Una scuola democratica deve sempre garantire il confronto. Lettera

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Inviata da Giuseppe Bruno – Cari Genitori, alcuni di voi, capita, purtroppo, sempre più spesso, sbagliano, tratti in inganno da un imperante “politically
correct” che non tiene conto né della legge italiana e tanto meno di quella scolastica ed, enfatizzando problemi esistenti, che necessitano di soluzioni serie – non demagogiche – e in linea con le leggi dello stato italiano e della scuola italiana dell’Autonomia, propone facili soluzioni senza pensare alle conseguenze.

Tali genitori sbagliano, magari in perfetta buona fede o solo per non essere etichettati come retrogradi o peggio omofobi, nel non reagire o peggio nell’accettare, a volte con ostentata convinzione, ambigui progetti che arrivano nelle scuole volti ufficialmente al superamento delle discriminazioni.

Purtroppo spesso tali progetti, discutibilmente pensati e altrettanto discutibilmente realizzati, sfruttando tematiche che
giustamente la scuola vuole affrontare, tentano di fare accettare la persona omosessuale senza un serio approfondimento, ma soltanto cercando di “abituare” ( sarebbe meglio dire “assuefare”) ragazzi e bambini a vedere, censura permettendo in relazione all’età, scene d’amore omosessuale, così come fossero del tutto naturali. Questi genitori, dimenticando che i figli sono ancora bambini o ragazzi in via di sviluppo, vorrebbero che i figli fossero come loro, che sottoposti da anni, loro malgrado, al condizionamento delle tv (anche di stato!) e dei social, pensano di essere aperti e moderni perché hanno accettato, come ovvi, modi di vivere omosessuali.

A questi genitori vorrei ricordare alcune cose. Primo, l’abbiamo già detto, i figli non sono come loro per ovvie ragioni e in parte riprenderemo questo discorso dopo, parlando dei principi che devono essere alla base di ogni processo educativo. Secondo, accettare e non discriminare le persone omosessuali non significa accettare l’omosessualità come una scelta ovvia e naturale. Infatti il sesso in natura ha una funzione specifica fondamentale che non può essere negata da nessuno: serve alla
conservazione della specie ed essa è possibile solo mediante l’unione tra individui di sesso diverso. Dire questo non significa, affatto etichettare come malati, anormali o peggio gli omosessuali, che sono persone come, e  spesso e volentieri, migliori degli eterosessuali, ma dire soltanto le cose come stanno nella realtà.

Viceversa accettare l’omosessualità  come  cosa del tutto ovvia e naturale significa di fatto accettare la cosiddetta “teoria gender”, la quale dice che  il sesso assegnato dalla natura alla nascita non è  determinante per la vita sessuale delle persone e che quindi ognuno può scegliere di comportarsi da uomo o da donna o da altro ancora,  a seconda di come “si percepisce”. Ma  tale teoria non è accettata da gran parte del mondo scientifico e addirittura in alcuni Paesi che l’hanno adottata da anni (Regno Unito, ad es.)  avendone constatato l’influsso negativo sui ragazzi, è stata bandita dalle scuole. Terzo punto. Questi genitori pensano di essere aperti, democratici e moderni dicendo che si può e si deve accettare tutto nei comportamenti di tutti, purché non siano palesemente indecenti o violenti. Sulla validità di questo atteggiamento c’è molto da discutere, specie con riferimento a coloro, i genitori, che sono naturalmente preposti all’educazione dei propri figli. Educare significa formare una persona secondo principi morali validi e, almeno, in una democrazia, condivisi. Se tali principi vengono tralasciati o non ci sono o non sono condivisi non si da educazione, né in famiglia né a scuola, ma solo prevaricazione, nella ipotesi più soft,
indottrinamento, da parte del più forte, cioè quello che per un motivo o per l’altro è in grado di “farsi sentire” di più. Dire che vada bene qualsiasi tipo di famiglia, quindi per esempio, significa derogare a comprovati principi morali e sociali; non significa, come pensano costoro, discriminare famiglie diverse da quella che è definita tale (si badi bene!) nella nostra Costituzione, ma ribadire i principi morali e sociali e psicopedagogici che ne sono alla base. Esprimere, quindi, un giudizio saldamente dubitativo sulle altre famiglie, diverse da quelle ritenute tali dalla nostra Legge è sacrosanto, legittimo è doveroso in una scuola davvero democratica; è, viceversa, piegarsi alla moda o alle pressioni del “più forte” di turno, accettarle
senza alcuna riserva. Se di “discriminazione”, per assurdo, vogliamo parlare riguardo a questo atteggiamento saldamente dubitativo, visto il tutto nell’ottica richiamata, la contestazione di progetti del genere, che a scuola spesso senza discussione, a volte addirittura senza la dovuta informazione alle famiglie vengono propinati a minori in certe occasioni anche molto piccoli,  non viene solo dai genitori che contestano, ma, per interposta persona, possiamo addirittura dire, viene dallo Stato stesso  e dalla nostra Costituzione.

Demonizzare le famiglie diverse da quella riconosciuta tale dalla nostra Costituzione e dalla nostra Legge (che chiama non a caso Unioni altri tipi di famiglia) sarebbe gravemente discriminante e certamente non va assolutamente fatto, accettarle supinamente, però, come realtà ormai acclarate, valide e validate significa, viceversa, tradire la vera educazione, la vera democrazia, il nostro stesso Stato. Esistono modi seri e scientificamente validati per affrontare tali tematiche senza prevaricazione, ma col confronto che una scuola democratica deve sempre garantire.

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