Vaccinazioni, gli Stati possono imporre obbligo ai bambini per ingresso a scuola. La posizione della corte di Strasburgo

Gli Stati possono imporre l’obbligo di vaccinazione, impedendo l’ingresso a scuola dei bambini non inoculati? Per la CEDU di Strasburgo sì, poiché l’obbligo di vaccinazione statuito dal singolo Stato per la tutela della salute pubblica non contrasta la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Per l’effetto, lo Stato può imporre ai genitori di vaccinare i figli per alcune malattie, potendo anche fissare sanzioni per le ipotesi di violazione. Inoltre, in nome della tutela della salute della collettività, lo Stato può interdire l’ingresso a scuola degli studenti non vaccinati.
Il rifiuto dei vaccini e le multe
Nella Repubblica Ceca, i genitori di alcuni studenti non avevano provveduto a far vaccinare i propri figli, quindi erano stati destinatari di una multa di 110 euro e dell’impossibilità di far rientrare a scuola gli alunni. Nel ricorso indirizzato a Strasburgo, col quale hanno impugnato le sanzioni, hanno asserito la violazione del diritto a rifiutare cure mediche, rifendendosi anche a potenziali effetti collaterali delle immunizzazioni.
Strasburgo: lo Stato può interdire l’ingresso a scuola dei non vaccinati
La Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha rigettato le lamentele avanzate dai genitori contrari alle vaccinazioni, contro la Repubblica Ceca, statuendo un principio valido anche per tutti gli altri Stati della UE: l’obbligo di vaccinazione non contrasta con l’articolo 8 della Convenzione, il quale garantisce il diritto al rispetto della vita privata. Per la CEDU ciò rappresenta una tutela predisposta dai singoli Stati a garanzia della salute individuale e collettiva, necessaria per evitare il basso tasso di vaccinazione di bambini e per proteggerli da serie patologie (poliomielite, epatite B, e via dicendo).
La vaccinazione obbligatoria rappresenta ingerenza dello Stato sulla vita privata dei cittadini?
La CEDU, nel rigettare i ricorsi, ha anche chiarito che la vaccinazione obbligatoria non rappresenta un’ingerenza nel diritto alla vita privata, bensì risulta necessaria per tutelare la salute pubblica. Nel bilanciamento tra gli interessi che emergono nella vicenda, Strasburgo opta per la salute collettiva e la solidarietà sociale, identificando l’obbligo vaccinale quale protezione anche rispetto agli individui che, per questioni legale alla salute individuale, non possono aderire alla vaccinazione, con ciò che ne consegue in termini di vulnerabilità. Le vaccinazioni, secondo l’organismo giudiziario europeo, rappresentano un intervento sanitario col rapporto costi-benefici più benevolo. Per l’effetto, è risultata conforme alla legge la circostanza che le autorità nazionali della Repubblica Ceca abbiano perseguito la finalità di un alto tasso di vaccinazione tramite strumenti proporzionali, e dove risulta altresì contemplata, in ipotesi di rifiuto, una sanzione, rispetto alla quale è al contempo possibile ricorrere ai giudici.
L’interesse superiore del minore
La CEDU, infine, ha evidenziato che alcuni Stati hanno provveduto ad emendare la normazione nazionale, implementando l’obbligo di vaccinazione, in quanto si erano verificati livelli di adesione volontaria inadeguati al raggiungimento dell’immunità di gregge. Per l’effetto, per quel che concerne la specifica ipotesi della vaccinazione dei bambini, secondo la Convenzione, lo Stato deve peraltro garantire l’interesse superiore del minore.