Unschooling o apprendimento autoguidato: cos’è e cosa è previsto nel sistema scolastico italiano

L’opzione dell’istruzione parentale apre a più possibilità di approccio che possiamo collocare nello spazio concettuale che intercorre tra la cosiddetta “scuola a casa” e “l’apprendimento autoguidato/unschooling”.
L’Unschooling è uno dei fenomeni che concretizza la pluralità culturale e la democraticità di una visione dell’istruzione, proprie della modernità e auspicate dalle norme generali sull’istruzione.
Il sistema dell’istruzione contemporaneo è ben rappresentato, per certi aspetti dalla considerazione bene espressa nell’allegato al Decreto 254/2012: al capitolo “La scuola nel nuovo scenario”
[…] Oggi l’apprendimento scolastico è solo una delle tante esperienze di formazione che i bambini e gli adolescenti vivono e per acquisire competenze specifiche spesso non vi è bisogno dei contesti scolastici. […]
[…] La scuola non ha più il monopolio delle informazioni e dei modi di apprendere. Le discipline e le vaste aree di cerniera tra le discipline sono tutte accessibili ed esplorate in mille forme attraverso risorse in continua evoluzione. Sono chiamati in causa l’organizzazione della memoria, la presenza simultanea di molti e diversi codici, la compresenza di procedure logiche e analogiche, la relazione immediata tra progettazione, operatività, controllo, tra fruizione e produzione. Dunque il “fare scuola” oggi significa mettere in relazione la complessità di modi radicalmente nuovi di apprendimento con un’opera quotidiana di guida, attenta al metodo, ai nuovi media e alla ricerca multidimensionale. Al contempo significa curare e consolidare le competenze e i saperi di base, che sono irrinunciabili perché sono le fondamenta per l’uso consapevole del sapere diffuso e perché rendono precocemente effettiva ogni possibilità di apprendimento nel corso della vita. […]
In Italia il sistema dell’istruzione attribuisce ai genitori la responsabilità primaria dell’educazione e dell’istruzione. Per questo agli stessi è data la facoltà di scelta per l’approccio da seguire al fine di adempiere al loro diritto/dovere nei confronti dei figli.
Scuola o istruzione parentale sono le categorie in cui si pone l’alternativa che si deve e si può scegliere.
L’opzione della scolarizzazione può essere attuata sostanzialmente aderendo al sistema pubblico, gratuito, o al sistema privato parificato, a pagamento.
Alcuni aspetti caratterizzanti dell’Unschooling
L’Unschooling è una pratica di istruzione orientata dall’apprendente in cui le/i giovani sono libere/i di istruirsi nel proprio ambiente di vita, in sintonia con il loro personale stile di apprendimento, acquisendo presto una forte autonomia decisionale e operativa.
L’Unschooling non è un modello di insegnamento applicabile alla stessa maniera in ogni caso. E’ piuttosto una tipologia di approccio all’apprendimento, e alla vita, che crea il tempo e lo spazio per il disvelamento delle potenzialità di ognuno. I processi di studio e ricerca scaturiscono dagli interessi, intesi nella loro accezione più profonda e costruttiva. (vedi in Nunzia Vezzola “Apprendimento naturale Homeschooling e Unschooling” Armando Editore)
L’incontro tra la giovane persona ed il mondo li fa scoccare con intensità; da lì parte poi l’indagine conoscitiva che procederà con un andamento spiraliforme che, sagacemente assistita dall’adulto, arriverà a toccare altri argomenti oltre agli originari, fino a quelli segnalati dalle Indicazioni nazionali.
Il/la giovane è protagonista pro-attiva/o, artefice della costituzione del suo bagaglio di conoscenze, competenze e umano in senso lato. Da ciò scaturisce un’alta qualità della crescita e una consapevolezza della partecipazione al mondo.
In Unschooling si può parlare di persone che prendono la loro forma nel rapporto tra il sé ed il mondo, più che di persone che vengono formate da azioni esterne, forzate ed estranee alla soggettività di ognuno.
In Unschooling non viene esclusa la figura del “maestro/a” o dell’esperto/a, la quale invece deve essere di alta levatura ed intervenire nel momenti più opportuni, non necessariamente preordinati, nei percorsi di studio e ricerca.
L’Unschooling praticato con consapevolezza consente:
- una qualità degli apprendimenti molto alta: le acquisizioni nascono dall’esperienza, dalla scoperta, dall’esplorazione, vanno oltre l’esposizione teorica e sono finalizzate a dare risposta a quesiti personali, necessari e vitali; esse scaturiscono dall’interesse e da una forte motivazione endogena; abbandono degli apprendimenti puramente mnemonici
- una profondità e permanenza dello studio: le/gli unschooler imparano con piacere, non per dovere; questo li rende particolarmente predisposti all’apprendimento permanente e tenaci nell’applicazione
- un alto grado di persistenza degli apprendimenti stessi, in quanto questi derivano da curiosità e rispondono ad un bisogno personale; pertanto non vengono dimenticati velocemente e sono disponibili per svariati sviluppi ulteriori
- accesso alle fonti più appropriate, anche dirette, e non attraverso libri di testo
- una personalizzazione dei percorsi molto articolata, grazie anche alla possibilità di attivazione di tutti gli approcci (formale, non formale, informale), alla disponibilità di tempo, di luoghi differenti e di gruppi e/o relazioni sfaccettate
- trasversalità degli apprendimenti, che deriva dal contatto permanente con la complessità della realtà e porta all’interdisciplinarità, pluridisciplinarità/multidisciplinarità intrinseca alle acquisizioni, ad un apprendimento per competenze, quindi riduzione del nozionismo
- rispetto della giovane persona apprendente in tutti i suoi aspetti psico-fisici ed intellettivi, grazie alla possibilità di ottimizzazione degli aspetti fisiologici (ritmi sonno-veglia, bisogno di movimento, ad esempio), cognitivi, relazionali, spirituali
- simbiosi con la realtà del mondo (quindi socializzazione) e forti rapporti di interazione con essa, che vanno oltre la divisione in classi d’età e anche oltre il semplice concetto di inclusione
- stimolo all’autonomia e all’autostima: queste dinamiche implicano un forte coinvolgimento personale fin dalle scelte di base (autonomia) e i traguardi raggiunti, in buona misura, risultano ascrivibili all’apprendente stessa/o, a beneficio di un rafforzamento della coscienza di sé, che comprende anche una gestione realistica e consapevole dei limiti.
Un recente studio nazionale traccia un quadro significativo delle modalità di attuazione dell’Unschooling in Italia nel maggio 2024; è visionabile al link https://www.laifitalia.it/2024/05/23/foto-unschooling-in-italia/.
Una piccola metafora. La scuola sta all’unschooling come un’autostrada sta alle altre strade. Se tutti dobbiamo trovarci a Roma (il pieno sviluppo della persona), abbiamo più possibilità di percorso, ognuna con vantaggi e svantaggi. L’autostrada consentirà di arrivare prima, le altre strade sicuramente richiederanno dei tempi diversi, ma offrono maggiore ricchezza di stimoli. Viaggiando veloci su un tracciato fortemente strutturato e predefinito, con pendenze che non affatichino troppo il mezzo ecc., raccoglieremo nella corsa delle percezioni fuggevoli e sommarie, saremo molto attenti alla corsa più che al resto. Percorrendo altre strade potremo fare scoperte, vivere situazioni inedite, conoscere il paesaggio da qui alla meta. Il nostro bagaglio in questo caso si arricchirà notevolmente e comunque arriveremo a Roma, probabilmente felici e contenti.
In Italia si può scegliere se andare in autostrada o percorrere altre strade dalle statali alle comunali e anche i sentieri.
Scuola e personalizzazione
L’insegnamento di conoscenze preordinate secondo intenti distanti dalle vere istanze esistenziali, non personalizzate, disorganiche e prevalentemente somministrate con l’“approccio formale”, tipico e caratterizzante l’attività scolastica, ha perso efficacia, sostegno culturale e disciplinare. Questo aspetto unito ad altri, fa sì che la crisi del sistema scolastico stesso stia vivendo una lunga fase acuta.
La scuola, laddove non ha introiettato tale evidenza, si trova di fatto fuori gioco e priva della possibilità di portare utilità, in misura sufficiente, alle/ai giovani che la frequentano e di contribuire perciò al pieno sviluppo della loro persona (art. 3 Costituzione).
Un peccato che l’intera società sta facendo e che sta sempre più aggravandosi.
Il contesto culturale e sociale contemporaneo e le sue complessità non trovano sintonia con il vecchio ed ancora inspiegabilmente praticato, riferimento, al concetto di “programma ministeriale”.
I “programmi ministeriali” non esistono e non hanno ragione di esistere in una società democratica.
L’ordinamento della Repubblica in merito all’istruzione nel 2012 (con successivi aggiornamenti) si è decisamente e chiaramente orientato sul concetto di “linee guida per curricolo dello studente”.
Il passaggio è fondamentale e segna il cammino, sicuramente ancora lungo, verso la “personalizzazione” dei processi di istruzione. Sempre al capitolo “La scuola nel nuovo scenario”
[…] obiettivo della scuola non può essere soprattutto quello di inseguire lo sviluppo di singole tecniche e competenze; piuttosto, è quello di formare saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale, affinché possa affrontare positivamente l’incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri. Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invarianti pensati per individui medi, non sono più adeguate. Al contrario, la scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ognuno. […]
Realisticamente, le condizioni in cui è costretta ad agire la scuola italiana fanno sì che tale obiettivo abbia più o meno la consistenza di una speranza.
In sostanza, tutto il sistema dell’istruzione della Repubblica, scuola e istruzione parentale, devono avere il traino delle indicazioni generali delineate nelle linee guida nazionali e della personalizzazione. Fra le due categorie deve sussistere, o almeno deve essere perseguito un equilibrio, pena l’inadeguatezza anche normativa.
L’Unschooling presenta i presupposti per il mantenimento attivo di tale equilibrio.
Anche in altri approcci, sia tradizionali che nell’ambito dell’istruzione parentale, si possono cogliere in questo senso degli obiettivi importanti, ma qui è interessante segnalare che anche con l’Unschooling questo è possibile.
Purtroppo, la percezione dell’Unschooling è ancora fortemente condizionata dall’imprinting culturale che tutti noi adulti abbiamo introiettato. Ovvero: l’istruzione e pure le educazioni sono dei momenti regimentati nella vita delle persone, circoscritti in un ambito precettivamente strutturato nei tempi, nei luoghi, nei contenuti e nella società in generale.
L’interesse
E’ propriol’interesse l’origine e la chiave per liberare le migliori e cospicue energie dei/lle giovani.
Perchè?
L’interesse è legato alla necessità vitale della persona che nel momento in cui incontra il mondo deve procurarsi quegli strumenti di conoscenza e competenza che gli consentono di instaurare un rapporto equilibrato e positivo e non soccombere per una condizione di ignoranza.(vedi anche Elena Piffero “Io imparo da solo” TerraNuova Edizioni)
Gli interessi di ognuno sono il nutrimento più genuino e vitale delle volontà di apprendimento dei/lle giovani e di tutti noi.
Le indicazioni generali di cui all’art. 33 della Costituzione (volgarmente chiamate ancora, nonostante tutto, “programmi ministeriali), si pongono come tratteggio di un campo necessario di attenzione, ma in un quadro senza una cornice spessa e dorata e non sono risolutive e assorbenti della complessità di cui ognuno è portatore.
Ovvero, l’orizzonte cui tendere è il pieno sviluppo della persona nelle sue qualità sociali e soggettive, in un contesto di equilibrio e rispetto. Un’azione tesa all’assorbimento di alcune nozioni predigerite e liofilizzate, come avviene in tanti percorsi scolastici, raramente può portare ad uno sviluppo sano, o completo della persona; potrà presentare alunni diligenti e pre-parati rispetto a quel canone, ma forse per il loro ed il nostro futuro questo non basterà.
Questa è la lettura valoriale più persuasiva dell’istruzione che è decantata pacificamente nella nostra Costituzione.
In questo senso, un dibattito finalmente basato sulle evidenze potrebbe aiutare a far cogliere le potenzialità e le debolezze di ogni modalità di istruzione/apprendimento che sono possibili oggi.
L’Unschooling contemporaneo, anche in Italia, oramai è presente da più di tre lustri, i/le ragazzi/e che hanno praticato questo percorso di apprendimento sono “giovani adulti”; alcuni hanno intrapreso senza difficoltà percorsi universitari, altri non hanno incontrato ostacoli (anzi) in ambiti lavorativi anche di alto livello, e tanto meno nel consesso sociale.
Sulle valenze sociali e culturali dell’Unschooling nel contesto della “Third International conference “Education and/for social Justice” tenutosi all’Università di Cagliari,tra il 3 e il 6 guigno 2024, un’intero panel di approfondimento e discussione si è tenuto sul tema dell’unschooling: “Critical Unschooling and the decolonisation of education: Ideas, challenges and practices of collective liberation for social justice.” Convenors: Elena Piffero (LAIF – L’Associazione Istruzione Famigliare, Italy); Gina Riley (City University of New York, Hunter College, School of Education). Gli atti del convegno daranno conto dell’importanza delle tematiche trattate e della virtuosità dell’Unschooling.
L’Unschooling è fortemente efficace sul piano degli apprendimenti, dello sviluppo globale della persona, come pure nella generazione dei rapporti umani nelle comunità dove ne stimola particolarmente la facoltà educante. Inoltre è incardinato nell’ordinamento e legittimamente incontestabile, in quanto compreso nella responsabilità di scelta dei genitori e nella libertà di istruzione, costituzionalmente attribuite.