scuola migliore

Nella parte finale dell’intervista, critica anche il registro elettronico, che pur offrendo trasparenza, ha eliminato la responsabilizzazione degli studenti nella gestione dei propri impegni: “I ragazzi non scrivono più i compiti” perché delegano questa funzione alla tecnologia, perdendo così “il senso di organizzazione” fondamentale per la crescita personale.

Infine Schettini condivide la sua visione per migliorare il sistema scolastico. Anziché investire in tecnologia spesso sottoutilizzata, propone di destinare risorse alla formazione esperienziale degli insegnanti: “Abbiamo centinaia di migliaia di euro in ogni scuola che arrivano ogni anno, con i quali si comprano oggetti, schermi digitali, tutte cose che poi vengono usate al 2%”. La sua proposta alternativa prevede di investire nella formazione esperienziale degli insegnanti, permettendo loro di “girare il mondo” per due settimane all’anno. “Prendete il vostro corpo docente e fate loro girare il mondo”, suggerisce il fisico, sottolineando come nelle scuole si trovino “tutte le professioni: ingegneri, matematici, chimici”, competenze preziose che vengono “sfruttate allo 0,2%”.

Un modello di scuola virtuosa

Il modello proposto da Schettini prevede un meccanismo semplice ma potenzialmente rivoluzionario: “Io ti do i soldi, tu dici alla professoressa, alla geologa: lei dove vuole andare?”. L’esempio citato è quello di un docente che potrebbe andare a osservare il lavoro di “speleologi e geologi sull’Everest”, con tutti i costi coperti, inclusa la retribuzione durante il periodo di formazione. Il valore aggiunto di questo approccio sta nel ritorno dell’investimento: “Poi lei è professoressa, torna e mi porta questo know-how a disposizione dei giovani”.

Una scuola così concepita sarebbe “virtuosa” e “funzionerebbe”, conclude Schettini, perché risulterebbe “entusiasmante” per gli insegnanti poter accedere alla formazione che desiderano, anziché ai soliti corsi standardizzati.

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