Un proposito per il nuovo anno: l’importanza di conoscere l’età evolutiva. Lettera

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Inviata da Simone Billeci – Umberto Galimberti, filosofo e psicologo, ha spesso sottolineato quanto sia cruciale per gli educatori comprendere a fondo le dinamiche dell’età evolutiva, quel periodo della vita in cui si costruiscono le basi dell’identità, del pensiero critico e delle relazioni sociali.

Secondo Galimberti, il ruolo del docente non si limita alla trasmissione del sapere, ma richiede una profonda consapevolezza delle trasformazioni psicologiche, emotive e sociali che caratterizzano la crescita di un bambino o di un adolescente. Solo attraverso questa comprensione, un insegnante può davvero accompagnare i propri alunni nel loro percorso di sviluppo.

Il significato dell’età evolutiva

L’età evolutiva è un tempo di formazione, non solo scolastica ma anche esistenziale. Come sottolinea Galimberti, questa fase è segnata da un delicato intreccio tra il bisogno di esplorare il mondo esterno e quello di costruire un senso di sé stabile. Il bambino e l’adolescente attraversano cambiamenti continui – fisici, cognitivi ed emotivi – che influenzano profondamente il loro modo di apprendere e di relazionarsi con gli altri.

Per un docente, conoscere queste dinamiche significa essere in grado di rispondere a domande essenziali: quali sono i bisogni psicologici e sociali dei miei alunni in questa fase? come posso favorire il loro sviluppo senza imporre modelli rigidi? In che modo il contesto scolastico può diventare un luogo di crescita armoniosa?

Lo sviluppo dell’identità: chi sono io?

Uno dei temi centrali dell’età evolutiva è la costruzione dell’identità. Secondo Galimberti, il bambino si confronta con domande implicite che riguardano il proprio posto nel mondo. Queste domande diventano più esplicite nell’adolescenza, quando i giovani iniziano a interrogarsi su chi sono e quale significato dare alla propria esistenza.

Un docente che conosce queste dinamiche può:

• Favorire l’autonomia personale: Lasciando spazio agli alunni per esprimere le proprie idee e prendere decisioni, anche quando ciò comporta errori, che sono parte integrante del processo di crescita.

• Riconoscere le individualità: Ogni alunno vive questa fase in modo unico. È essenziale evitare giudizi standardizzati, accogliendo invece le diverse modalità con cui i ragazzi affrontano il cammino verso l’identità.

La centralità delle emozioni

Galimberti ci ricorda che l’educazione non è un processo esclusivamente razionale. Le emozioni svolgono un ruolo fondamentale nell’apprendimento e nello sviluppo dell’individuo. Durante l’età evolutiva, i bambini e gli adolescenti vivono spesso emozioni intense e contrastanti, che possono influenzare il loro comportamento e la loro capacità di apprendere.

Un docente consapevole di questo aspetto dovrebbe:

• Promuovere l’educazione emotiva: Aiutare gli alunni a riconoscere e gestire le proprie emozioni attraverso attività che favoriscano l’empatia, il dialogo e la riflessione.

• Accogliere le difficoltà emotive: Un bambino arrabbiato, ansioso o insicuro non è un “problema” da risolvere, ma una persona che ha bisogno di essere compresa. Il docente deve essere un punto di riferimento stabile, capace di offrire ascolto e supporto.

• Creare un clima positivo in classe: Le emozioni sono contagiose. Un ambiente scolastico sereno e accogliente favorisce il benessere emotivo e, di conseguenza, il successo formativo.

Il ruolo del gruppo e le dinamiche sociali

L’età evolutiva è il momento in cui si sviluppano le competenze sociali e relazionali. Per Galimberti, il gruppo dei pari diventa un luogo fondamentale di confronto, apprendimento e, talvolta, conflitto. I bambini e gli adolescenti cercano nel gruppo un senso di appartenenza, ma al tempo stesso devono imparare a gestire la competizione, i conflitti e il bisogno di affermarsi.

Un docente che comprende queste dinamiche può:

• Osservare e intervenire sulle relazioni: Monitorare le interazioni tra gli alunni è essenziale per prevenire fenomeni di esclusione o bullismo.

• Promuovere la cooperazione: Attività di gruppo ben strutturate possono insegnare ai ragazzi a collaborare, a rispettare le diversità e a risolvere i conflitti in modo costruttivo.

• Insegnare l’empatia e il rispetto: Valorizzare le differenze culturali, personali e sociali aiuta gli alunni a costruire una visione del mondo inclusiva e rispettosa.

L’importanza del senso e della motivazione

Come evidenziato da Galimberti, uno dei rischi dell’educazione contemporanea è la mancanza di senso. Se gli alunni percepiscono l’apprendimento come un insieme di compiti privi di significato, rischiano di perdere la motivazione e l’interesse. L’età evolutiva è il momento in cui i ragazzi iniziano a cercare risposte alle grandi domande della vita, e l’educazione dovrebbe aiutarli a costruire un legame tra il sapere scolastico e la realtà.

Un docente, quindi, dovrebbe:

• Collegare il sapere alla vita: Mostrare come ciò che si impara a scuola sia collegato al mondo reale e possa essere utilizzato per risolvere problemi concreti.

• Stimolare il pensiero critico: Invitare i ragazzi a interrogarsi, a fare domande e a cercare risposte autonome. Questo li aiuterà a sviluppare una visione del mondo più consapevole e personale.

• Valorizzare la curiosità: Ogni alunno ha interessi e passioni uniche. Trovare modi per integrarli nel percorso didattico può rendere l’apprendimento più significativo e coinvolgente.

Il ruolo del docente come guida e riferimento

Per Galimberti, il docente non è solo un trasmettitore di nozioni, ma una guida che accompagna i ragazzi nel loro percorso di crescita. In un’epoca caratterizzata da frammentazione e incertezza, gli insegnanti hanno la responsabilità di offrire ai loro alunni non solo conoscenze, ma anche valori, strumenti per affrontare il futuro e una visione del mondo che dia senso alla loro esperienza.

Un docente efficace è:

• Un punto di riferimento stabile: In un periodo di trasformazioni e incertezze, i ragazzi hanno bisogno di adulti che sappiano ascoltare, comprendere e orientare.

• Un modello di apprendimento continuo: Mostrare curiosità e desiderio di imparare è il modo migliore per ispirare gli alunni a fare lo stesso.

• Un educatore di umanità: Come sottolinea Galimberti, l’educazione deve formare non solo la mente, ma anche il cuore. Promuovere valori come il rispetto, l’empatia e la solidarietà è una parte essenziale del lavoro educativo.

Conclusioni: educare è accompagnare

Come ci ricorda Umberto Galimberti, l’età evolutiva è un periodo di grandi sfide e trasformazioni, in cui i ragazzi cercano risposte alle loro domande più profonde. Un docente che conosce e comprende queste dinamiche può accompagnarli nel loro percorso, aiutandoli a diventare persone autonome, consapevoli e capaci di affrontare la complessità della vita. Educare non significa solo trasmettere conoscenze, ma costruire relazioni, suscitare domande e accompagnare ogni alunno nella scoperta del proprio cammino. In questo senso, conoscere l’età evolutiva non è solo una competenza professionale, ma un atto di responsabilità e di amore verso il futuro delle nuove generazioni.

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