Usare lo smartphone troppo presto compromette l’apprendimento

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C’era un tempo in cui i bambini si annoiavano. Ed era un bene. Perché dalla noia nascevano storie, giochi, sogni ad occhi aperti. Oggi la noia è diventata un nemico da abbattere con un colpo di pollice sullo schermo. Il risultato? Una generazione che scorre la realtà senza viverla davvero.

La ricerca EYES UP: uno scenario allarmante

La ricerca EYES UP ha certificato quello che molti insegnanti, genitori e psicologi osservano da anni: l’uso precoce degli smartphone sta cambiando il modo in cui i ragazzi apprendono, pensano e interagiscono con il mondo. Non è solo una questione di distrazione scolastica, ma di un’intera struttura cognitiva che si trasforma, con conseguenze ancora difficili da misurare.

Il cervello sotto attacco: l’effetto frammentazione

L’apprendimento è un processo lento, fatto di tentativi, errori, riflessioni. Ma i dispositivi digitali insegnano l’esatto opposto: risultati immediati, risposte pronte, nessuno sforzo. La mente dei ragazzi si abitua a stimoli brevi e superficiali: video di pochi secondi, notifiche continue, informazioni che svaniscono subito.

Ecco tre effetti devastanti:

  1. Perdita della concentrazione prolungata – Studiare un testo lungo diventa difficile. La mente fatica a rimanere focalizzata su un singolo argomento per più di pochi minuti.
  2. Illusione della conoscenza – Avere tutto a portata di clic fa credere di sapere, ma in realtà significa solo accumulare informazioni senza elaborarle.
  3. Intolleranza alla frustrazione – Il digitale abitua a ottenere tutto e subito. Nella vita reale, però, questo non avviene, e i ragazzi si arrendono di fronte alle difficoltà.

Il paradosso della scuola

La scuola resta indietro, con i suoi metodi lenti e ragionati, mentre i ragazzi vivono in un mondo veloce che li spinge ad avere tutto senza fatica. Il digitale ha insegnato ai ragazzi che il tempo è una perdita di tempo.

Le regole inutili degli adulti

Molti genitori e insegnanti reagiscono vietando: niente smartphone in classe, niente social, niente telefono a cena. Ma c’è un problema: gli adulti stessi non rispettano queste regole.

Un genitore che chiede di spegnere il telefono a tavola, mentre risponde alle mail di lavoro, trasmette un messaggio di incoerenza. Gli studenti vedono e imitano: le regole imposte senza coerenza non servono.

Il rifugio (e la trappola) del digitale

Uno degli aspetti più preoccupanti della ricerca EYES UP è l’uso notturno degli smartphone. Perché i ragazzi continuano a scrollare fino all’alba? Perché hanno paura del silenzio.

Un tempo, di notte, si rifletteva, si sognava. Oggi il digitale offre una fuga perfetta: basta un video, un messaggio, una chat. Ma più cercano connessione nel virtuale, più si sentono soli nella realtà.

E si crea un circolo vizioso:

  • Restano svegli per paura di perdersi qualcosa;
  • Dormono meno e peggio, con effetti devastanti su memoria e attenzione;
  • La stanchezza aumenta la dipendenza dagli schermi;
  • La realtà diventa più faticosa, il digitale più attraente.

Educare al digitale: la vera soluzione

La soluzione non è vietare tutto, ma educare al digitale. Bisogna insegnare ai ragazzi come la tecnologia influenza il cervello, perché riduce l’attenzione, quali sono i rischi di una vita vissuta solo attraverso uno schermo.

Ma serve anche un cambiamento nella scuola. Il sistema educativo non può restare fermo. Serve un’alleanza tra scuola, famiglie e istituzioni per integrare la tecnologia senza esserne dominati.

La domanda che non vogliamo farci

La vera domanda non è perché i ragazzi sono dipendenti dagli schermi. La domanda vera è perché noi adulti abbiamo permesso che lo diventassero.

Abbiamo dato loro lo smartphone troppo presto, senza insegnare come usarlo. Li abbiamo lasciati soli davanti a un algoritmo che decide per loro. E ora ci stupiamo se non riescono più a staccarsi?

I ragazzi non sono il problema. Il problema siamo noi. Perché abbiamo costruito un mondo in cui loro sono cresciuti. E allora, la vera domanda non è come spegnere i loro schermi, ma come riaccendere la loro mente.

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