Un milione di docenti e Ata oggi hanno ricevuto lo stipendio ridotto da addizionali locali, mancano all’appello anche gli arretrati pieni. Anief: “Pronti alle diffide”

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Sono ancora una volta delusi i docenti e il personale Ata della scuola: oggi, 22 marzo, hanno infatti nel ricevere lo stipendio tutti i dipendenti assunti a tempo indeterminato o che hanno un contratto fino al 30 giugno o 31 agosto 2024, quindi circa il 90% del personale, oltre un milione, hanno preso coscienza del ritorno delle addizionali regionali e comunali.

Meno male, quindi, che grazie al Ccnl 2019/21, firmato all’Aran a larga maggioranza sindacale lo scorso 18 gennaio, ai lavoratori della scuola sia stato applicato un aumento medio mensile – pari a 124 euro per i docenti, di 190 euro per i Dsga e di 90 euro per gli Ata, oltre che il +8,4% per il compenso individuale accessorio, il +5,2% per la retribuzione professionale docente e l’aumento del 39,3% per i Dsga. C’è poco sa gioire, invece, per gli arretrati.

“Quelle pagate dall’amministrazione sempre in queste ore – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – sono delle somme arretrate molto inferiori a quanto dovuto: di fatto, lo Stato ha pagato un assegno di anticipo aumenti CCNL 2022/24 che equivale ad un quarto circa di quello che avrebbe dovuto accreditare. Mancano diversi soldi, in alcuni casi si piò arrivare a quasi 3.000 euro di arretrati non assegnati. È importante chiederli subito con una precisa istanza, un ricorso che bloccherebbe anche in questo modo qualsiasi eventuale effetto prescrittivo. C’è anche una richiesta specifica per i precari, che possono recuperare fino a 1.500 euro finora non dati in busta paga”.

“Le cifre – continua Pacifico – sono molto al di sotto di quelle dovute perché la parte pubblica dovrebbe pagare mensilmente un assegno pari al 50% dell’inflazione programmata, ma non lo fa e si tiene i soldi in cassa in attesa del rinnovo contrattuale: secondo noi non c’è altra soluzione che portare avanti appositi ricorsi, per personale di ruolo e precari, proprio per il recupero della piena indennità di vacanza contrattuale: in pratica, portiamo avanti delle azioni giudiziarie per il recupero del doppio dell’assegno ricevuto a dicembre 2023, esattamente come dice la legge in vigore. Soldi alla mano, anche i precari avrebbero dovuto prendere 67 euro al mese da gennaio 2024 in più. Sono già in 3 mila – conclude il sindacalista autonomo – ad avere chiesto il nuovo modello di diffida”.

Per sapere quanto lo Stato deve a ogni lavoratore della scuola e dipendente pubblico per mancata assegnazione dell’indennità di vacanza contrattuale piena basta controllare il proprio cedolino dello stipendio: si verifica l’assegno corrisposto nel mese di dicembre 2023 e si divide la cifra per 13 mensilità. La somma ricavata, quindi, si moltiplica per la tabella messa a disposizione dall’Anief. Ogni dipendente scoprirà di avere diritto a degli arretrati che vanno dai 2mila ai 4 mila euro.

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