La “Sindrome del Maestro”: quando insegnare diventa troppo. Il grido d’allarme dei docenti e la proposta per una mobilità intercompartimentale

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Il burnout dilaga tra gli insegnanti. A lanciare l’allarme sono sindacalisti e riviste specializzate, ma a testimoniarlo è soprattutto il crescente disagio percepito all’interno della categoria.

Le cause di questo malessere sono molteplici e complesse. La mole di lavoro non riconosciuta è in costante aumento, schiacciando i docenti sotto una valanga di burocrazia. Il registro elettronico, le mail, i gruppi whatsapp: strumenti che dovrebbero semplificare il lavoro si sono trasformati in un’ulteriore fonte di stress, rendendo gli insegnanti reperibili h24.

A questo si aggiunge il peso di riunioni e consigli di classe sempre più frequenti, spesso a discapito del tempo da dedicare alla didattica e alla propria vita privata.

La piaga delle classi pollaio aggrava ulteriormente la situazione, costringendo i docenti a gestire un numero eccessivo di studenti, sempre più distratti e “smartphone-dipendenti”.

Come se non bastasse, la società sembra aver perso di vista il ruolo centrale degli insegnanti nella formazione delle nuove generazioni. Stipendi inadeguati e il falso mito dei “tre mesi di vacanza” contribuiscono a creare un clima di sfiducia e scarsa considerazione.

Lodolo D’Oria, esperto delle problematiche legate alla professione docente, sottolinea come la tipologia di lavoro esponga gli insegnanti ad un rischio maggiore di burnout. Il contatto costante con un numero elevato di persone, la distanza anagrafica sempre più marcata con gli studenti e la pressione sociale contribuiscono ad alimentare stress e frustrazione.

A questo si aggiungono i crescenti episodi di violenza nelle scuole e il difficile rapporto con alcune famiglie, spesso poco collaborative e propense a scaricare le responsabilità sugli insegnanti.

Infine, la professione docente richiede oggi competenze trasversali che vanno ben oltre la conoscenza della materia, abbracciando ambiti psicologici, pedagogici, sociali e digitali. Un carico di aspettative spesso eccessivo che genera frustrazione e senso di inadeguatezza.

Per far fronte a questa situazione critica, il gruppo “Mobilità intercompartimentale docenti“, che conta oltre 2900 insegnanti, propone una soluzione concreta: consentire ai docenti che ne facciano richiesta di poter passare ad altri ruoli all’interno della Pubblica Amministrazione, a parità di condizioni economiche.

La proposta, in linea con l’articolo 3 della Costituzione, mira a restituire dignità e serenità a una professione sempre più sfidata e messa a dura prova.

Nello specifico, il gruppo chiede:

  • Possibilità di passaggio ad altro ramo della P.A. su richiesta volontaria e a parità di stipendio;
  • Accesso ai posti vacanti negli uffici del MIM senza dover sostenere concorsi pubblici;
  • Riconoscimento della professione come usurante e accesso alla pensione anticipata.

Inoltre, il gruppo propone:

  • Mobilità semplice annuale per i docenti di ruolo, senza vincolo triennale;
  • Stop alla burocratizzazione della scuola;
  • Possibilità di passaggio ad ATA senza perdere l’anzianità di servizio.

Si tratta di richieste concrete e di buon senso, che mirano a restituire dignità e serenità ad una professione fondamentale per il futuro del Paese.

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