“Vietare i social agli under 15 rappresenta un passo importante per la sicurezza e la salute dei nostri figli”. INTERVISTA alla senatrice Mennuni (Fratelli d’Italia)

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Social network, internet e cellulari. Rappresentano dei chiarissimi simboli della nostra epoca. Simboli di innovazione e modernità. Ma per bambini e ragazzi possono rappresentare anche molto altro: disturbi cognitivi, acceleratori di ansia e panico, rete pericolosa dove si incontra spesso il cyberbullismo e in generale portatori di patologie varie.

In tutto il mondo si discute animosamente proprio di questo tema. Dato che gli smartphone e i social hanno letteralmente conquistato tutto il pianeta, c’è massima attenzione su questo tema. Fra divieti e limitazioni, gli Stati provano a trovare la quadra ma il fenomeno è già avviato ad un livello sociale ben radicato.

Difficile trovare sulla Terra un ragazzino senza smartphone e senza Instagram o Facebook. Gli Stati sono consapevoli di questo, come del resto sono consapevoli degli accordi commerciali che sono stati stipulati con Meta e le altre aziende fornitrici di piattaforme social.

Deficit di apprendimento e trappole pericolose: le contromisure pensate dagli Stati

I problemi sull’uso smodato dei cellulari in età scolare ha portato anche a riflessioni sui deficit di apprendimento degli alunni e degli studenti: il risultato è che, quello che potrebbe rappresentare un vantaggio e un supporto per l’apprendimento si trasforma molto spesso in trappole pericolose e strumenti di distrazione di massa.

Per questo gli Stati provano a trovare contromisure. Negli scorsi mesi il governo australiano ha approvato una misura molto drastica che prevede l’obbligo per le piattaforme social di impedire l’iscrizione ai propri canali agli under 16.

In Italia, sul fronte scolastico, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha recentemente emanato una circolare che vieta l’uso dei cellulari a scuola fino alla scuola secondaria di primo grado.

La motivazione dietro questa scelta è spiegata dallo stesso Valditara ed è la preoccupazione per l’impatto negativo che l’uso eccessivo dei cellulari può avere sul naturale sviluppo cognitivo dei ragazzi.

Studi internazionali hanno infatti dimostrato che l’uso del cellulare in classe, anche a scopo educativo e didattico, può incidere negativamente sul livello degli apprendimenti degli alunni. In particolare, il Rapporto Unesco 2023 ha evidenziato che i dati delle valutazioni internazionali su larga scala, come quelli forniti dall’Ocse-Pisa 2022 mettono in luce un legame negativo tra l’uso eccessivo delle TIC e il rendimento degli studenti.

Inoltre, il Rapporto Ocse ha evidenziato come gli smartphone siano fonte di distrazione per gli studenti che lo usano con maggior frequenza a scuola, facendo diminuire il livello di attenzione, in particolare durante le lezioni di matematica. L’uso continuo, spesso senza limiti, dei telefoni cellulari fin dall’infanzia e nella preadolescenza incide negativamente sul naturale sviluppo cognitivo, determinando perdita di concentrazione e di memoria, diminuzione della capacità dialettica, di spirito critico e di adattabilità.

Ma non finisce qui. In discussione in Parlamento un disegno di legge, a prima firma Lavinia Mennuni, senatrice di Fratelli d’Italia, che propone il divieto dell’uso dei social ai minori di 15 anni. Il disegno di legge è stato sottoscritto da quasi tutte le forze politiche, che hanno deciso di far confluire nel testo della senatrice di Fratelli d’Italia le proposte precedentemente presentate in Parlamento.

Ad Orizzonte Scuola interviene proprio la prima firmataria del disegno di legge, Lavinia Mennuni.

Perché vietare i social agli under 15?

Partiamo dal fatto che noi abbiamo constatato, come membri della commissione Infanzia e Adolescenza, che esistono problemi di varia natura e soprattutto ci siamo resi conto che l’uso smodato dei social porta ad una serie di problemi, patologie come ansia, carenza di sonno. Tutto ciò si è rafforzato anche a seguito di colloqui con neuroscienziati, in cui asseriscono come tali problemi sono aumentati fra il 300 e 400% da quando si dispone di un cellulare in quella fascia di età. Facciamo un esempio? I problemi legati ai disturbi alimentari. Troppo spesso i ragazzi cercano su internet come procurarsi la dissenteria per dimagrire.

Pensa che il covid abbia dato il via a tale fenomeno?

In base alle ricerche e ai colloqui avuti con gli esperti, per me è importante sottolineare come tutto ciò sia precedente al covid, ovvero questa tendenza era già iniziata prima della pandemia. Sicuramente il covid ha aumentato gli effetti, potrebbe anche aver accelerato in un certo senso l’incidenza, ma il fenomeno era già presente da prima. Ecco perché bisogna intervenire per la salute dei nostri bambini e i nostri ragazzi.

Qual è il problema principale, secondo lei?

Il problema principale è legato al fatto che i social media non hanno un editor, un vero responsabile che rispetta la fascia d’età, come magari avviene per la televisione. Si pubblicano contenuti che non avendo filtri rischia di creare un problema a chi non ha una formazione completata. Questo rappresenta il grosso limite perché sappiamo che internet e i social potrebbero anche avere dei contenuti interessanti ma senza controllo da un lato e una formazione dall’altro, rischia, come già avviene da anni, di intrappolare bambini e ragazzi innescano problematiche varie.

I divieti però spingono alla trasgressione. Non sarebbe meglio un’azione concreta di comunicazione ed educazione ai social, che parta proprio dalla scuola?

Secondo me è necessario implementare la formazione e le azioni educative presso la scuola. A tal proposito apprezzo l’iniziativa del Ministro Valditara sul divieto dei cellulari. L’esigenza di ritornare allo studio su carta, allo studio a mano, è molto importante per lo sviluppo cognitivo. Negli ultimi anni si è osservato ampiamento un decremento del livello cognitivo. Da circa 8-10 anni a questa parte vi è stato un calo del costo del cellulare che ha portato un incremento negli acquisti. Le scuole dovranno avere un ruolo in questo senso. Ad esempio la legge Sirchia sul divieto di fumo è stato importante perché ha fatto capire che era importante non fumare. Per esempio il Governo ha fatto pubblicità in tal senso. L’istat ci dice che fino ai 16 anni l’uso del cellulare varia fra gli 8 e le 10 ore al giorno. Dobbiamo portare i social ad una evoluzione, per arrivare a qualcosa di positivo. Ma bisogna garantire la sicurezza. Siamo pionieri, ammettiamolo, ma ho compreso immediatamente quanto sia necessario agire.

 Intervenire con un divieto come questo non va a deresponsabilizzare i genitori, che si aggrapperebbero ad un divieto imposto dall’esterno?

Non può essere il genitore che gestisce il tutto, ci deve essere l’app che chiede i limiti in modo chiaro. C’è una discussione fra la commissione europea e il Ministro che segue la vicenda. Esiste questo grande problema di applicare l’age verification. Questo sarebbe uno strumento per aiutare il genitore. Tuttavia oggi molti genitori non si rendono conto del pericolo. Il fatto di prevedere un divieto, pone nella mente di un genitore un dubbio. In realtà credo che il divieto o l’age verification siano un supporto proprio perchè non lasciano soli i figli. Tuttavia, secondo me puoi incidere sull’uso dei social con tuo figlio. Oggi il genitore deve avere a che fare con internet che però non è a misura di bambino. A tal proposito abbiamo incontrato tutte le piattaforme, come TIk tok e Meta, e si stanno cercando di trovare strade per cercare di mettere in sicurezza il minore.

Sull’uso dei cellulari in generale c’è grande attenzione: il Ministro Valditara ha imposto lo stop al cellulare a scuola fino alla scuola media. In Sicilia recentemente è stata approvato un disegno di legge che vieta l’uso del cellulare ai bimbi sotto i 5 anni e limita per le fasce d’età successive. Sembra essere una delle grandi emergenze sociali.

Assolutamente sì. Si tratta di un problema vero. Una vera emergenza. Se pensiamo che in Cina hanno aperto cliniche per disintossicare i ragazzini dall’uso dei cellulari. Si tratta di un’emergenza perché, l’algoritmo segue il tuo gusto e quindi di indirizza contenuti di tuo gradimento. Il problema però è dato dalle ricerche. Pensiamo alla ragazzina 14 enne che si è suicidata poche settimane fa nel Regno Unito. Dalle ricerche è emerso che questa ragazzina ha ricercato su internet tanti modi su come suicidarsi. Questo perché dopo la scuola ci si avvicina al digitale in modo intensivo, scordando lo sport e la socialità. Ecco perché si tratta di una emergenza globale.

Patologie come la depressione nei ragazzi vengono correlate anche all’uso dei cellulari. Su questo punto, non le sembra una buona idea quella di istituire un presidio psicologico fisso in ogni scuola? Il disagio dei ragazzi li segue anche in classe e anche dopo i 15 anni..

Sicuramente sì, per il momento si è previsto di finanziare questo intervento ma con fondi limitati. Il motivo risiede in una Governance dell’Europa molto forzata, che mira a far restituire i debiti agli Stati. In tal senso ogni nazione doveva scegliere le proprie priorità. Poter supportare i giovani per favorire le nascite sarebbe stata una precisa priorità. Questo però ha significato meno risorse da spendere, come la manutenzione delle scuole. E quindi pochissimi fondi per lo psicologo a scuola. In questo ultimo bilancio, la manovra era ridotta. Questo ci ha consentito di prendere delle decisioni. Ma sicuramente non appena arriveranno nuove risorse il servizio dello psicologo a scuola dovrà essere finanziato adeguatamente.

IL DISEGNO DI LEGGE

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