Valutazione studenti, attenti all’effetto Pigmalione. Come liberarsi dai condizionamenti: dalla continuità ai BES e DSA
Le aspettative dei docenti possono condizionare pesantemente i risultati scolastici degli studenti. Luisa Piarulli, presidente nazionale ANPE, ci mette in guardia da un particolare effetto distorsivo nella valutazione, il cosiddetto ‘effetto Pigmalione’ e suggerisce maggiore cautela nel passaggio di informazione da un ordine di studi a un altro.
Le aspettative dei docenti possono condizionare pesantemente i risultati scolastici degli studenti. Luisa Piarulli, presidente nazionale ANPE, ci mette in guardia da un particolare effetto distorsivo nella valutazione, il cosiddetto ‘effetto Pigmalione’ e suggerisce maggiore cautela nel passaggio di informazione da un ordine di studi a un altro.
Professoressa Piarulli, in ottica pedagogica che cosa vuol dire “effetto Pigmalione”? Come mai questo nome?
“Chi sceglie una professione come quella del docente deve essere più che mai consapevole delle dinamiche inconsce e intrapsichiche che lo animano, inevitabilmente, e che possono produrre anche effetti devastanti negli alunni. Non si tratta di un'esagerazione; quanti di noi conservano le tracce di un ricordo della scuola, di una maestra o di un professore che hanno segnato negativamente la nostra esistenza! Purtroppo tali effetti si sostanziano spesso nella distorsione della valutazione. Gli effetti di distorsione della valutazione sono: di alone, di contrasto, di stereotipia e il Pigmalione (o effetto da aspettativa). Quest'ultimo è conosciuto anche come ‘effetto Rosenthal’, dal nome dello psicologo tedesco Robert Rosenthal che lo studiò, e descrive il fenomeno per il quale ogni docente tende a crearsi un'immagine di ciascun allievo che non sempre corrisponde al vero. È un effetto piuttosto subdolo e infido, è la profezia che si autoavvera: si può credere che un alunno sia il migliore o il peggiore, che avrà successo oppure che è votato all'insuccesso, grazie ad alcuni elementi informativi disponibili o anche a caratteristiche di personalità e fisiche.
Sappiamo che nei progetti di Continuità sono previsti incontri tra i docenti nei momenti di passaggio da un ordine scolastico all'altro: è così che si raccolgono notizie e informazioni. Se da un lato è una prassi necessaria e positiva, dall'altro si corre il rischio di veicolare messaggi che sono inconsapevolmente condizionati dalle nostre personali percezioni, dal nostro esclusivo modo di guardare e vivere il mondo, dalla nostra storia nella sua pur preziosa unicità.
Ne conseguono comportamenti verbali e non verbali di discredito o di valorizzazione, con il rischio di consolidamento di tali percezioni anche nell'allievo. Le conseguenze psicologiche, in una fase così delicata di crescita e di definizione dell'identità, sono facilmente immaginabili! Mancanza di autostima, sfiducia nelle proprie capacità e disattesa di un obiettivo pedagogico fondamentale: l'empowerment, ovvero il processo di scoperta del talento di ciascun alunno che permette la costruzione di un sano progetto di vita futuro, compito educativo essenziale.
La denominazione dell'effetto Pigmalione fa capo all'opera “Metamorfosi” di Ovidio: Pigmalione e la statua d’avorio.
Secondo il mito, Pigmalione era il leggendario scultore di Cipro, nonché re di Cipro, talmente impegnato nella sua arte da non trovare il tempo di innamorarsi di una donna, pur vagheggiandone un ideale. Un giorno prese a scolpire una figura femminile, in candido avorio, di una bellezza fuori dal comune, tanto da innamorarsene perdutamente e da crederla e viverla come una donna vera (oggi potremmo parlare di agalmatofilia, cioè amore per una statua). La chiamò Galatea. Soffriva d'amore così intensamente che nel giorno della festa di Afrodite, espresse alla dea il desiderio di trasformare la statua in una donna. Afrodite, colpita dall'intensità della richiesta e dal dolore del giovane, esaudì il suo desiderio. Il mito è stato oggetto di studio in ogni ambito: psicoanalitico, psicologico, filosofico, pedagogico, storico, sociologico, letterario e antropologico, ed è stato oggetto di svariate interpretazioni teatrali. Nel campo della pedagogia costituisce un tema della massima importanza”.
Come evitare, allora, di lasciarci condizionare dai preconcetti che ci facciamo dei nostri alunni?
“Ogni scuola garantisce la continuità cosiddetta verticale tra i vari ordini scolastici e ciò prevede il passaggio di notizie, informazioni, percorsi didattici realizzati, obiettivi raggiunti. Come ho sostenuto pocanzi, questo processo può essere condizionato dalla propria personale interpretazione, che inevitabilmente crea pregiudizi e preconcetti che precludono ai bambini e agli adolescenti possibilità di cambiamento. Suggerirei alle commissioni per la Continuità di rendere disponibili i dati raccolti solo dopo un lasso di tempo considerevole (un mese almeno) per consentire ai nuovi docenti la possibilità di darsi un tempo per osservare, avviare la conoscenza dei nuovi alunni, scoprire le differenze individuali, creare un contesto accogliente, individuare problemi e formulare delle ipotesi, sospendere il giudizio (epoché). Ma per tutto ciò occorre tempo!
Inoltre, è giusto che i docenti facciano riferimento alla categorizzazione in tipi, tuttavia deve trattarsi di uno strumento orientativo per adattarsi ai discenti. È stato sperimentato da Rosenthal e altri studiosi che i docenti che si aspettano di più dagli allievi tendono a stabilire un rapporto socio-affettivo più positivo, offrono maggiori feedback sui progressi nell'apprendimento, mettono a disposizione maggiori opportunità, riscontrando risultati molto soddisfacenti anche in quegli alunni che risultassero in prima battuta poco capaci. Ora, se pensiamo a quanti fascicoli Dsa, Bes, Adhd e quant'altro giungono nelle scuole ancor prima degli alunni, possiamo immaginare quanti condizionamenti a priori profeticamente tendono a escludere la possibilità di una risoluzione. Invece sappiamo che un alunno cosiddetto Bes può non essere tale dopo qualche tempo! Un alunno DSA può avere capacità cognitive superiori alla media! Il nostro Pigmalione è lì che aspetta: “se è diagnosticato o ritenuto Bes, vuol dire che non ce la fa, poverino!”. E la valutazione sarà la conferma. Ancora una volta il condizionamento, il giudizio, le dinamiche inconsce, avranno la meglio con danni irreparabili. Gli alunni “sentono”, percepiscono, s'illividiscono, piano piano non desiderano più andare a scuola e cominciano le assenze e i ritardi e… la profezia si avvera. Una buona e sistematica formazione pedagogica, il supporto di coordinamento pedagogico dentro le scuole e trasversalmente con le famiglie, gruppi di studio, di discussione e di confronto rappresenterebbero occasioni preziose di conoscenza di sé e degli alunni, di autovalutazione, di condivisione di buone pratiche pedagogiche. Ancora una volta occorre tempo, un tempo non ritagliato, non marginale, un tempo dignitosamente riconosciuto”.
L'effetto Pigmalione si riscontra solo in ambito scolastico?
“L'effetto Pigmalione non si riscontra solo nelle scuole ma in tutti i contesti di vita: luoghi di lavoro, amicizie, conoscenze, famiglia. Quante gelosie esasperate tra fratelli? I bambini sono talmente sensibili che sanno cogliere la predilezione di un genitore per l'uno o l'altro figlio. Anche in questo caso subentrano negli adulti fortissime influenze di cui non si è consapevoli. La nostra personalissima, preziosa e unica storia ci insegue sempre, ha intriso il nostro tessuto e la nostra psiche. Quanti lavoratori poi non vengono considerati per il loro valore a causa di un certo stile attributivo? Anche i mass media contribuiscono largamente a creare effetti Pigmalione che ricordano il fenomeno di psicosi di massa di cui parla Freud: guai ad essere puntato oggi, difficile uscirne. Così è per il bullo, così per l'iperattivo, così per il timido e via dicendo. Ogni contesto di comunicazione, di relazione può risentire dell'effetto Pigmalione”.
Le aspettative che i docenti hanno sugli studenti non fungono anche da potente stimolo perché questi raggiungano poi i risultati attesi?
“Dipende dal tipo di aspettative dell'insegnante, dal suo stile attributivo. Rosenthal, in un esperimento condotto nel 1974, falsificando i risultati dei test, aveva dichiarato che un certo gruppo di alunni era in possesso di ottime capacità: non era vero! Ma quel gruppo di bambini raggiunse effettivamente ottimi risultati perché gli insegnanti si erano posti diversamente, con aspettative superiori, offrendo le condizioni per raggiungere l'empowerment, alto obiettivo pedagogico. Evitiamo allora espressioni direttive come: “Hai sbagliato, non hai studiato…”, oppure non arroghiamoci il diritto di sostenere: “…il bambino non ce la fa”. Ogni soggetto è valore, è potenzialità, è senso! Basta avere occhi per guardare. Ricordiamoci che s'impara sbagliando, è legge universale! Adottiamo una didattica metacognitiva, osserviamo e osserviamoCi, educhiamo ed educhiamoCi, valutiamo e autovalutiamoCi: sono fasi obbligate nell'arte della docenza. L'obiettivo educativo è “dare potere” per non cadere nella “impotenza appresa”. La strada verso il Sapere e la Conoscenza è lunga e tortuosa e passa dalla motivazione, dalla curiosità, dalla Pedagogia dell'errore. Popper scriveva che ‘evitare l'errore è un ideale meschino. Siamo fallibili. Abbiamo sbagliato e sbaglieremo”.
Ancora una volta sembra voler caricare i docenti di ulteriori responsabilità e, chissà, magari di qualche senso di colpa…
“La responsabilità è da intendersi come competenza che rientra nel quadro dell'agire educativo; chi sceglie una professione di profonda delicatezza come l'insegnamento non può permettersi di non sapere o di incorrere in retorici psicologismi. La relazione educativa richiede consapevolezza, empatia, reciprocità, ascolto. Nel processo di valutazione, torno a ribadire, il valutatore deve essere cosciente del fatto che tutto ciò che egli recepisce ed interpreta va a collocarsi entro un quadro valoriale che è innanzitutto suo, personale e contingente e che l'alunno è il vero protagonista del proprio cammino. In una società frenetica e sempre più omologata un bambino potrà compiere un grande cammino se abbiamo creduto in lui o un piccolissimo cammino se non gli abbiamo dato fiducia; l'insegnante forgia un capolavoro o al contrario un'opera dimenticata. Il bambino è un'opera d'arte e ha il diritto di abitare contesti di coerenza educativa! Pigmalione può innalzare, dare potere – empowerment – permettere l'autorealizzazione o al contrario deludere, svilire, spegnere pian piano la luce verso la conquista di Sé”.
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