Valutare nella scuola primaria e non solo. Analisi critica del nuovo sistema valutativo tramite giudizi – Allegato con materiali
Nella scuola primaria la valutazione periodica e finale degli apprendimenti è espressa tramite giudizi strutturati per competenze, per ciascuna delle discipline di studio previste dalle Indicazioni Nazionali: ORDINANZA MINISTERIALEN°172 DEL 4 DICEMBRE 2020 E LINEE GUIDA. I costrutti teorici alla base del sistema di valutazione delle competenze di Pellerey e Castoldi, che riportiamo in basso, sono concettualmente sensati e ormai indiscutibili.
Ma poi in classe?
24 allievi da osservare mentre lavorano e che si autovalutano, 24 persone che valutano tutte le altre 24 persone produce 675 potenziali incroci … giusto per sottolineare la complessità del tutto.
- Chi osserva gli allievi in classe, mentre si fa di tutto a lezione?
- E quanto tempo ci vuole a costruire griglie ad hoc per descrivere i processi?
- E di quante griglie necessitiamo in un anno?
- E chi crea le tabelle il docente o gli allievi insieme ai docenti?
- Ma, in realtà, quanto lavoriamo per competenze e quanto solo per conoscenze o obiettivi circoscritti?
Il problema del valutare le competenze non è limitato alla scuola primaria, sussiste anche negli altri livelli scolastici.
Valutare le competenze
Il principio di triangolazione di Pellerey e Castoldi permette la rilevazione di una realtà complessa. Per tale ragione richiede l’attivazione e il confronto di più livelli di osservazione, al fine di consentire una ricostruzione articolata e pluri-prospettica dell’oggetto di analisi.
Il principio è in sé geniale, ma più adatto a un team con diversi ricercatori che sperimentano in classe la valutazione che a un singolo insegnante occupato ad educare 20 allievi.
La realtà accademica mostra infatti che per la redazione di una tesi un docente in abilitazione, durante l’azione didattica, osserva in azione le attività o i processi di 4, 6 o al massimo 8 allievi.
Zoom su parte centrale grafico:
Alcune riflessioni sui nuovi sistemi di valutazione
Prima riflessione: la vera oggettività non esiste
Gli aspetti soggettivi e oggettivi sono sempre interconnessi.
Vorrei dunque sottolineare che di veramente oggettivo nella valutazione non c’è nulla, salvo se valutiamo mere conoscenze e lo facciamo con risposte vero e falso o con risposte a scelta multipla.
L’esame teorico della patente di guida è un ottimo e raro esempio di valutazione oggettiva.
Un documento per lavorare meglio anche se i problemi restano…
Il documento del Canton Ticino “Valutare per l’apprendimento” Link
parla di come valutare con le compeLa valutazione per l’apprendimentoLa valutazione per l’apprendimentotenze.
È complesso, non tutto è realizzabile da un solo docente in aula, ma fornisce anche tanti esempi pratici di griglie e tabelle, e soprattutto è frutto del lavoro di 14 laboratori che nel corso degli anni hanno coinvolto centinaia di docenti d’aula.
È molto utile per la scuola primaria e per il secondario di primo grado.
Allego anche una tabella di autovalutazione, pubblicata sulle ultime pagine del documento citato, in modo che ciascuna collega e ciascun collega possano riflettere empiricamente sul proprio sistema valutativo reale e non ideale.
Seconda riflessione: 3 tipi di reazioni naturali
Il docente sopraffatto dalle richieste di questi nuovi sistemi valutativi – giudizi + competenze – va regolarmente in crisi e reagisce con molteplici reazioni estreme o difensive.
Le reazioni del docente nel quadro del paradigma delle competenze possono anche essere raccolte in 3 tipologie:
– la prima è adattarsi senza pensarci troppo: ossia lavorare senza riflettere per il nuovo sistema valutativo, tenere tracce di tutto in innumerevoli diari, creare griglie valutative o farle creare, scrivere giudizi lunghi, complessi o puramente descrittivi;
– la seconda, legata alla prima, è trascurare del tutto le classiche prove sommative, che vanno poco di moda ormai, per valutare di tutto e di più, ma con il rischio di un trionfo del soggettivismo e dello spontaneismo;
– la terza, più facilmente percorribile, è seguire il proprio istinto.
Dato che le evidenze oggettive a scuola sono molto poche o quasi nulle, si torna all’ingenuo soggettivismo valutativo degli anni 60 e dunque a scrivere i giudizi secondo il proprio istinto di insegnante.
“Lo so che Carla e Andrea sono bravi allievi, cosa devo osservare ancora!”
“Giachetti lo boccio, lo so dal primo momento in cui è entrato in classe”, frase di Benigni, maestro di scuola, in “Non ci resta che piangere” Link.
Terza riflessione: non separiamo soggettivo e oggettivo
Il sistema valutativo è come il ciclo dell’acqua
La valutazione va vista come un ciclo continuo e cito il mio articolo precedente su Orizzonte Scuola.
La valutazione va considerata come un ciclo unico, sul modello di quello dell’acqua, ovvero il ciclo valutativo.
Non serve dunque suddividere il sommativo o l’oggettivo, dal formativo, dal soggettivo e dall’auto-valutazione, tutto è interconnesso come il ciclo dell’acqua. Non serve dare risalto all’una o all’altra componente è il tutto che deve scorrere e funzionare collegandosi.