Una Scuola all’insegna dei Patti Educativi di Comunità – Buone Prassi. Lettera
Inviata dal DS Luigi Talienti – L’inclusione e l’integrazione, ad oggi, risultano temi oltremodo dibattuti e approfonditi, seppur dovrebbero costituire connotazioni peculiari ed essenziali di una società civile ed emancipata. Tali disquisizioni danno percezione di valore aggiunto ed eccezionale e non restituiscono la sana dimensione di una meravigliosa e fantasmagorica ordinarietà, dando contezza di barriere che, necessariamente, devono essere ancora oltrepassate e abbattute, non solo dal punto di vista fisico e strutturale.
Difatti, molti limiti sono rappresentativi di uno status mentale che, per varie ragioni, non viene abbattuto dall’efficacia e dall’efficienze di azioni proattive messe in atto, in maniera sinergica, a livello territoriale, lasciando inalterata la percezione ostativa e limitativa che emargina e divide.
Di guisa, la narrazione deve cambiare lasciando il passo ad una inclusione senza limiti e senza ostacoli, ad una società accudente, libera, in cui il principio di uguaglianza, ex art. 3 della Costituzione Italiana, non sia solo declamazione verbale, ma applicazione concreta e principio volano di cambiamento.
Tale inversione di tendenza deve partire, inevitabilmente, dai banchi di scuola, ovvero da quel luogo meraviglioso in cui vengono trasmessi ed interiorizzati valori etici, morali e giuridici, che sovrintendono, o che dovrebbero sovraintendere, il regolare svolgimento della vita comunitaria.
Una Scuola, pertanto, che si tramuti in Comunità Educante e vada oltre la scuola, oltre la struttura scolastica, oltre il tempo scuola, trasformando l’eccezionalità in fantastica naturalezza, quella naturalezza che, in maniera incisiva, dovrebbe accompagnare la sana crescita dei nostri ragazzi, vera linfa ed essenza del nostro lavoro.
La Scuola, intesa come Agenzia di Socializzazione Formale, deve porsi al centro del territorio, fungendo da promotrice di relazioni e accordi, con tutti gli attori istituzionali e sociali, che siano in grado di traslare il progetto formativo in progetto di vita. Difatti, a livello ordinamentale e in tutte le statuizioni normative, emerge che la Comunità Educante è deputata alla erudizione dello studente e alla formazione del cittadino, svolgendo una funzione sociale ben più amplia rispetto alla funzione didattico-educativa.
Basta citare lo spirito innovativo della Legge sulla Buona Scuola, ex Legge 107/2015, per evidenziare tale sinallagma e per fare emergere il ruolo fondante di una Istituzione che può essere motrice di cambiamento e riqualificazione.
In qualità di Dirigente Scolastico di una piccola Comunità Scolastica, posso relazionarmi su azioni realmente messe in campo e realizzate, con esiti positivi.
In primis è da rilevare la valenza del Patto Educativo di Comunità, utilizzato come strumento straordinario in piena fase pandemica, per lenire gli effetti del distanziamento coatto e creare un ponte tra anni scolastici e divenuto, in seguito, strumento di azione ordinaria, per includere ed integrare.
La Comunità che mi fregio di rappresentare ha stipulato tale patto con ben 33 Attori Sociali ed Istituzionale, tra i quali è da annoverare la presenza di aziende locali che hanno ridotto le distanze tra scuola e mercato del lavoro, fornendo opportunità concrete di formazione, di apprendistato e di stabilizzazioni lavorative. Altresì, è da annoverare tra i partner la presenza di una Casa Circondariale rappresentativa del Ministero della Giustizia, con la quale, grazie al precitato accordo, è stato possibile realizzare un tenimento agricolo, visitabile dalle scolaresche e luogo in cui, attraverso il lavoro svolto dai ristretti, si realizza il principio riabilitativo e risocializzante della pena, ex art. 27 della Costituzione. All’uopo, è utile menzionare che alcuni di questi soggetti ristretti, o in espiazione di pena alternativa, hanno conseguito il titolo conclusivo del II ciclo di istruzione, spendibile nel mercato del lavoro, in un settore ancora trainante della economia, ovvero la ristorazione. Il successo scolastico, ma non solo, così viene carpito plasticamente come dato concreto e non come ambizione aleatoria e strumentale.
Non è possibile non evidenziare l’accordo con l’Amministrazione Comunale, attraverso il quale è stato possibile accogliere ed integrare, in maniera adeguata, ben 51 ragazzi migranti minori non accompagnati.
Quest’ultimi giunti in una nuova terra, lasciando la terra madre e i loro cari, sono stati inseriti nel tessuto socio-culturale del territorio, partendo da un adeguato inserimento scolastico, che ha prodotto la costituzione di relazioni positive ed accudenti. Ora si sentono protagonisti della Comunità, oltrepassando le difficoltà di ambientazione e l’inesorabile peso della solitudine, denotata, quest’ultima, solo dalla nomenclatura che ne definisce la ‘categoria’, ‘ Minori Stranieri non accompagnati..’. Ora sono supportati ed orientati e pienamente protagonisti del loro processo di crescita.
Tutto ciò grazie il pedissequo rispetto del DPR 286/98, DPR 394/99, Nota Miur 4233 del 2014, senza inventare qualcosa di sensazionale e limitandosi a rispettare gli strumenti forniti dal Legislatore, che connotano un ordinamento stracolmo di tutele e garanzie, che talvolta, vengono ignorate e disapplicate, perché più facile perdersi nei meandri di una discussione votata ad enfatizzare il problema, rispetto alla sana prospettazione di soluzioni.
Altro intervento essenziale, concretizzatosi grazie al Patto de quo, il progetto estro-versi, realizzato con associazione che operano con la disabilità.
Premetto che io non parlerei più di disabilità, ma di diverse potenzialità che ciascuno detiene e che può esprimere liberamente, per valorizzare il proprio sé e per arricchire il proprio gruppo di appartenenza con il proprio apporto, proprio come affermava il noto Psicologo Kurt Lewin, nel descrivere le dinamiche di gruppo.
Questi ragazzi, attraverso le loro innate potenzialità, si sono resi protagonisti di Laboratori enogastronomici, acquisendo competenze essenziali, nell’ambito culinario e che ora utilizzano, nel periodo estivo, in contesti lavorativi, dimostrando professionalità e capacità degni di nota e che rendono loro meritevoli di plauso ad opera diretta degli stessi avventori della struttura ricettiva ospitante.
Gli stessi ragazzi, con l’avvio del nuovo anno scolastico, frequenteranno i corsi serali dell’Istituzione Scolastica, ex DPR 263/12, per conseguire la qualifica professionale, III Livello EQF, il Diploma IV Liv. EQF e per stabilizzare la loro posizione lavorativa.
Altra sinergia positiva, quella instaurata con la struttura ospedaliera del luogo, la quale si sono e si realizzano iniziative a supporto degli anziani ospiti e dei bambini che, purtroppo, sono degenti del Reparto Oncologico Pediatrico, per fornire supporto e per lenire le sofferenze della solitudine e della malattia. Ma non solo, per facilitare e garantire la piena sicurezza delle iniziative, nel rispetto della bidirezionalità del patto, la struttura ospedaliera ha donato ai discenti della Istituzione Scolastica, coloro che tergiversano in condizioni economiche precarie, il KIT necessario per operare in Laboratorio, ovvero tutta quella strumentazione indispensabile per tutelare la sicurezza sui luoghi di lavoro, ex D.lgs 81/2008 e successive modifiche ed integrazioni.
Sono da segnalare i corsi di vela e di canottaggio realizzati, attraverso i quali sono state acquisite competenze per il tramite della pratica sportiva, ma è stato, altresì, garantito ai meno abbienti la possibilità, altrimenti non fruibile, di poter trascorre, in maniera proficua, un periodo costruttivo a contatto con il mare.
La valenza di queste attività stimola una attenta introspezione nei discenti, attraverso la quale consolidare i principi della solidarietà, della sana collaborazione e della condivisione, che, ipso facto, abbattono l’emarginazione e accompagnano il loro agito, in tutto l’arco della loro vita, scoprendo il valore inestimabile che ha il loro prossimo.
Tutti insieme si può davvero, infatti il Patto Educativo di Comunità, oltre a produrre una razionalizzazione delle risorse, in perfetto allineamento con il principio della ‘ Spending review’, ossessivo in questo periodo di magra, produce l’esaltazione delle risorse disponibili e, soprattutto delle risorse personali, evitando l’alibi dell’anti-economicità dell’azione. Tutti con i loro strumenti senza aggravio di costo e all’insegna della sinergia.
Di guisa, il Patto Educativo di Comunità risulta, ad oggi, una pratica di introvertibile valore e che dovrà essere continuamente valorizzata, all’insegna del principio delle pari opportunità.