Un’estate di clausura tra le mura scolastiche? Lettera

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inviata da Maestro Giuseppe Belleggia – Si ipotizza una permanenza a scuola oltre il calendario con la motivazione che i bambini avrebbero perso ore di lezione e questo non è del tutto errato ma neppure preciso. Con la DAD abbiamo fatto fronte a questi mala tempora e devo dire che forse non tanto o non soltanto sul piano dei contenuti ma anche e soprattutto delle relazioni qualcosa è andato perduto per loro, per tutti quei nostri fanciulli e ragazzi costretti per ore a ritirarsi -per dirla con la Arendt- dalla sfera pubblica a quella privata.

Ora, stando così le cose, sono stati soprattutto i legami affettivi, le dinamiche socio-emotive e le relazioni interpersonali a pagare il prezzo più alto. Crediamo forse davvero che stare inchiodati in un’aula pollaio a giugno e luglio per otto ore -nella mia scuola piccoli e grandi con la mensa trascorrono quaranta ore settimanali- per giunta “mascherinati” possa fare bene ai nostri figli, ai nostri bambini? Se pensiamo di sì significa che stiamo tralasciando aspetti fondamentali della loro crescita…

Da un anno le loro relazioni sociali, e non solo le loro, si sono quasi azzerate, così come tutte quelle sane esperienze di vita all’aria aperta che formano e strutturato la personalità di ognuno di noi sono venute meno.

È mera mancanza di fantasia e creatività pensare di poterle surrogare rinchiusi al caldo asfissiante e malsano di pochi metri quadrati imbavagliati e immobili, mentre parchi e boschi, sentieri e prati attendono le loro grida chiassose, le loro corse peregrine, le loro capriole, e mani e occhi e nasi e orecchi attenti e avidi di nuove esperienze e conoscenze.

Per favore, datemi anche da fare, chiedetemi di mettermi a loro disposizione, ma non obbligatemi ad essere il loro carceriere. Vi sono orti e giardini botanici nel mio territorio dove più semplice è il distanziamento e il respiro all’aria aperta, sentieri, ruscelli e cascate, fiori insetti piante…un mondo incognito che attende il suo sempre redivivo Colombo e con lui il grande piacere della scoperta…e del vivere…

Non fatelo per me, facciamolo per loro poiché l’esperienza si sa precede e fonda ogni nostra conoscenza, compresa la presa di coscienza anche dell’altro da me che è in me interior intimo meo e superior summo meo (Agostino d’Ippona) comunque lo si voglia intendere e denominare.

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