Un giovane su due sta davanti agli schermi digitali almeno 8 ore al giorno

Le relazioni nello spazio digitale non bastano: l’80% vive emozioni negative. In mancanza della scuola e di altri ritrovi abituali come palestre, piscine, laboratori teatrali, la tecnologia, come era prevedibile, si afferma come strumento di “sopravvivenza”, unica strada per costruire o mantenere relazioni umane, seppur mediate. Ma gli schermi non bastano a simulare la realtà.
Così, il 25% degli intervistati dichiara di sentirsi più isolato e avverte la mancanza di una relazione in presenza, il 24% si sente più stressato, il 18% più triste, il 14% dichiara di aver paura per i propri familiari e per il proprio futuro, appena il 6% afferma che i rapporti interpersonali sono migliorati grazie alla tecnologia. Soltanto il 13% dichiara di non aver sperimentato nessuna delle emozioni appena elencate.
E mentre i più grandicelli (15-18 anni) si sentono maggiormente stressati (27% contro 18%) e preoccupati (15% contro 11%), i più piccoli (9-14 anni) si sentono un po’ più isolati (28% contro 24%). Solo eccezionalmente la pandemia ha rappresentato l’occasione per consolidare relazioni familiari.
Alla domanda “durante questi mesi cosa hai fatto di più?” il 37% risponde di aver visto più serie tv, il 13% di aver giocato in rete con gli amici, il 12% ha giocato ai videogiochi da solo, soltanto l’11% ha letto più libri, solo il 12% ha parlato di più con la sua famiglia e appena il 3% dichiara di aver giocato più del solito a giochi di società con la famiglia.
A fronte di questi dati, la Società Italiana di Pediatria sottolinea i possibili risvolti negativi di stili di vita sbagliati sulla salute fisica e mentale di bambini e adolescenti e auspica il recupero al più presto di abitudini più salutari. Spiega Annamaria Staiano, Vicepresidente SIP: “La brusca sospensione di tutte le attività sociali, incluse le attività scolastiche e le attività all’aperto si è associata, negli ultimi mesi, ad un cambiamento in negativo dello stile di vita. I dati sull’utilizzo dei dispositivi elettronici rappresentano un ulteriore pericoloso campanello d’allarme. Numerosi studi clinici hanno già evidenziato quanto, rispetto al periodo precedente la pandemia, negli ultimi mesi si sia verificato un importante peggioramento delle abitudini alimentari, associato ad una significativa riduzione dell’attività fisica. Tali comportamenti scorretti, ai quali si aggiunge l’aumento del tempo trascorso davanti agli schermi, incrementano notevolmente il rischio di sviluppare obesità, che può essere ormai considerata come una seconda pandemia, forse più silenziosa, ma egualmente preoccupante se teniamo conto degli effetti negativi a lungo termine sulla salute dell’individuo”.
“Sarebbe, pertanto, auspicabile – aggiunge la Vicepresidente SIP – incentivare l’attività fisica e motoria all’aperto per contrastare la sedentarietà e favorire uno stile di vita sano.”
Tra gli altri dati che devono preoccupare di più vi è anche l’aumento dal 38 al 56%, in meno di due anni, dell’utilizzo del telefonino prima di andare a dormire (52% tra i più piccoli, 59% tra i più grandi).
“Recenti ricerche confermano che l’uso dello smartphone nelle ore serali interferisce non solo con l’addormentamento, ma anche con la qualità del sonno“, aggiunge Elena Bozzola Segretario Nazionale SIP. “La deprivazione del sonno, tra l’altro, aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, disfunzioni metaboliche, diabete mentale; inoltre, una sua scarsa qualità può comportare stanchezza, depressione, disturbi con l’alcol, disturbi ossessivo-compulsivi, abuso di sostanze, risultati scolastici scadenti“.