Un concorso per titoli e la scuola uscirebbe dal pantano dei ricorsi. Lettera

inviata da Antonio Deiara – Un binomio inscindibile condiziona il reclutamento dei docenti (e pare anche dei dirigenti scolastici e dei DSGA) per le Scuole di ogni ordine e grado: concorso-ricorso.
Commissioni che cambiano, commissari che non si trovano (o si trovano in stato di incompatibilità) e burocrazia bloccata dai pensionamenti senza turnover da una parte; avvocati più o meno esperti della superingarbugliata normativa scolastica, Tribunali Amministrativi Regionali e Consiglio di Stato dall’altra.
Nel frattempo, la “supplentite” continua a dilagare ed esplode la guerra tra poveri dei docenti abilitati che si fiondano lancia in resta contro i “trecentosessantisti” e/o “cinquecentoquarantisti”, cioè la falange dei richiedenti la madre di tutte le sanatorie.
La soluzione appare estremamente semplice e risparmiosa: sarebbe sufficiente un decreto che stabilisse una tipologia di concorso basata sui titoli di studio conseguiti. Tutti coloro che abbiano superato un Concorso a cattedra o un TFA o un PAS o siano inclusi in Graduatorie ad esaurimento o possiedano un’abilitazione riconducibile al periodo nel quale è stato ottenuto un titolo di studio abilitante (fino all’anno scolastico 2001-2002), vengano immessi in ruolo secondo una graduatoria che tenga conto anche del servizio.
Per tutti gli altri aspiranti insegnanti, si attivi un Biennio Formazione Docenti con tirocinio annesso, al termine del quale un Concorso per titoli determini la graduatoria utile per le immissioni in ruolo.
Coloro che supereranno il Concorso d’ammissione al Biennio Formazione Docenti dovrebbero avere la priorità assoluta nell’assegnazione delle supplenze; per le Classi di concorso in esubero, programmazione dello svolgimento dei Bienni Formazione Docenti in base ad una previsione triennale o quinquennale, secondo l’ordine di Scuola.
I vantaggi di un simile percorso virtuoso di reclutamento di maestre/i e professoresse/i sarebbero molteplici: annullamento dei “doppioni” concorsuali oggi esistenti, svuotamento di tutte le Graduatorie ancora affollate con assunzione della totalità degli abilitati, azzeramento della “ricorsite” (fenomeno tipico di reazione, in crescita esponenziale, alla corruzione dilagante nella res publica), sostanzioso risparmio nelle procedure concorsuali oggi piagate e piegate dalla presenza di commissari incompatibili, dalle raccomandazioni per meriti politici, di sangue e d’alcova, e dai tempi biblici di svolgimento.
Ultimate le immissioni in ruolo degli aventi diritto, si ripristini la presenza degli Ispettori scolastici nelle classi, in orario di lezione, con conseguente licenziamento senza parafulmini sindacali di incapaci conclamati, assenteisti cronici e nullafacenti abituali per vocazione.
A seguire: norme perentorie sul divieto di utilizzo dei cellulari in orario di lezione per docenti e discenti (salvo motivazioni didattiche documentate e/o gravi e comprovati motivi); ridefinizione della funzione docente e delle mansioni Ata, riduzione del numero massimo di alunni per classe; semi-esoneri ed esoneri per i docenti “anziani” autori di progetti educativo-didattici documentabili e pubblicazioni di didattica applicata, al fine di curare formazione e aggiornamento dei nuovi insegnanti e costruire risparmiose “Prove Ministeriali di Livello”.
Queste ultime, ça va sans dire, da sperimentare subito dopo la cancellazione dello “sperperoso” Invalsi…