Valditara: “Già dalla scuola primaria ci saranno elementi di informatica. I bimbi sapranno che cos’è un algoritmo. 450 milioni per formare i docenti su intelligenza artificiale”

Intervenendo al summit nazionale sull’intelligenza artificiale a Milano, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha sottolineato l’importanza del dialogo tra istituzioni e studenti, aprendo alla possibilità di organizzare un summit internazionale sull’IA in Italia, con la partecipazione di insegnanti e studenti da tutto il mondo, in particolare dai Paesi africani.
Valditara ha ribadito l’impegno del governo nel rendere l’Italia protagonista di questa rivoluzione tecnologica, promuovendo una didattica sempre più avanzata e personalizzata, e ha ricordato l’importanza della cooperazione internazionale per supportare i Paesi in difficoltà, citando l’esempio dell’Africa, dove mancano 17 milioni di insegnanti.
450 milioni per formare i docenti su intelligenza artificiale
Il ministro ha poi illustrato alcune delle iniziative intraprese dal Ministero per l’innovazione nella didattica, tra cui lo stanziamento di 600 milioni di euro del PNRR per l’orientamento e la riduzione dei divari di genere, 450 milioni per la formazione dei docenti e 2,1 miliardi per le aule digitalizzate. Valditara si è detto soddisfatto dei risultati raggiunti nella digitalizzazione delle scuole, che hanno portato l’Italia a essere “alla pari o forse anche più avanti rispetto ad altri Paesi”. Ha inoltre evidenziato l’avvio di una sperimentazione sull’utilizzo dell’IA a scopi didattici, sottolineando che l’Italia è tra i primi Paesi al mondo ad aver intrapreso questo percorso.
Elementi di informatica già alla scuola primaria
Infine, il ministro ha annunciato un profondo rinnovamento dei programmi STEM, con l’adozione di un metodo di apprendimento induttivo, che parte dalla realtà per arrivare alla teoria. Valditara, poi, ha anticipato l’introduzione, a partire dalla scuola primaria, di elementi base di informatica, tra cui il concetto di algoritmo, una novità che rappresenta un importante passo avanti nella formazione delle nuove generazioni. “Vogliamo che il bambino sin dall’inizio sappia cos’è un algoritmo”, ha dichiarato Valditara, ribadendo l’importanza di avvicinare i giovani al linguaggio dell’informatica fin dai primi anni di scuola. La sperimentazione sull’IA a scopi didattici è partita in quattro regioni, e il ministro ha espresso soddisfazione per l’adesione della Calabria, segnale di una “straordinaria voglia di futuro”, auspicando un ampliamento del progetto ad altre scuole e regioni nel prossimo anno. L’impiego dell’IA nella didattica si articola su due livelli: il primo prevede l’utilizzo di assistenti virtuali per la correzione degli esercizi e l’individuazione delle lacune degli studenti, consentendo ai docenti di personalizzare l’insegnamento. Il secondo livello, più avanzato, riguarda l’IA generativa, in grado di creare contenuti didattici personalizzati in base alle esigenze di ogni singolo studente, ad esempio proponendo esercizi specifici per chi ha difficoltà con le frazioni o con le equazioni di secondo grado. L’IA, dunque, può offrire un supporto mirato sia agli studenti che ai docenti, seguendo passo passo il percorso di apprendimento.
Contro il cyberbullismo: un appello alle scuole
Valditara ha poi affrontato il tema del cyberbullismo, definendolo una “piaga sempre più invasiva”. Il ministro ha lanciato un appello alle scuole che stanno sviluppando buone pratiche per contrastare il fenomeno, invitandole a presentare le loro idee e proposte al Ministero. Un’iniziativa che punta a valorizzare l’autonomia didattica e a promuovere un confronto a livello nazionale per individuare strategie efficaci contro il cyberbullismo.
Il progetto ministeriale sull’intelligenza artificiale a scuola
L’obiettivo principale del progetto ministeriale è colmare il divario di apprendimento tra gli studenti, con particolare attenzione ai ragazzi con difficoltà e di origine straniera. Il progetto, che coinvolge diverse regioni, prevede l’uso di un software integrato in Google Workspace, inizialmente focalizzato su materie STEM e lingue straniere. La selezione delle classi coinvolte è in fase di definizione, e richiederà l’approvazione di dirigenti scolastici, docenti e studenti, nel rispetto della privacy.
Come funziona l’assistente virtuale?
L’assistente virtuale, basato sull’IA, identificherà le difficoltà di apprendimento dei singoli studenti, segnalando le lacune sia al docente che all’alunno. Il docente, opportunamente formato, potrà quindi intervenire con un supporto mirato. Il modello si ispira a uno studio del 1984 di Benjamin S. Bloom sull’efficacia del supporto individuale costante nel miglioramento dei risultati scolastici.
Obiettivi e prospettive future
La sperimentazione mira a rilanciare l’ascensore sociale e a contrastare la dispersione scolastica, offrendo a tutti gli studenti pari opportunità di apprendimento. Al termine dei due anni, l’Invalsi valuterà i risultati del progetto, confrontando i progressi degli studenti delle classi “digitali” con quelli delle classi “tradizionali”. In caso di esito positivo, l’obiettivo è estendere l’utilizzo dell’IA a tutte le scuole italiane a partire dal 2026.