Un sistema di intelligenza artificiale impara imitando. L’esempio di Google DeepMind

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L’ultimo esperimento di Google DeepMind, pubblicato su Nature Communications, rappresenta una svolta rivoluzionaria nel campo dell’intelligenza artificiale (IA).

Guidato da Edward Hughes, questo progetto segna un nuovo capitolo nell’evoluzione culturale dell’interazione tra esseri umani e macchine.

Contrariamente ai tradizionali metodi di apprendimento delle macchine, che richiedono tempo e risorse, il team di Google DeepMind ha adottato un approccio innovativo. Il loro sistema di IA impara imitando, un metodo ispirato all’apprendimento umano. Da bambini, infatti, impariamo rapidamente nuove abilità attraverso l’imitazione.

Il sistema è stato addestrato in un ambiente virtuale chiamato GoalCycle3D. Qui, l’IA osserva e impara da una varietà di agenti, sia umani che non umani. Il sistema è in grado di individuare gli agenti più esperti e di imitarli, apprendendo così in modo più efficiente.

Antonio Frisoli, docente di Robotica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, sottolinea l’importanza di questo sviluppo: l’IA ora può “socializzare con altri agenti”. Questo apre la strada a futuri robot sociali, capaci di interagire in modo più naturale e immediato con gli esseri umani, e a entità virtuali che interagiscono tra loro in ambienti digitali.

Questa ricerca non è solo un passo avanti tecnologico, ma anche un esempio di come l’IA possa evolversi in modo più organico e integrato nella nostra società. Potremmo presto assistere a macchine che apprendono e interagiscono in modi che prima erano considerati esclusivamente umani.

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