Un legame antico in un mondo nuovo, il rapporto tra nonni e nipoti. La pedagogista Landi: “Una connessione profonda e indissolubile che resiste al tempo” [INTERVISTA]

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Il rapporto tra nonni e nipoti è un legame antico, radicato nella storia familiare e sociale. Ma come si evolve questo rapporto in un mondo in continua trasformazione, segnato da nuove tecnologie, cambiamenti demografici e sfide sociali?

Per rispondere a questa domanda, Orizzonte Scuola ha intervistato Benedetta Landi, docente e pedagogista. Attraverso la sua esperienza di ricerca e il suo osservatorio privilegiato, Landi ci guida in un viaggio alla scoperta delle nuove sfaccettature di questo rapporto unico, tra sfide e opportunità per le generazioni future.

Nel suo libro “Il legame nonni-nipoti. Come cambiano le dinamiche relazionali nella fase dell’emerging adulthood”, lei analizza l’evoluzione del rapporto nonni-nipoti. Potrebbe spiegarci quali sono i cambiamenti più significativi che ha osservato, con particolare riferimento al ruolo dei nonni nella società contemporanea e all’impatto delle nuove tecnologie sulla comunicazione intergenerazionale?

L’età media si è notevolmente allungata nel corso degli ultimi decenni, e oggi sempre più nonni hanno la possibilità di veder crescere i propri nipoti, vedendoli addirittura raggiungere l’età adulta, con tutte le conquiste che essa porta con sé: la fine degli studi, l’ingresso nel mondo del lavoro, l’indipendenza abitativa, la creazione di una nuova famiglia. Le relazioni non sono mai statiche, evolvono nel corso del tempo, e di conseguenza gli assetti familiari vanno incontro a dei mutamenti. Questo vale per le relazioni di coppia, per quelle tra genitori e figli e, inevitabilmente, anche per quelle tra nonni e nipoti.

Durante l’infanzia dei nipoti, i nonni sono chiamati a svolgere prevalentemente compiti di custodia e babysitting, nei momenti in cui i genitori sono impossibilitati a prendersi cura direttamente dei propri figli (ad esempio, per motivi di lavoro). Quando i nipoti sono piccoli, i nonni investono tempo ed energie nel loro accudimento, configurandosi come compagni di gioco, narratori di memorie storiche e familiari e sostegni affettivi. I nonni rappresentano importanti figure di riferimento in ambito educativo ed emotivo, specialmente nel nostro Paese: a livello europeo, l’Italia si colloca al primo posto nella classifica dei nonni impegnati nella cura dei propri nipoti. È presente nel nostro Paese un vero e proprio welfare a tradizione familiare. Il XXI secolo è stato definito da alcune sociologhe francesi come “Il secolo dei nonni”, proprio per l’importanza che queste figure hanno assunto all’interno delle famiglie e della società contemporanee.

Quando i nipoti raggiungono la fase dell’adolescenza, si va incontro a una ridefinizione dei ruoli familiari. I nonni forniscono meno aiuti pratici alle giovani famiglie dei figli e dei nipoti. Questi ultimi tendono ad allontanarsi progressivamente dalla famiglia di origine e ad affacciarsi al mondo esterno: le relazioni con i pari assumono in questa fase primaria importanza. Genitori e nonni non rappresentano più la compagnia privilegiata, ma generalmente i sentimenti di ostilità e ribellione sperimentati in questa fase della vita tendono ad essere più forti nei confronti delle figure genitoriali. I nonni, che hanno rispetto ai nipoti una maggiore “distanza”, possono qui configurarsi come porti sicuri, come punti di riferimento stabili ai quali poter sempre fare ritorno nonostante i desideri di autonomia e indipendenza dal padre e dalla madre.

Quando i nipoti transitano verso la prima età adulta (o emerging adulthood – termine coniato da J. Arnett) assumono nuovi ruoli e sperimentano importanti transizioni. La frequenza dei contatti intergenerazionali può in questa fase diminuire a causa di questi nuovi impegni che acquisiscono sempre maggior rilevanza nella vita dei nipoti giovani adulti. Ma qui possono venire in soccorso le nuove tecnologie: molti dei ragazzi e delle ragazze che hanno partecipato alla mia ricerca affermano di avere effettivamente meno occasioni per incontrare i propri nonni – specialmente coloro che si sono trasferiti in un’altra città o in un’altra Regione per motivi di studio e/o di lavoro – ma grazie alle nuove tecnologie possono comunque mantenersi in contatto. Oltre alle classiche telefonate, che sono il mezzo privilegiato dalla maggioranza, troviamo anche nonni che, soprattutto a seguito dell’isolamento causato dalla pandemia da Covid-19, si sono messi in gioco e hanno sperimentato nuove modalità comunicative, come la messaggistica istantanea (es. Whatsapp) o le videochiamate. I nonni contemporanei, immersi in un mondo digitale in continua evoluzione, nonni di nipoti nativi digitali, sapranno senz’altro sfruttare queste potenzialità offerte dalle nuove tecnologie.

La sua ricerca con l’Università di Bologna ha coinvolto 575 giovani adulti. Quali sono state le motivazioni che l’hanno spinta a concentrarsi su questa specifica fascia d’età e quali sono le implicazioni pratiche dei risultati ottenuti, in termini di interventi educativi e di supporto alle famiglie?

La relazione tra nonni e nipoti è stata fino ad ora affrontata dalla ricerca educativa solo con riferimento all’infanzia dei nipoti. Tutti sappiamo quale importante ruolo ricoprono i nonni quando i bambini sono piccoli: si occupano di loro quando i genitori sono al lavoro, li accompagnano a scuola, sono dei compagni di gioco e dei testimoni delle memorie storiche e familiari. Ma cosa succede quando i nipoti crescono? La vita media si è notevolmente allungata nel corso degli ultimi decenni, e oggi la maggior parte dei nonni ha la possibilità di veder crescere i propri nipoti e di vederli addirittura raggiungere l’età adulta. Io stessa vivo questa situazione: sono cresciuta con cinque nonni e tre di loro sono ancora al mio fianco. C’è tuttavia una grande carenza di studi scientifici che approfondiscano l’evoluzione di questo legame, così ho deciso di provare io stessa a comprendere, attraverso lo studio della letteratura disponibile sull’argomento e la realizzazione di una ricerca, come possa cambiare nel tempo la relazione nonni-nipoti e quali caratteristiche possa assumere nel momento in cui questi ultimi diventano adulti. Da questo lavoro, sono nati due testi: “Il legame nonni-nipoti. Come cambiano le dinamiche relazionali nella fase dell’emerging adulthood” (Erickson, 2020) e “Nonni e nipoti. Un legame che dura nel tempo” (Gruppo Albatros Il Filo, 2023).

In quest’ultimo saggio sono stati raccolti i dati di una ricerca realizzata in collaborazione con l’Università di Bologna, la quale ha coinvolto 575 studenti e studentesse di età compresa tra i 18 e i 35 anni, con il fine di comprendere come il loro legame con la generazione dei nonni fosse mutato nel momento in cui erano transitati dall’infanzia/adolescenza verso la prima età adulta. Grazie alla collaborazione di alcuni docenti dell’Ateneo, è stato possibile somministrare un questionario agli studenti di vari corsi di Laurea (da Lettere a Medicina, da Economia a Lingue, da Geologia a Beni culturali) e raccogliere, mediante delle interviste, ricordi di infanzia, aneddoti sul presente e vissuti emotivi inerenti le figure dei nonni (i quali sono stati poi raccolti nel libro sotto forma di racconti biografici).

I risultati ottenuti consentono di avere un quadro più chiaro di quella che è la situazione italiana: la maggior parte dei partecipanti alla ricerca ha avuto la possibilità di crescere a stretto contatto con i nonni, i quali si occupavano di loro quando i genitori erano al lavoro. Emergono profili di nonni affettuosi e impegnati attivamente nell’accudimento dei propri nipoti, tanto da averne influenzato la crescita emotiva ed esistenziale. I dati ricavati da questa ricerca sottolineano come, al di là della variabilità individuale e dell’eterogeneità dei modelli e delle situazioni familiari, quello tra nonni e nipoti si configuri come un legame molto importante e significativo per lo sviluppo dell’individuo. Per la maggior parte dei rispondenti quello con i propri nonni rappresenta un legame profondo e indissolubile, che resiste al tempo e alla distanza. L’età adulta può portare da un lato ad un allontanamento da queste figure, dovuto agli impegni che inevitabilmente acquisiscono sempre più rilevanza nella vita dei nipoti, ma dall’altro può condurre a maturare nuove consapevolezze circa l’importanza che queste figure rivestono nella vita di ciascuno.

Questo aspetto deve sicuramente essere tenuto in considerazione da tutti coloro che si occupano di politiche familiari e da coloro che operano nel settore educativo: gli strumenti a sostegno delle famiglie e gli interventi educativi devono necessariamente rivolgersi a tutto il contesto familiare. Un intervento educativo è efficace nel momento in cui si rivolge all’individuo nella sua globalità: il singolo bambino è una persona con attitudini, interessi, talenti del tutto unici, ma è anche parte di un sistema più ampio fatto di complesse interazioni e relazioni tra il singolo e i contesti all’interno dei quali è inserito: la famiglia, la comunità di appartenenza e il contesto ambientale. Di questo sistema ecologico (Bronfenbrenner) fanno inevitabilmente parte anche i nonni.

L’articolo pubblicato sul nostro sito “La relazione nonni-nipoti in crisi: un’analisi generazionale” sembra dipingere un quadro piuttosto negativo di questo rapporto. Dal suo osservatorio privilegiato, invece, quali sono gli aspetti positivi e le opportunità che caratterizzano il legame nonni-nipoti oggi? In che modo la società può contribuire a valorizzare questo importante legame intergenerazionale?

I dati ricavati da Carewell – illustrati nell’articolo “La relazione nonni-nipoti in crisi: un’analisi generazionale” – suggeriscono un progressivo indebolimento del legame nonni-nipoti con il passare delle generazioni. La cosiddetta Generazione Z, a causa della mancanza di tempo libero e della dipendenza digitale (la quale sottrae tempo alle relazioni personali) starebbe infatti sperimentando un progressivo distacco dalla generazione dei nonni. Dalla mia ricerca emerge invece un quadro decisamente diverso – fortunatamente più positivo e ottimistico. Sicuramente i due diversi contesti nei quali sono stati raccolti i dati (Italia e Stati Uniti) rappresentano una variabile significativa che ha avuto una grande influenza sui risultati che ne sono derivati. Nel nostro Paese i legami familiari sembrano avere tutt’oggi una grande importanza, anche per i giovanissimi.

Emergono specialmente due aspetti: innanzitutto, sebbene le occasioni per trascorrere del tempo assieme diminuiscano nel corso del tempo, a causa degli impegni universitari, lavorativi e familiari che assumono sempre maggiore rilevanza in questa fase della vita dei nipoti, la qualità del legame con i propri nonni sembra restare invariata nel 51,5% dei casi. Per il 29,9% dei rispondenti, tale relazione è addirittura andata incontro ad un miglioramento: l’età adulta sembra infatti portare a maggiori consapevolezze circa l’importanza che queste figure possono rivestire nella propria vita. L’affetto provato nei confronti dei nonni diviene più maturo, ed emerge la consapevolezza che il tempo da passare assieme purtroppo non è eterno, e per questo motivo va valorizzato e coltivato. Le relazioni intergenerazionali si modificano nel corso del tempo, è inevitabile, ma se durante l’infanzia i nipoti hanno instaurato un legame stretto, positivo e profondo con i propri nonni, tale relazione resterà invariata nel corso del tempo, o per lo meno subirà dei cambiamenti da un punto di vista quantitativo ma non qualitativo.

In secondo luogo, quando i nipoti crescono e diventano dei giovani adulti, si va incontro ad una ridefinizione dei ruoli familiari: se prima tutte le cure e le attenzioni erano rivolte ai piccoli della famiglia, con il passare degli anni esse vengono indirizzate verso i membri più anziani e bisognosi di aiuto. I nipoti possono diventare, in questa fase, parte attiva nella cura e nell’assistenza alla generazione dei propri nonni. Nella mia ricerca, l’85% del campione afferma di aiutarli con i lavori domestici, con spese e commissioni, con l’utilizzo delle nuove tecnologie. Li accompagnano alle visite mediche o negli uffici, supportandoli nelle complesse pratiche burocratiche, e possono arrivare addirittura a prendersi cura dei nonni anziani e non più autosufficienti, assumendo in qualche modo il ruolo di caregiver. Le motivazioni che spingono questi ragazzi e queste ragazze ad occuparsi dei propri nonni sembrano essere principalmente il semplice piacere di farlo, unito al desiderio di trascorrere del tempo in loro compagnia, con il fine di mantenere saldo il legame. Altri lo ritengono un gesto di riconoscenza nei loro confronti: quando erano bambini, i nonni si sono presi cura di loro e li hanno sostenuti e supportati nella crescita; ora che sono anziani e bisognosi di aiuto, questi nipoti vogliono in qualche modo ricambiare le cure e l’amore ricevuto in passato.

Questo ci restituisce un’immagine molto positiva delle giovani generazioni, legate ai valori trasmessi in famiglia e impegnate in attività di cura e supporto nei confronti dei suoi membri più bisognosi.

Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un sempre maggiore riconoscimento a livello sociale delle figure dei nonni, testimoniato anche dall’istituzione, nel 2005 della Festa dei nonni. Il 2 ottobre di ogni anno si intende proprio dare risalto al ruolo educativo essi svolgono all’interno delle famiglie e della società. Anche a livello territoriale emergono sempre più spesso iniziative rivolte alla generazione dei nonni, promosse da associazioni o istituzioni scolastiche: in questi contesti i nonni diventano parte attiva e portano le loro testimonianze ai più giovani. Raccontano quali erano gli usi e i costumi di un tempo, i giochi “di una volta”, aneddoti storici; insegnano loro ricette tradizionali o tecniche per prendersi cura delle piante dell’orto. Ma capita anche di trovarsi di fronte ad iniziative che vanno nella direzione opposta, come quelle nelle quali sono i giovani a diventare “maestri” e i nonni “allievi”, e che hanno come focus le nuove tecnologie: i più giovani insegnano ai nonni come utilizzare un pc o uno smartphone o come navigare in rete. Occasioni di dialogo intergenerazionale come queste rappresentano una ricchezza per entrambe le parti coinvolte, e andrebbero ulteriormente incrementate per non rischiare che il prezioso patrimonio di cui i nonni sono portatori possa andare perduto.

Lei ha dedicato due libri al tema del legame nonni-nipoti. Quali sono, secondo la sua esperienza, le principali difficoltà che si incontrano nel condurre ricerche su questo argomento? Quali sono, invece, gli aspetti più stimolanti e gratificanti di questo lavoro?

Le principali “difficoltà” che ho incontrato, se così possono essere definite, sono legate alla mole di lavoro che sta dietro ad una ricerca come questa. Selezionare un campione, somministrare il questionario, analizzare i dati ricavati… tutte cose che sicuramente un team di ricerca riesce a svolgere in maniera più snella e rapida! Oltre alla somministrazione di un questionario a 575 studenti e studentesse, ho anche intervistato circa un quinto di loro con il fine di raccogliere ricordi di infanzia, vissuti emotivi, e le attività svolte nel presente assieme alla generazione dei nonni, nella consapevolezza che il rapporto tra nonni e nipoti non può essere ingabbiato all’interno di percentuali e grafici, è qualcosa che richiama invece una dimensione più emotiva. I dati numerici raccolti grazie ai questionari erano fondamentali per dare scientificità al mio lavoro di ricerca, ma volevo dare spazio anche agli aspetti emotivi che inevitabilmente entrano in gioco quando si parla di relazioni umane e familiari. Ciascun intervistato è stato contattato tramite chiamata telefonica o videochiamata, registrato e, in un secondo momento, la registrazione è stata interamente trascritta. I racconti presenti nel libro corrispondono a una ventina di ore di interviste. Dopodiché è seguito un lavoro di revisione del testo, in quanto il linguaggio parlato andava trasformato in qualche modo in linguaggio scritto, aggiungendo la punteggiatura ed eliminando eventuali ripetizioni. È stato un lavoro molto lungo, durato quasi un anno, ma ne è assolutamente valsa la pena. Ho riscontrato tantissima voglia di raccontare da parte dei ragazzi che ho intervistato. Mi hanno reso partecipe di vissuti molto intimi, a volte felici, spensierati e divertenti, a volte difficili e dolorosi: sono infatti emerse sia situazioni familiari positive, sia situazioni caratterizzate da incomprensioni e sofferenze. Ma ciò che accomuna tutti i racconti è la sensibilità dimostrata da questi ragazzi nel parlare del loro rapporto con i nonni e la loro maturità nell’analizzare certe dinamiche familiari. Questa cosa mi ha emozionata molto. Attraverso le loro parole sono riusciti a farmi entrare un po’ all’interno delle loro famiglie, e a far emergere vissuti emotivamente carichi ed estremamente significativi ai fini della ricerca. Ascoltare questi ragazzi e trascrivere le loro testimonianze mi ha permesso di ritrovare concretamente aspetti che nel primo libro avevo affrontato a livello teorico, dandomi quindi molte conferme su quello che era stato il mio precedente lavoro. E tutto ciò ovviamente ha reso questa ricerca estremamente stimolante e gratificante.

Guardando al futuro, quali sono le sue previsioni sull’evoluzione del rapporto nonni-nipoti? Quali sfide e quali opportunità si prospettano per le nuove generazioni?

Ci troviamo in una fase storica unica e inedita dal punto di vista delle strutture familiari, le quali sono sempre più sottili e verticali. Da una parte, l’aspettativa di vita si è innalzata negli ultimi decenni, e questo significa che i nonni hanno la possibilità di svolgere il loro ruolo per un periodo di tempo più lungo. Dall’altra, il tasso di fecondità si è abbassato, quindi spesso i bambini che nascono sono figli unici. Ne consegue che ci sono più nonni per meno nipoti  e quindi, a differenza del passato, il rapporto tra loro è più esclusivo. In passato, i nipoti non sempre avevano la fortuna di conoscere i nonni, perché l’aspettativa di vita era molto più bassa. E se anche qualcuno di loro era ancora in vita, aveva attorno a sé un numero maggiore di nipoti, pertanto era difficile instaurare con ognuno di essi una relazione intensa. I nonni di oggi invece investono più tempo ed energie nella cura e nella crescita dei più piccoli. Nella maggioranza dei casi, i bambini oggi hanno la possibilità, alla nascita, di conoscere tutti e quattro i nonni, e spesso anche qualche bisnonno. C’è una costellazione di nonni che ruota attorno ai piccoli della famiglia, e il rapporto tra di loro non può che essere più intimo, confidenziale, basato sul dialogo, sul gioco e sulla complicità.

È difficile dire cosa accadrà in futuro: i modelli familiari sono in continua mutazione e l’età in cui si raggiungono alcuni traguardi (come ad esempio la genitorialità o il pensionamento) tendono a spostarsi sempre più avanti. Difficile perciò fare ipotesi su come evolverà in un futuro prossimo il rapporto nonni-nipoti: questi nonni, divenuti genitori e nonni in tarda età, saranno troppo anziani per prendersi cura dei propri nipoti? O al contrario saranno ancora sommersi dagli impegni lavorativi? Chi può dirlo.

Sicuramente i nonni del futuro dovranno affrontare molte sfide: viviamo in un’epoca caratterizzata da grandi cambiamenti, da crisi economiche e guerre, da sentimenti di incertezza e da grandi sfide, che le giovani generazioni non possono affrontare da sole, prime fra tutte la crisi climatica e la sempre più invasiva digitalizzazione. Ma ogni crisi può rappresentare un momento di svolta, come già sosteneva Erikson quando teorizzò le tappe di sviluppo psicosociale. Da queste sfide che il mondo odierno ci pone di fronte, possono nascere delle opportunità: come sostiene Mascher nel suo libro “Guida Galattica per nonne e nonni del terzo millennio” i nonni possono essere fantastici compagni di viaggio e alleati per i nipoti, in grado di costruire assieme a loro un futuro migliore.

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