Valutare e certificare le competenze

Uno dei punti critici della Didattica per competenze risiede nel fatto che la normativa italiana chiede, non solo di applicare la stessa ma anche di rilevare, valutare e persino certificare le competenze. Tutto ciò appare spesso difficoltoso. Queste infatti, come più volte ribadito, non possono essere attribuite a una singola disciplina, ma sono un modus operandi che caratterizza l’alunno che si dimostra in grado di mobilitare i saperi e le risorse personali per assolvere compiti e risolvere problemi in contesti non usuali. Si tratta, in sostanza, da parte dell’insegnante essere in grado di trasformare il sapere scientificamente elevato in sapere scientificamente comprensibile e spendibile, da parte dell’allievo essere in grado di trasformare, con l’uso delle sue abilità, le conoscenze in competenze attraverso un passaggio che va dall’essere e saper essere al saper fare.
Alla fine del biennio comune per procedere alla valutazione dei livelli di competenza raggiunti dagli allievi e quindi alla stesura della relativa certificazione verranno somministrate le cosiddette “prove esperte”, ovvero prove di tipo sommativo, organizzate secondo diversi livelli di complessità e legate anche al vissuto quotidiano.
Legato al compito autentico vi è anche l’elemento dell’indicatore di competenza, declinato per livelli, per indicare i gradi di maturazione; per la competenza non si può parlare, come nel caso degli apprendimenti, semplicemente di acquisizione acquisita o non acquisita; bisogna parlare di “maturazione graduale”, di “gradi di padronanza” che richiedono quindi di essere illustrati mediante adeguati indicatori di livello.
Come certificare le competenze?
Riguardo alla “certificazione” delle competenze, gli orientamenti ministeriali prevedono un modello di certificato delle competenze di base da rilasciare alla fine dell’obbligo d’istruzione che riporta le competenze distinte per assi culturali (dei linguaggi, storico-sociale, matematico e scientifico-tecnologico) e non per disciplina. Interessante è notare che nel modello ministeriale sono indicati dei “livelli” di maturazione così delineati:
- Livello base: lo studente svolge compiti semplici in situazioni note, mostrando di possedere conoscenze ed abilità essenziali e di saper applicare regole e procedure fondamentali,
- Livello intermedio: lo studente svolge compiti e risolve problemi complessi in situazioni note, compie scelte consapevoli, mostrando di saper utilizzare le conoscenze e le abilita acquisite.
- Livello avanzato: lo studente svolge compiti e problemi complessi in situazioni anche non note, mostrando padronanza nell’uso delle conoscenze e delle abilità. Sa proporre e sostenere le proprie opinioni e assumere autonomamente decisioni consapevoli.
Una modalità attuativa praticabile, uno strumento concreto, per valutare le competenze è il compito autentico in situazione, cioè un compito da affidare agli alunni, legato ad una situazione reale, di vita, il più possibile vicina alla concreta esperienza dell’alunno, secondo la fascia di età, oppure legata ad una situazione immaginata, fantastica. Il ragazzo cioè è chiamato a risolvere una situazione reale o di fantasia, simulandola, immedesimandosi, utilizzando la risorsa degli specifici apprendimenti (conoscenze e abilità) nonché altri apprendimenti legati a tutte le altre discipline e ad altre esperienze formative anche non scolastiche.
Nella certificazione delle competenze non va dimenticato il profilo dell’allievo che indica le mete finali dei percorsi formativi. Oggi i tratti salienti del profilo educativo ci vengono indicati con le competenze chiave di cittadinanza proposte dal Consiglio europeo.
Anche i traguardi formativi non devono essere sottesi in quanto costituiscono gli esiti di apprendimento del processo formativo, elaborati secondo la struttura proposta dal Quadro Europeo dei Titoli e delle certificazioni (EQF), ovvero competenze articolate in abilità e conoscenze essenziali.
Il percorso per la certificazione delle competenze si conclude con la stesura della rubrica delle competenze che, articolata sul quinquennio, rappresenta una matrice che ci consente di identificare, per una specifica competenza oggetto di azione formativa, il legame che si instaura tra le sue componenti ovvero:
- le conoscenze (saperi essenziali) ed abilità più rilevanti mobilitate dal soggetto nel corso dell’azione di apprendimento;
- le evidenze che costituiscono il riferimento processuale e dinamico delle competenze;
- i livelli della competenza – EQF – che il soggetto mette in evidenza nel presidio di quei compiti.
Il riordino, in definitiva, propone profondi cambiamenti nella concezione e nella pratica dell’insegnamento, nella didattica e nell’apprendimento cui il docente di qualsiasi disciplina, al fine di rendere il proprio sapere utile agli alunni, deve adeguarsi. L’attore principale del processo formativo, infatti, è costituito dai docenti aggregati sia per assi culturali/aree professionali sia per consigli di classe. Ciò consente di svolgere i passi indispensabili per una didattica per competenze cioè:
- aggregare le discipline per assi culturali e identificare i “nuclei portanti del sapere”;
- scegliere delle tematiche atte a sviluppare le competenze previste all’interno degli assi culturali adottando tecniche didattiche comuni;
- assegnare agli alunni dei compiti concreti e finalizzati;
- verificare le competenze attraverso prove attendibili che verificano l’effettivo utilizzo delle conoscenze, abilità e risorse personali, per risolvere problemi e assolvere compiti.