Valditara: “Aumenti fino a 160 euro e incentiveremo il middle management. Bisogna assumere più docenti di sostegno. IA per personalizzare didattica, ma aiuterà anche le segreterie” [INTERVISTA]

Dalla riforma dell’istruzione tecnica e professionale all’intelligenza artificiale in classe, passando per il rinnovo del contratto scuola e le misure previste per il sostegno. Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, delinea, in un’intervista a Orizzonte Scuola la sua visione di una scuola dinamica, proiettata verso il futuro.

Ministro, la sua riforma del 4+2 mira a cambiare il volto degli istituti tecnologici e professionali, ma soprattutto punta ad avvicinare i giovani al mondo del lavoro. Cosa porterà di positivo per studenti e famiglie? Cosa risponde a chi polemizza su un aiuto ai privati?

“La riforma 4+2 presenta numerosi aspetti positivi. Innanzitutto, gli studenti potranno concludere il loro percorso di studi un anno prima, entrando così più rapidamente nel mondo del lavoro o proseguendo gli studi presso ITS o università. La riforma non si limita a una semplice compressione dei programmi, ma introduce contenuti completamente nuovi, con un focus sulla qualità e non sulla quantità. Si prevede un rafforzamento di italiano, matematica e inglese, e i dati dimostrano che sono queste le materie dove le performance degli studenti degli istituti tecnici e professionali sono oggi penalizzate rispetto ai licei. La riforma punta su una solida preparazione tecnologica e sulla specializzazione, con la possibilità di proseguire gli studi negli ITS per un biennio (da qui la denominazione 4+2). Si mira a creare una filiera formativa continua e coerente, con il coinvolgimento di imprenditori e manager che potranno insegnare nelle scuole, portando competenze specifiche e contribuendo a colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro. C’è anche il tema di una didattica incentrata sulla ricerca, novità assoluta. Perché vogliamo incentivare l’innovazione e la ricerca fino alla brevettazione e al trasferimento tecnologico. L’obiettivo è far entrare i giovani prima, più facilmente e con una preparazione più adeguata nel mondo del lavoro”.

Cosa risponde a chi polemizza su un aiuto ai privati?

“Per quanto riguarda le polemiche sull’aiuto ai privati, si tratta di critiche infondate, provenienti da chi guarda al passato con una mentalità obsoleta. Chi ha ancora in mente l’insegnamento di Gramsci rimane a novant’anni fa. La collaborazione tra scuola e impresa è fondamentale nel mondo moderno, come dimostra anche il documento finale del G7 di Trieste. Le sfide della modernità non si vincono con l’ideologia”.

Piano estate, quasi un milione di studenti coinvolti. Un grande aiuto per le famiglie, non crede?

“Si è trattato di un grande aiuto per le famiglie, assolutamente sì. Il Piano Estate ha coinvolto circa 950.000 studenti in 5.500 scuole, offrendo un importante sostegno alle famiglie. Si tratta di un’iniziativa che intendiamo potenziare nei prossimi anni, cercando di raggiungere un numero sempre maggiore di studenti e scuole. Manderemo anche una lettera alle famiglie, per far conoscere questa opportunità. Cercheremo di supportare anche le scuole perché possano partecipare sempre più numerose a questa iniziativa.  Il Piano Estate rappresenta un aiuto concreto per le famiglie che non possono permettersi centri estivi privati o che non hanno altre soluzioni per i propri figli durante i mesi estivi. È una misura di inclusione e solidarietà che si inserisce in un più ampio progetto di contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa, che comprende innanzitutto tutorato, Agenda Sud e Agenda Nord”.

Le ultime novità sui docenti di sostegno sono state oggetto di confronto, ma, tutto sommato, sono state bene accolte dalle famiglie. C’è anche chi chiede insegnanti specializzati sulle singole disabilità. Cosa risponde?

“È una richiesta legittima. Dobbiamo muoverci nella direzione di una maggiore specializzazione dei docenti di sostegno, valorizzando questa figura professionale e riconoscendone l’importanza e la delicatezza anche attraverso una retribuzione adeguata. Ho detto, e lo ribadisco, che la richiesta di docenti specializzati sulle singole disabilità è molto corretta. Il docente di sostegno non deve essere una scelta di ripiego, ma una scelta sfidante, di grande responsabilità, che presuppone grande professionalità e una retribuzione adeguata alla delicatezza del ruolo. Ovviamente, questo percorso di riforma scolastica, ricco di novità, richiede gradualità, ma questo deve essere un punto di arrivo. Abbiamo già avviato la specializzazione di 85.200 docenti di sostegno, offrendo una diversificazione nella formazione che tenga conto, già con i corsi Indire, dei diversi bisogni degli studenti. Seguire un ragazzo non vedente richiede competenze diverse rispetto a quelle necessarie per un ragazzo autistico, ad esempio. Inoltre, ci stiamo impegnando per assumere sempre più insegnanti di sostegno, anche attraverso un confronto con l’Unione Europea, per superare i vincoli ereditati dal precedente governo. Dall’altro lato, abbiamo introdotto la possibilità per le famiglie di scegliere la continuità didattica anche nel caso di docenti precari a partire dal prossimo anno scolastico. Un obiettivo importante rivendicato da almeno 20 anni dalle associazioni della disabilità. Un obiettivo in cui credo molto”.

Le azioni di inclusione scolastica hanno riguardato anche gli alunni stranieri, con un’iniziativa che ha ricevuto qualche critica. Cosa ha da rispondere?

“Oggi sappiamo che c’ è un tasso di dispersione di oltre il 30% per gli studenti stranieri. Questi ragazzi non andando a scuola non hanno futuro. I risultati in Italiano sono poi sensibilmente inferiori rispetto a quelli degli studenti italiani. Significa che hanno minori opportunità di successo formativo. Invece noi, con l’insegnamento potenziato dell’italiano, vogliamo far si che ci sia una maggiore inclusione e che questi ragazzi vengano messi alla pari con gli studenti italiani potendo così meglio conoscere la nostra cultura, meglio inserirsi nella nostra società, meglio conoscere i nostri valori costituzionali e soprattutto avere un percorso scolastico più inclusivo e più performante. Chi parla di razzismo, commentando questa iniziativa, non sa cosa sia la democrazia e l’inclusione”.

Nel suo mandato c’è già stato un rinnovo del contratto scuola e ne ha annunciato un altro. Novità per il futuro?

“Ho inviato al Ministro Zangrillo l’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto, che prevede importanti novità. Confermiamo la destinazione di 3 miliardi di euro per l’aumento degli stipendi, che dovrebbe aggirarsi intorno ai 160 euro mensili per i docenti, a cui si aggiunge il taglio del cuneo fiscale. Si tratta di un intervento concreto e significativo, mai compiuto dai governi precedenti, che si sono limitati a parole e accuse. Prevediamo inoltre un rafforzamento della formazione, l’eliminazione della figura del docente incentivato, sostituita da figure più specializzate e qualificate (come il tutor e l’orientatore), che saranno anche maggiormente retribuite. Introdurremo inoltre il welfare territoriale e una formazione obbligatoria, documentata e verificata, per tutto il personale scolastico, perché la formazione è fondamentale”.

Addio al docente incentivato, lo aveva annunciato già a inizio mandato, è arrivato il momento. Ci vuole anticipare qualcosa?

“Confermo la soppressione del docente incentivato, come previsto dalle linee guida. Questa figura viene sostituita perché crediamo in un percorso che valorizzi i diversi ruoli e le diverse professionalità all’interno della scuola. Per questo, abbiamo previsto una retribuzione specifica per queste nuove posizioni, come ad esempio il tutor e l’orientatore, ma anche altre figure di middle management”.

Anche la circolare sull’utilizzo del cellulare in classe è stata oggetto di grande discussione. La maggioranza è con lei, ma cosa ha da dire alle famiglie che hanno delle perplessità?

“I sondaggi indicano che la stragrande maggioranza delle famiglie è favorevole alla circolare. Tutte le indagini internazionali hanno ormai dimostrato che un utilizzo eccessivo del cellulare è dannoso per i giovani, in particolare perché crea dipendenza. È controproducente, quindi, che sia proprio la scuola a favorirne un utilizzo massiccio. Non credo che si faccia buona didattica con un cellulare. Si può fare buona didattica con un tablet o con un computer: questi strumenti possono certamente essere di ausilio nella scuola primaria e secondaria di primo grado. Francamente, credo che sottolineare l’importanza di carta e penna, e quindi insegnare il rapporto con il libro cartaceo, e il quaderno sia un momento di crescita culturale e di forte stimolo intellettuale per i nostri giovani”.

Intelligenza artificiale, c’è chi la teme: qual è la sua idea relativamente all’ingresso nel mondo della scuola? C’è anche la necessità di preparare i docenti e di alleggerire il carico di lavoro delle segreterie. Come bisogna gestire questo tema?

“Oltre agli stanziamenti del PNRR per la didattica digitalizzata, pari a 1,2 miliardi di euro, abbiamo previsto per la prima volta 450 milioni di euro destinati alla formazione degli insegnanti per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie per la didattica avanzata. Abbiamo avviato una sperimentazione gratuita, grazie agli strumenti messi a disposizione da Google e Amazon, in alcune scuole dal Sud al Nord, dalla Calabria alla Lombardia, passando per Lazio e Toscana. L’obiettivo è utilizzare l’intelligenza artificiale per personalizzare la didattica. È importante non demonizzare l’intelligenza artificiale: se adeguatamente governata da docenti formati, può essere uno strumento prezioso per valorizzare i talenti e realizzare una scuola incentrata sulla personalizzazione dell’apprendimento. L’intelligenza artificiale, inoltre, contribuirà a semplificare l’amministrazione scolastica e ad alleggerire il carico di lavoro delle segreterie. È uno dei pilastri su cui puntiamo per ridurre la burocrazia nelle scuole”.

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